martedì, 19 luglio 2016
UNA VOLTA L’ESTATE
La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)“ è dedicata al romanzo Una volta l’estate di Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi (Meridiano Zero).
Ecco, di seguito, il tandem letterario offerto dai due autori.
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UNA VOLTA L’ESTATE: 1 +1 + il loro incontro
il tandem letterario di Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi
Ilaria: Luigi, tu sei uno scrittore di racconti fantareali brevissimi, come ti sei trovato a scrivere un romanzo, quindi un testo lungo, che non è propriamente fantastico come genere, anzi piuttosto thriller psicologico, direi?
Luigi: Era impensabile per me scrivere romanzi, per via della pigrizia. Grazie a te ci sono riuscito. Anche se abbiamo usato una metodologia da racconto, l’idea iniziale era: scrivere tanti incipit, come piccoli pezzi di un puzzle che alla fine vanno a formare una visione più grande. A livello di scrittura l’ho vissuta come tanti racconti incastonati uno nell’altro, anche perché era l’unico modo per scrivere in due, due persone che stanno insieme e che sono molto diverse. C’era anche il rischio di arrivare troppo in profondità e sfasciare qualcosa, come mi sembra abbiamo fatto noi. Tirare fuori delle verità che magari neanche riveli a te stesso, ma quando scrivi devi farlo, devi rivelare l’irrivelabile, è stato duro, faticoso, ma anche elettrizzante.
Considerando che sono molto pigro e tu invece sei molto prolifica, hai scritto già diversi romanzi anche in tempi abbastanza brevi, uno dopo l’altro, come ti sei trovata a scrivere con un pigro?
Ilaria: C’è da dire che quando vai molto veloce nella scrittura c’è sempre il rischio di una caduta di stile, infatti tra i miei primi libri c’è un po’ di differenza, Fatti male l’ho scritto in quattro mesi, Homo homini virus in tre anni quindi, ecco, chi li ha letti entrambi avrà notato che in HHV la tenuta stilistica è molto più accurata. Devo dire che nel nostro, Una volta l’estate, a parte l’ansia per la tua lentezza, l’attesa ha fatto tantissimo. La mia idea iniziale era di fare un guazzabuglio di frammenti, una cosa sperimentalissima, senza punti e virgole (maledetto Joyce letto troppo presto!), in cui ci avrei capito qualcosa solo io. Devo dire che la lentezza cui mi hai costretto mi ha insegnato a fare ordine, prima di tutto a pesare ogni singola parola. Poi, diciamolo, alla drammaturgia e all’intreccio ci hai lavorato soprattutto tu. Non era facile rendere Una volta l’estate comprensibile…
Luigi: Ricordi? Avevamo inizialmente l’idea di fare una sorta di romanzo che si poteva cominciare da qualsiasi punto del libro. Abbiamo lavorato leggendo classici moderni dopo pranzo e per esercitarci e divertirci facevamo un esercizio in cui leggevamo Joyce, Virginia Woolf, Carver, e ci davamo venti minuti di scrittura sulla base delle suggestioni del racconto. Per diversi mesi ogni giorno abbiamo fatto questa cosa. E man mano venivano fuori dei personaggi che avevano a che fare l’uno con l’altro. Abbiamo iniziato a notare delle somiglianze di storie, di trame, in alcuni dei nostri esercizi di scrittura. Lì ci è venuta l’idea del romanzo scritto insieme. Continuando questo gioco, ma pensando a un romanzo vero, la storia è venuta dopo. C’erano tanti flash che piano piano costruivano da soli una drammaturgia e abbiamo capito solo dopo quale fosse la storia: una postina ruba il figlio appena nato di una coppia in crisi. Lei è un’ex artista formattata dal rigore di suo marito militare che si trova in missione all’estero. Nel romanzo è descritta la vita parallela di queste due persone, Maya ed Edoardo, e poi diverse altre. Quanti personaggi erano e quanti ne abbiamo portati avanti, eh? (continua…)
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