giovedì, 29 novembre 2018
FELICE ALL’INFINITO di Elena Mearini
Per “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Elena Mearini “Felice all’infinito” (Giulio Perrone editore), illustrazioni di E. Racca
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Elena Mearini si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica.
Nel 2009 esce il suo primo romanzo Trecentosessanta gradi di rabbia.
Altri libri pubblicati: Undicesimo comandamento. Uccidi chi non ti ama (perdisapop 2013), A testa in giù (Morellini editore 2015), Bianca da morire (Cairo editore 2016), È stato breve il nostro lungo viaggio (Cairo editore 2017).
Il protagonista di questo romanzo per ragazzi di Elena Meraini è il giovanissimo Felice, che – per la verità – avrebbe motivi per essere infelice, dato che subisce atti di bullismo. Vive tra la passione per le stelle e l’affetto di nonna Lea… ma sarà la buona cucina a fare la differenza.
Abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci qualcosa su questo nuovo libro e sul suo protagonista…
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«”Felice all’infinito” è un’avventura attraverso l’amore perduto e quello riconquistato», ha detto Elena Mearini a Letteratitudine. «Un viaggio in cui il giovanissimo protagonista supera la violenza e il rifiuto salendo a bordo di quella meravigliosa navicella che si chiama Passione.
Felice, dodicenne, è un ragazzino fragile nel corpo e nell’anima, capace di percepire le forme più sottili e lontane del creato come le stelle, alle quali si rivolge per raccontarsi e raccontare. In loro riconosce ciò che manca all’uomo, ossia la capacità di non sottrarsi luce a vicenda ma di cooperare per generarla.
Felice è attratto da questo cielo che produce amore e si sente invece estraneo a una terra che l’amore pare voglia demolirlo e calpestarlo.
A scuola i compagni lo chiamano l’Alieno per via del suo corpo esile e del suo sguardo rapito da un altrove di magia e sogno. Diventa vittima di scherzi neri, cattivi, diventa il cestino in cui i compagni buttano tutta la loro rabbia, il loro vuoto, il loro smarrimento di creature senza orizzonte.
In verità, i cosiddetti “ bulli” della classe invidiano quel cielo che abita gli occhi di Felice, un cielo che ha infinte scorte di orizzonte.
Costretto all’isolamento, messo da parte, spinto all’angolo, Felice trova qualcosa di diverso e più efficace della resa.
Non si sottrae alla vita ma comincia invece a scoprirla davvero per la prima volta attraverso la cucina e il cibo. (continua…)
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