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lunedì, 8 agosto 2016

STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA: Tutte le fiabe di Luigi Capuana

STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA

Il nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, è incentrato sul volume STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA. Tutte le fiabe di Luigi Capuana (Donzelli) – volume curato da Rosaria Sardo e illustrato da Lucia Scuderi.
Ne approfittiamo, altresì, per segnalare il volume di Giuseppe PitrèCola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane” (anche questo edito da Donzelli).

* * *

Luigi Capuana – Stretta la foglia, larga la via (Donzelli) – Tutte le fiabe

A cura di: Rosaria Sardo  -  Illustrazioni di: Lucia Scuderi

di Massimo Maugeri

Chi ama le fiabe non può rinunciare ad avere nella propria libreria quest’opera di Luigi Capuana intitolata “Stretta la foglia, larga la via”. Il volume, edito da Donzelli nel 2015 (pagg. 656, euro 34), in occasione della ricorrenza del centenario della morte di Capuana, raccoglie infatti tutte le fiabe dello scrittore di Mineo (a cura di Rosaria Sardo e con le illustrazioni di Lucia Scuderi).
Quest’opera, peraltro, contribuisce a mettere in risalto la complessità e la poliedricità di Capuana, che non solo fu il più grande teorico del verismo, svolse il ruolo di critico letterario e critico teatrale, produsse alcuni grandi capolavori della narrativa tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento (tra tutti: Giacinta, 1879 e Il marchese di Roccaverdina, 1901), ma – tra le tante cose – fu un amante della letteratura fantastica e gotica e, soprattutto, un grande e appassionato scrittore di fiabe. Con riferimento a quest’ultimo aspetto della poliedricità di Capuana, questo volume ci dimostra il ruolo importante, di primo piano, che queste fiabe ebbero nell’ambito della sua carriera artistica. In esse emerge il desiderio di offrire il meglio di sé a questo particolarissimo pubblico di lettori, rappresentato dai bambini. Del resto, Capuana – anche al di là delle fiabe – svolse una funzione di rilievo come educatore, giacché fu autore anche di testi per la scuola e ispettore scolastico. In tal senso, proprio per sottolineare l’importanza che lo scrittore di Mineo attribuiva alle fiabe e alla letteratura per l’infanzia, è molto emblematica questa sua frase dove dichiara di “aver studiato la vita dei bambini con lo stesso metodo con cui avevo studiato le passioni umane nelle novelle e nei romanzi”. Va segnalato anche quest’altro pensiero dell’autore: “le fiabe saranno il lavoro nel quale probabilmente vivrà il mio nome», come scrisse in chiusura di una lettera spedita all’amico Corrado Guzzanti il 31 dicembre 1882. E ancora: “non ho fatto e non farò nulla di meglio delle Fiabe”, scrisse a Verga (il 18 ottobre dello stesso anno).
Come giustamente fa rilevare Rosaria Sardo: “sono dichiarazioni importanti in un’epoca che vedeva la letteratura per l’infanzia, soprattutto nei decenni postunitari, come territorio a sé stante, luogo principe per veicolare i dettami di un’educazione ideologicamente orientata”.
Sono fiabe che non hanno nulla da invidiare a quelle prodotte dai grandi narratori conosciuti a livello internazionale (come i fratelli Grimm, Andersen, o Perrault), anche se da esse non è emerso un personaggio destinato a raggiungere una potenza mediatica interplanetaria e di grande longevità come – per fare un esempio – il Pinocchio di Collodi. Eppure, queste di Capuana, sono fiabe dotate di grande forza narrativa e di ottimo impatto. E magari – perché no? – prima o poi la Walt Disney o la Pixar potrebbero decidere di utilizzare uno o più di questi personaggi fiabeschi per renderli protagonisti di film a cartoni animati di successo. A proposito di multimedialità, è opportuno evidenziare come lo stesso Capuana dimostri già all’interno di queste sue fiabe (come si evince anche dalla corrispondenza intrattenuta con artisti e scrittori suoi contemporanei) il desiderio di dotare personaggi, situazioni e ambientazione di una valenza narrativa che oggi potremmo definire, appunto, multimediale. È riscontrabile – per esempio – una costante aura di musicalità, anche attraverso l’utilizzo di rime, filastrocche e ritornelli; c’è un forte senso del ritmo e della teatralità, come dimostrato dall’ampio ricorso alla narrazione dialogica (nonché dall’impegno dell’autore volto a trasporre – o a pensare – nella forma di pièce teatrali alcune di queste fiabe). E ancora, dal punto di vista del linguaggio, bisogna sottolineare la scelta di fare ricorso in maniera molto limitata ai sicilianismi. (continua…)

Pubblicato in GIOVANISSIMA LETTERATURA   Commenti disabilitati

sabato, 21 marzo 2009

FIABE, FAVOLE E LO SCIOPERO DEI PESCI

fiabe-e-favole.JPGQuando si parla di fiabe e favole è abbastanza diffusa la convinzione che esse siano rivolte in via esclusiva ai bambini e che, dunque, rientrino nel genere della letteratura dell’infanzia. Questa convinzione, naturalmente, ha un suo fondamento giacché fiabe e favole sono principalmente rivolte a un pubblico di giovanissimi, di bambini appunto. Del resto, proprio nei confronti dei più piccoli, la fiaba (così come la favola) svolge una importante funzione di intrattenimento e talvolta (più nella favola che nella fiaba) anche di formazione, laddove troviamo – come spesso accade – una morale. Tuttavia pensare che fiabe e favole siano un prodotto letterario rivolto esclusivamente all’infanzia è un errore. Così come sarebbe un errore pensare che fiabe e favole siano la stessa cosa. Nella lingua italiana le favole vengono distinte dalle fiabe (anche se entrambi i termini derivano dalla radice latina “fabula” – “racconto” – e i due generi hanno molti punti di contatto): la fiaba è caratterizzata dalla presenza di personaggi e ambienti fantastici; mentre la favola – di norma – è popolata da animali i cui vizi e virtù rappresentano quelli degli uomini.
Come ho già evidenziato, considerare fiabe e favole come prodotti letterari rivolti esclusivamente all’infanzia non è del tutto condivisibile. Di recente mi è capitato di ri-leggere testi di saggistica letteraria che, in un modo o nell’altro, confermano questa mia tesi. Mi viene in mente, per esempio, il saggio di Umberto Eco (costituito da una raccolta di interventi) intitolato “Sulla letteratura”. Nel primo capitolo (ovvero il testo di un intervento nel festival della letteratura di Mantova del 2000) Eco parla della letteratura e della trasmigrazione dei personaggi letterari. In questo contesto (accanto a titoli celeberrimi) Eco, a un certo punto, cita come esempio la nota fiaba “Cappuccetto rosso” analizzando in particolare le differenze tra la versione di Perrault e quella dei fratelli Grimm e il diverso destino del personaggio della fiaba.
E, naturalmente, non si può non citare il grande Italo Calvino che nel 1954 iniziò a svolgere, per la casa editrice Einaudi, un lavoro simile a quello intrapreso nel secolo precedente, in Germania, dai fratelli Grimm. Calvino scelse e trascrisse, in una raccolta intitolata appunto “Fiabe italiane”, ben 200 racconti popolari delle varie regioni italiane dalle raccolte folkloristiche ottocentesche. Peraltro, l’amore di Calvino per le fiabe è ravvisabile anche nel saggio “Lezioni americane – sei proposte per il prossimo millennio”. Troviamo riferimenti alle fiabe nelle prime due lezioni: quelle relative, rispettivamente alla “Leggerezza” (dove vengono citati i lavori dell’antropologo russo Propp e la nota raccolta di fiabe araba “Le mille e una notte”) e alla “Rapidità” (in riferimento a una delle caratteristiche della fiaba, ovvero alla rapidità intesa come essenzialità); in Sicilia chi racconta le fiabe usa una formula: “lu cuntu nun metti tempu”, “il racconto non mette tempo” quando vuole saltare dei passaggi o indicare un intervallo di mesi o anni; oppure “Cuntu ‘un porta tempu”, o ancora “’Ntra li cunti nun cc’è tempu”. (Pare che queste siano espressioni di Agatuzza Messia l’anziana donna analfabeta che dettò le fiabe popolari al palermitano Giuseppe Pitré, che le trascrisse). E comunque nella lezione dedicata alla “Rapidità” Calvino ribadisce che ad attrarlo verso la fiaba è stato un “interesse stilistico e strutturale per l’economia, il ritmo, la logica essenziale con cui sono raccontate.”
Naturalmente esistono altre motivazione che hanno spinto intellettuali e studiosi a considerare l’importanza di fiaba e favola. Intanto perché, proprio in riferimento alla sua oralità (“fabula” deriva dal verbo “fari = parlare”), si è ritenuto necessario (da parte dei cosiddetti trascrittori di fiabe) recuperare una tradizione che correva il rischio di andare perduta. Per esempio, i fratelli Grimm partono dall’idea che ogni popolo ha una sua anima che si esprime con la massima purezza nella lingua e nella poesia, nelle canzoni e nei racconti. Essi però sostengono che, con il trascorrere del tempo, i popoli hanno perduto in parte la propria lingua e la propria poesia, soprattutto nei ceti più elevati e può, quindi, essere ritrovata solamente negli strati sociali inferiori. In questa ottica, le fiabe sono i resti dell’antica cultura unitaria del popolo e costituiscono una fonte preziosa per la ricostruzione di quella cultura più antica.
Poi si sono avvicendate diverse teorie sulle fiabe. Secondo l’antropologo russo Vladimir Propp, per esempio, le fiabe popolari, soprattutto quelle di magia, sono il ricordo di una antica cerimonia chiamata “rito d’iniziazione” che veniva celebrata presso le comunità primitive. Durante questo rito veniva festeggiato in modo solenne il passaggio dei ragazzi dall’infanzia all’età adulta. Essi venivano sottoposti a numerose prove con le quali dovevano dimostrare di saper affrontare da soli le avversità dell’ambiente e di essere pertanto maturi per iniziare a far parte della comunità degli adulti.
Questa premessa è finalizzata a evidenziare l’importanza della fiaba e della favola e la loro valenza letteraria. Quando parliamo di fiabe e favole, dunque, parliamo di letteratura. E non di letteratura secondaria.

Ciò premesso, ne approfitto per presentare una favola appena arrivata in libreria per i tipi di Il pozzo di Giacobbe. Il titolo è “Lo sciopero dei pesci”. L’autore del testo è Salvo Zappulla. Le illustrazioni sono di Carla Manea.
Di seguito leggerete le recensioni di Roberta Murgia (che mi aiuterà ad animare e a coordinare il dibattito) e di Simona Lo Iacono. Infine, in fondo al post, troverete un bel pezzo di Pietro Citati (uscito giorni fa su Repubblica) dedicato ad Alice nel paese delle meraviglie e a Peter Pan (e poi un video “in tema”).

Come sempre, oltre a invitarvi a discutere sul libro presentato, propongo una discussione “generale” partendo da alcune domande:
- che rapporti avete con fiabe e favole?
- quali sono quelle che preferite? E perché?
- quali sono, a vostro avviso, le favole e le fiabe con il più alto valore formativo?

A voi…

Massimo Maugeri
(continua…)

Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, SEGNALAZIONI E RECENSIONI   154 commenti »

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