lunedì, 28 aprile 2008
RECENSIONI INCROCIATE N. 3: Salvo Zappulla, Roberto Mistretta
Nuova puntata delle “recensioni incrociate”.
I due autori/recensori invitati sono entrambi siciliani e – tra le altre cose - si occupano di critica letteraria sulle pagine culturali del quotidiano “La Sicilia”.
Tutti e due sono legati alla piccola casa editrice di Caltanissetta Terzo Millennio (ci spiegheranno loro stessi in che modo).
I libri, oggetto delle recensioni a incrocio, sono “In viaggio con Dante all’Inferno” di Salvo Zappulla e “Il canto dell’upupa” di Roberto Mistretta.
Vi invito a dialogare con entrambi gli autori (che parteciperanno al dibattito).
Massimo Maugeri
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“In viaggio con Dante all’Inferno” di Salvo Zappulla – Fermento – 164 pag. – € 12
recensione di Roberto Mistretta
Ci sono libri che hanno la capacità di stemperare nell’ironia gli italici vizi e l’imperante corruttela riprendendo l’antico motto: “Una risata vi seppellirà”. E Salvo Zappulla, prolifico autore di Sortino sostiene questo dono con scrittura elegante e scorrevole che rendono la sua prosa godibile e arguta.
Come abbiamo già scritto in altre occasioni, Zappulla coltiva, con la notte in generale e i sogni in particolare, rapporti privilegiati, appartenendo a quella categoria di scrittori visionari che hanno raccolto, nella normalità dell’assurdo, la lezione di Dino Buzzati e, nell’autocostruzione continua dell’universo, l’insegnamento di Italo Calvino.
In questo esilarante romanzo, leggero nella forma ma corposo nella sostanza, torna il sogno. Dante Alighieri in piena notte si presenta al protagonista, lo sveglia e gli intima di seguirlo all’Inferno: ha necessità di riscrivere alcuni capitoli del suo immortale capolavoro adeguandolo al mutar dei tempi.
Protagonista e insperato compagno di viaggio del Sommo poeta, il gigionesco Salvo Zappulla non si lascia sfuggire l’occasione per ironizzare sul malcostume e incidere con inchiostro avvelenato sulle nequizie di politicanti di professione, corruttori ambiziosi e tutta l’assortita umanità dei potenti di turno che affollano i gironi. Dante ha necessità di trovare posto ai nuovi misfatti e confida a Zappulla: “Giungevano all’Inferno frotte di politici. Nei primi tempi è stata dura. Che fare? mica potevamo rimandarli indietro! Era gente che si era ben guadagnata la dannazione eterna. Ladrocini, intrallazzi, corruzione, clientelismo, associazione a delinquere. Autentici artisti della criminalità. Con quale coraggio avremmo negato loro una sede idonea? E poi siamo onesti, al giorno d’oggi una bolgia non si nega a nessuno”.
Un libro da leggere accanto al presepe, per contrasto e per sorridere amaro.
Roberto Mistretta
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Il canto dell’upupa di Roberto Mistretta – Cairo editore – pagg. 253 – euro 15
recensione di Salvo Zappulla
Con questo romanzo Roberto Mistretta entra da protagonista sulla scena del noir italiano. Lo scrittore di Mussomeli, paesino a due passi dal paese di Camilleri (sarà solo un caso?), imbastisce trame avvincenti, veri dipinti neorealistici, alternando momenti venati di tenera ironia e tinte nere dal violento impatto emotivo. C’è un maresciallo lunatico e sempre ossessionato da diete mai rispettate, ci sono i suoi collaboratori con le loro manie. E c’è tanto orrore infiltrato negli abissi dell’anima, dove si annidano le voglie e i desideri più turpi. I personaggi di Mistretta sono autentici, scolpiti nelle pietre di Villabosco. E sono destinati a rimanere scolpiti anche nella mente dei lettori, perché difficilmente si possono dimenticare. Il pregio maggiore di questo giovane scrittore è la capacità di dare alle sue storie una costruzione così articolata, così certosina che sembrano quasi un lavoro di ricamo, dove nulla è lasciato al caso. Non una svista, non una incongruenza. Mistretta è scrittore impegnato, non scrive per diletto o per il piacere di evadere dalla realtà; ne “Il canto dell’upupa” la realtà, in tutte le sue misere sfaccettature, è sempre presente, diventa materia letteraria, plasma sanguigno da offrire ai lettori. Il romanzo tratta argomenti scabrosi che spesso si preferirebbe far finta di ignorare e voltare il capo colpevolmente dall’altra parte, tratta la pedofilia e l’incesto, ce li pone davanti, ci costringe a respirarne l’odore rancido di uomini andati a male. E lo fa con rabbia e indignazione. E’ sofferenza autentica la sua, un urlo che si leva dal cuore, un cancro che vorrebbe estirpare. Ma Mistretta è scrittore, non un magistrato o un chirurgo, usa la penna al posto del bisturi e incide, scava nei recessi più reconditi delle umani aberrazioni fino a tirarne fuori tutto il marcio. Il suo è uno stile accattivante, da professionista che conosce alla perfezione il proprio mestiere, sa come costruire un giallo che tenga in sospeso il lettore fino all’ultima pagina, con colpi a effetto, pause di studiata meditazione e di profonde riflessioni. Svia, indaga, ci porta lontano con falsi indizi, per poi piazzare il colpo di coda che lascia di stucco. Un libro bello. Bello e coinvolgente. Sicuramente non facile, che vale la pena di leggere.
Salvo Zappulla
Tags: cairo, fermenti, il canto dell039upupa, in viaggio con dante all039inferno, roberto mistretta, salvo zappulla
Scritto lunedì, 28 aprile 2008 alle 15:05 nella categoria RECENSIONI INCROCIATE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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