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venerdì, 2 aprile 2021

TEA RANNO con “Terramarina” (Mondadori) e “Musa e getta” (Ponte alle Grazie) in radio a LETTERATITUDINE

TEA RANNO con “Terramarina” (Mondadori), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: la scrittrice Tea Ranno, con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato Terramarina” (Mondadori).

Nella seconda parte della puntata abbiamo discusso della raccolta di racconti Musa e getta” (Ponte alle Grazie), che ha coinvolto sedici scrittrici (tra cui la stessa Tea Ranno).

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La scheda del libro: “Terramarina” di Tea Ranno (Mondadori)
È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall’alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s’è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l’ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e “Lassitimi sula!” ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia: è il suo quarto Natale senza il marito Costanzo, che oggi le manca più che mai. E, anche se fatica ad ammetterlo, non è il solo a mancarle: c’è infatti un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. A irrompere nella vigilia solitaria di Agata è Don Bruno, il parroco del paese, con un fagotto inzaccherato tra le braccia: è una creatura che avrà sì e no qualche ora, che ha trovato abbandonata al freddo, a un angolo di strada. Sola, livida e affamata, ma urlante e viva. Dall’istante in cui Luce – come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla – entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa? Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri? Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell’ Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà.

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La scheda del libro: “Musa e getta. Sedici scrittrici per sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate)”, a cura di Arianna Ninchi e Silvia Siravo (Ponte alle Grazie)

Sedici autrici di prim’ordine svelano altrettante donne meravigliose, offrendo a lettrici e lettori uno sguardo nuovo sul rapporto tra i sessi, l’identità femminile, la lotta per l’emancipazione.
In questa sorprendente raccolta, molte fra le più amate e apprezzate scrittrici italiane raccontano altrettante «muse»: donne sfrontate e bellissime o, al contrario, miti e riservate che, per lo spazio di una notte o per l’esistenza intera, hanno stretto relazioni complesse (e pericolose) con uomini di successo. Muse non sempre «gettate» ma per lo più misconosciute – dando così corpo all’odioso detto secondo cui «dietro ogni grande uomo c’è una grande donna» – che tornano dunque, finalmente, al centro del palcoscenico letterario. Le pioniere della psicanalisi e Kate Moss dalle cento copertine, Kiki regina di Montparnasse per una notte e Maria Callas la Divina per sempre, Nadia Krupskaja che lavora a realizzare il socialismo, Rosalind Franklin che scopre la struttura del DNA, le ispiratrici di pittori, musicisti, scrittori, filosofi: spaziando fra epoche e luoghi diversi, destini felici e infelici, Musa e getta giunge al cospetto di leggende viventi, persino sbarcate su Instagram, come Amanda Lear. Sedici autrici di prim’ordine svelano qui altrettante donne meravigliose, offrendo a lettrici e lettori uno sguardo nuovo sul rapporto tra i sessi, l’identità femminile, la lotta per l’emancipazione. (A cura di Arianna Ninchi e Silvia Siravo.)

Le scrittrici: Ritanna Armeni, Angela Bubba, Maria Grazia Calandrone, Elisa Casseri, Claudia Durastanti, Ilaria Gaspari, Lisa Ginzburg, Chiara Lalli, Cristina Marconi, Lorenza Pieri, Laura Pugno, Veronica Raimo, Tea Ranno, Igiaba Scego, Anna Siccardi, Chiara Tagliaferri.
Le muse: Lou Andreas-Salomé, Luisa Baccara, Maria Callas, Pamela Des Barres, Zelda Fitzgerald, Rosalind Franklin, Jeanne Hébuterne, Kiki de Montparnasse, Nadia Krupskaja, Amanda Lear, Alene Lee, Dora Maar, Kate Moss, Regine Olsen, Sabina Spielrein.

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Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha pubblicato per e/o i romanzi Cenere (2006, finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore del premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007). Nel 2012 è uscito per Mondadori La sposa vermiglia, vincitore del premio Rea, e nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari. Nel 2018 ha pubblicato Sentimi (Frassinelli) e nel 2019 L’amurusanza (Mondadori).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

(continua…)

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mercoledì, 12 febbraio 2020

SAURA. LE STANZE DEL CUORE di Tea Ranno

Saura. Le stanze del cuore - Tea Ranno - copertinaPer GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo romanzo di Tea Ranno intitolato Saura. Le stanze del cuore” (Risfoglia Editore). Una bellissima storia incentrata sul personaggio di Saura: una ragazzina di dodici anni, figlia di una chirurga pediatrica e di un giudice, che soffre a causa dell’assenza dei genitori, troppo presi dal lavoro. Ma Saura ha anche problemi a gestire il rapporto con i compagni di classe (che la prendono in giro per via del nome) e non sopporta le varie tate che arrivano a casa con l’obiettivo di occuparsi di lei…

Abbiamo chiesto a Tea Ranno di parlarci di questo suo libro e di raccontarci qualcosa sulla sua genesi…

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Come fu che Saura venne al mondo

di Tea Ranno

Risultato immagini per tea ranno letteratitudineNon tutte le storie nascono allo stesso modo. Ci sono quelle che ti chiamano mentre mescoli il sugo e si posano sul quaderno insieme a qualche schizzo rosso, quelle che irrompono nel sogno e pretendono ascolto anche se è notte, quelle sulle quali inciampi mentre sei per strada, quelle che trovi nella fessura tra carta da parati e muro, quelle che – molto più semplicemente – qualcuno ti chiede. Così è successo per Saura.
Lui si chiama Mauro, è il direttore creativo di una casa editrice, un giovanotto che, dopo aver lavorato con me alla storia della contentezza, è diventato un caro amico. «Mi scrivi una storia per ragazzini di dieci/dodici anni?» mi chiede un giorno.
«Mai scritto per ragazzi.»
«Provaci.»
Dire di sì, talvolta, non costa niente, e aiuta a non sembrare scortese.
«Mandamela al più presto» incalza però lui.
Una storia per ragazzini? E come si scrive? Io scrivo per i bambini da quand’ero bambina, per i grandi da trent’anni, per i ragazzini mai. Come si fa? Che lingua si usa? Che storie vogliono ’sti decenni/dodicenni supertecnologici, che s’invetrano davanti a un tablet e s’intruppano in giochi che magnetizzano la mente e li portano a pensare acceleratissimo, a sbuffare quando la connessione è lenta, a scartare tutto quello che non è, in un qualche modo, game?
Non lo so.
Game, tablet, mondi virtuali che incastrano, s’avviluppano e imprigionano in una solitudine che rende più complicati i rapporti umani, che spesso portano a un disorientamento, un senso di inadeguatezza e d’infelicità di cui gli adulti parlano fino alla nausea in tavole rotonde alla tv.
Il punto di vista degli adulti non mi interessa. Che storia mi racconterei se fossi una dodicenne supertecnologica che ha tutto ma non è felice? (continua…)

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lunedì, 28 ottobre 2019

OMAGGIO A STEFANO D’ARRIGO

Libro Letteratitudine. Vol. 3 Massimo MaugeriIn occasione della ricorrenza del centenario della nascita del grande Stefano D’Arrigo (Alì Terme, 15 ottobre 1919 – Roma, 2 maggio 1992), autore – tra l’altro – di “Horcynus Orca” (uno dei capolavori mondiali della letteratura del Novecento), riproponiamo la lettera a lui indirizzata dalla scrittrice Tea Ranno, estratta dalla sezione “Lettere a personaggi letterari e autori scomparsi” del volume “Letteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria, 2017) che ho avuto il piacere di curare per festeggiare il decennale di vita di questo blog (la suddetta lettera era già stata proposta in occasione del venticinquennale della morte di D’Arrigo).

(Massimo Maugeri)

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LETTERA A STEFANO D’ARRIGO

La vita cammina, il tempo è il suo binario

di Tea Ranno

Non mi permetto il tu, perché a un maestro non si usa l’eccessiva confidenza, e il lei mi pare troppo distante: spesso nei pensieri mi siete, Maestro, nel ragionamento che piglia forma di scrittura e tende a musicare la frase, a darle voce di sirena che incanta o avvelena, ma mai scorre per il rigo indifferente; e dunque è al voi che ricorro, antico retaggio della mia terra dove il rispetto passa intanto per la bocca.
Vi scrivo per dirvi che le parole uscite dalla vostra penna, nei venti e passa anni in cui ’Ndrja Cambrìa attorcigliò il cammino del ritorno, mi sono diventate armamentario di espressione, vocabolario che ha aggiunto colore e intensità alle cose che andavo pensando, a quelle che andavo dicendo e storpiando per piegarle al volere dell’immaginazione. Corona di sogno e guinzaglio, le parole vostre, un fraseggio che deride le mezze menzogne, perché la menzogna, mi avete insegnato, è tale se resta signora della pagina e non serva d’un qualche ragionamento astratto. Mentire e ragionare in contrabbando di evidenza, questo ho imparato; e mistificare, togliere e mettere per alchimie che potenziano l’illusione.
https://img.ibs.it/images/9788817872287_0_0_320_80.jpgVi scrivo per dirvi che ogni volta che traverso il Duemari è a voi che penso, a quel terribilio di sventure che metteste in atto facendo di quel mare teatro di scannatine e affronti, offese, mancanze; per dirvi che trapassando in Continente dall’Isola, e viceversa, continuo ad aspettare le fere, anche una, una soltanto, che mi dia conto di quanto il mare sia rimasto lo stesso, col suo Scilla che abbaia e Cariddi che ingoia e Morgana che distorce la visione. Vi scrivo per dirvi che ogni ferribò che prendo mi pare quello che ha nella pancia le femminote che commerciavano in carne e sale: la carne loro, il sale che riuscivano a fottere in mezzo alla penuria guerresca. Vi scrivo, Maestro, per dirvi che le cose che mi avete insegnato a guardare hanno sempre un’anima scognita che mi spinge a toccare, scavare, mordere per capirne coi denti la consistenza, saperne il sapore e rendermi consapevole di ciò che altrimenti scivolerebbe come cece su pelle d’uovo. Vi dico che a me il discorrere di necessità commerciali – una storia erotica, un giallo, un conversario in salotto ottocentesco – interessa quanto quel cece che scivola su pelle d’uovo; che per me ci vuole lentezza e perseveranza sopra argomenti che trattano l’uomo, la sua capacità di cambiare testa, di trasformare in grandezza la sua pochezza. L’imparai, questo, dalla vostra Nasodicane, dal suo falcidiare fiati e ficcare nel nero sacco senza fondo quanti la sua mano scippa o carezza. Vi scrivo per dirvi che gli occhi vostri mi furono di supporto quando pretesi di guardare la vita e il mondo per raccontarli, ché vita e mondo, mi dicevo, hanno la stessa chiave d’accesso, lo stesso codice di sblocco. Se poi una è più personale e l’altro abbraccia l’estraneo è cosa che non nuoce, piuttosto induce a meglio capire, a intervenire con una zeppa, un cuneo là dove il senso zoppica. E non ci sono certezze. L’unica, forse, è quella Ciccina Circè che intona canti d’ammaliamento e offre la sua barca per un trasbordo vero dove il corpo si fa litania di desideri e il campanello a richiamo di fere è potenza di straniamento che tiene lontani gli affogati e fa meno atroce il passaggio. (continua…)

Pubblicato in OMAGGI, RICORRENZE, ANNIVERSARI E CELEBRAZIONI   Commenti disabilitati

mercoledì, 15 maggio 2019

TEA RANNO con “L’amurusanza” (Mondadori) in radio a LETTERATITUDINE

TEA RANNO con “L’amurusanza” (Mondadori), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

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Ospite della puntata: Tea Ranno, con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “L’amurusanza” (Mondadori).

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Come nasce “L’amurusanza”? Ci racconteresti qualcosa sul luogo in cui è ambientato il romanzo? Qual è il significato della parola “amurusanza? Ci parleresti della coppia di coniugi, Costanzo e Agata, che hanno la tabaccheria in paese? Che tipo d’uomo è il sindaco del paese soprannominato  “Occhi Janchi”? Cosa accade, dopo la morte di Costanzo? Perché il sindaco si vuole impossessare della Saracina, questo rigoglioso terreno coltivato ad aranci e limoni (che appartiene ad Agata e Costanzo)? Qual è la reazione di Agata in seguito a questo tipo di comportamento (e dopo la morte di Costanzo)? Puoi dirci qualcosa sugli altri personaggi del romanzo (per esempio: il professor Scianna, Lisabetta, Lucietta, ecc.)? Nella copertina del romanzo leggiamo questa frase: “Cambiare il mondo a colpi di poesia: non era questo il vostro motto?” Si può davvero cambiare il mondo a colpi di poesia? Vuoi aggiornarci sulla tua attività di scrittrice di libri per ragazzi? Ci parleresti del progetto “Scrivere per guarire”?

Questo e tanto altro abbiamo chiesto a Tea Ranno nel corso della puntata.

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La scheda del libro

L' amurusanza - Tea Ranno - ebook

Siamo in un piccolo borgo siciliano che, dall’alto di una collina, domina il mare: una comunità di cinquemila anime che si conoscono tutte per nome. Su un lato della piazza sorge la tabaccheria, un luogo magico dove si possono trovare, oltre alle sigarette, anche dolciumi e spezie, governato con amore da Costanzo e da sua moglie Agata. Sull’altro lato si affaccia il municipio, amministrato con altrettanto amore (ma per il denaro) dal sindaco “Occhi Janchi” e dalla sua cricca di “anime nere”, invischiata in diversi affari sporchi. Attorno a questi due poli brulica la vita del paese, un angolo di paradiso deturpato negli anni Cinquanta dalla costruzione di una grossa raffineria di petrolio.
Quando Costanzo muore all’improvviso, Agata, che è una delle donne più belle e desiderate del paese, viene presa di mira dalla cosca di Occhi Janchi, che, oltre a “fottere” lei, vuole fotterle la Saracina, il rigoglioso terreno coltivato ad aranci e limoni che è stato il vanto del marito. Ma la Tabbacchera non ha intenzione di stare a guardare. Attorno a lei si raccoglie, prima timida poi sempre più sfrontata, una serie di alleati: il professor Scianna, che in segreto scrive poesie e cova un sentimento proibito per la figlia di un amico, l’erborista Lisabetta, capace di preparare pietanze miracolose per la pancia e per l’anima, Lucietta detta “la piangimorti”, una zitella solitaria che nasconde risorse insospettate, e poi Roberto, Violante, don Bruno… una compagnia variopinta e ribelle di “anime rosse” che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, di gesti gentili e di buon cibo: in una parola, di amurusanze. Tra una tavolata imbandita con polpettine e frittelle afrodisiache e una dichiarazione d’amore capace di cambiare una fede, le sorti dei personaggi s’intrecciano sempre più, in un crescendo narrativo che corre impetuoso verso la deflagrazione…

Tea Ranno ha scritto il suo romanzo più solare, magico e sensuale: ha dato vita a una Dona Flor siciliana e l’ha calata in un’atmosfera fiabesca alla Chocolat; allo stesso tempo, con l’aiuto di un pizzico di realismo magico, ha raccontatouna parabola attualissima di coraggio ed emancipazione, di una donna e di una comunità.

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Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha pubblicato per e/o i romanzi Cenere (2006, finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore del premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007). Nel 2012 per Mondadori è uscita La sposa vermiglia, vincitore del premio Rea, e nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari. Nel 2018 con Frassinelli ha pubblicato Sentimi. Per Curcio, ha scritto tre libri per bambini, l’ultimo è Le ore della contentezza.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

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La colonna sonora della puntata: “The Word” dei Beatles; “La Gatta” di Gino Paoli; “Main Title” dalla colonna sonora del film Chocolat

(continua…)

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giovedì, 22 marzo 2018

TEA RANNO con “Sentimi” (Frassinelli) in radio a LETTERATITUDINE

TEA RANNO con “Sentimi” (Frassinelli), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)


In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

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Con Tea Ranno abbiamo discusso del suo romanzo intitolato Sentimi” (Frassinelli).

Perciò ho voluto raccontartela la mia storia, perché finisse scritta in mezzo a queste storie di donne, perché è vero che qui si è principalmente raccontata la storia di Rosa che partorì la bastarda di Tano e fu ammazzata da suo marito, Rosario, che poi ebbe per tutta la vita il pensiero folle di ammazzare anche Adele, la bambina, e di togliere per sempre i suoi capelli rossi, il segno del tradimento, dalla vista del paese. Ma è pure vero che ci siamo raccontate noi, non è così?

Nella seconda parte della puntata abbiamo discusso del libro per bambini (una fiaba) scritto da Tea Ranno: “Le ore della contentezza” (Armando Curcio Editore – pag. 32, euro 12.90, età 5/8 anni,  illustrazioni di Lorenzo Santinelli)

Su LetteratitudineNews abbiamo pubblicato versi in esclusiva di Tea Ranno dedicati a “Sentimi”.

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SentimiTea RannoSentimi” (Frassinelli)

Durante una notte surreale, e nello stesso tempo fin troppo reale, una donna, una scrittrice, tornata nel paese siciliano dove è nata, nella piazza dove passeggiava bambina, ascolta decine di voci che giungono da un altrove indistinto, che si fanno strada in una nebbia strana, inquietante. Sono voci di donne morte, che vogliono, devono, raccontare le loro storie perché la scrittrice le trascini fuori dall’oblio al quale sono destinate. Sono storie quasi sempre dolorose, a volte tragiche, che hanno una caratteristica in comune: l’umanità delle protagoniste, la loro complessità emotiva e intellettuale, i loro sentimenti, le loro vite vere, insomma, tutto viene sempre e inesorabilmente annullato nella dicotomia maschile della donna «santa o buttana». Ma non solo per raccontarsi, i fantasmi di queste donne parlano all’autrice: c’è anche un’altra storia, che tutte le coinvolge, e che vogliono si sappia. La storia di Adele, figlia di Rosa, ma non del suo legittimo marito, Rosario. E la colpa più grave di Adele è quella di avere i capelli rossi, come il suo vero padre, segno inequivocabile del tradimento, della colpa, delle corna. Per questo Rosario passerà il resto della sua vita nel tentativo di uccidere la bambina, poi ragazza. E per questo le donne del paese, le stesse donne che si raccontano, faranno di tutto per salvarla. Perché levare almeno la piccola Adele dai meccanismi mentali malati di questi maschi brutali, ancestrali e irredimibili, vorrebbe dire aver salvato tutte loro.

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Le ore della contentezzaLe ore della contentezza, una fiaba di Tea Ranno (Armando Curcio Editore – pag. 32, euro 12.90, età 5/8 anni,  illustrazioni di Lorenzo Santinelli)

Le ore della contentezza è la storia un gruppo di animali doppi (la Mucocca, la Galgatta, il Lufalco e il Gufolpe) che, superando le loro paure e insicurezze, decidono di cercare l’ Orologio della contentezza che, dicono, renda felici per sempre quelli che riusciranno ad ammirarlo. Perché capiscono che la vita ha un senso solo se si prova a essere un po’ felici: «Vuoi morire?». «Voglio essere felice». «Anche a costo della vita?» «ANCHE A COSTO DELLA VITA, sì». Ma è un’impresa difficilissima perché l’Orologio si trova in un luogo lontano e molto pericoloso.

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Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura.
Ha pubblicato per e/o i romanzi Cenere (2006, finalista ai premi Calvino e Berto, vincitore del premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007).
Nel 2012 per Mondadori esce La sposa vermiglia e nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

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La colonna sonora della puntata: “The Great Gig In the Sky” dei Pink Floyd; “Volta la Carta” di Fabrizio De Andrè; “Listen” di Beyonce.

(continua…)

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martedì, 7 ottobre 2014

TEA RANNO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 8 ottobre 2014

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TEA RANNO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 8 ottobre 2014 – h. 9 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)


In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO


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È Tea Ranno la scrittrice ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 8 ottobre 2014. Protagonista della puntata, il nuovo romanzo di Tea Ranno: Viola Fòscari (Mondadori)

Viola FòscariArrossire per uno sguardo, tremare per un abbraccio, soffrire per una parola mal detta, sognare ogni notte un’intimità proibita… Sono sentimenti che si provano da ragazzi, al primo amore. In rari casi la sorte ci offre il dono – o la condanna – di sperimentare nuovamente quelle emozioni. Viola Fòscari è una donna di grande carisma: perfetta padrona di casa, madre di due figli, ancora bellissima. Ma è in un momento di fragilità: i figli, che le hanno riempito la vita ogni istante, sono abbastanza grandi da lasciare il nido e da voler costituire una nuova famiglia. È proprio durante la festa di fidanzamento di uno di loro che tutto inizia. Basta uno sguardo, e Viola sente nascere improvvisa la passione per un ragazzo che ha l’età dei suoi figli, e che la guarda con gli occhi affamati e dolci dei giovani quando scoprono la vita… Iniziano giornate ebbre, in cui il desiderio amplifica i sensi e tutto sembra giusto, lecito, tutto salvato dall’Amore, che illumina ogni cosa e ci rende migliori. Momenti in cui l’azzardo porta Viola a giocarsi ogni cosa, e ore in cui la stanchezza prevale, consegnandola allo sfinimento della colpa e dell’angoscia. Ma anche giorni favolosi in cui i sogni diventano possibilità e le porte del reale si aprono verso l’incanto. Sul palcoscenico di una Sicilia gravida di cambiamenti – negli anni Cinquanta iniziano gli espropri terrieri per fondare il grande impianto petrolchimico che muterà il volto del Siracusano –, Tea Ranno intreccia le parole, i profumi, le vite di personaggi memorabili, ciascuno dei quali, come tutti noi, nasconde un segreto destinato a rivelarsi in quelle circostanze speciali in cui l’esistenza apre un varco nella sua rete. E narra la storia senza tempo dell’amore che rinasce dalle proprie ceneri, dell’amore che rischia di bruciare tutto ma che può anche dare spazio a una speranza nuova.

Nella seconda parte della puntata Tea Ranno ha letto qualche pagina del romanzo e ci ha rivelato qualcosa sul suo personalissimo rapporto con la scrittura.
Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Laureata in Giurisprudenza, ha sempre affiancato allo studio del diritto la pratica della scrittura.
Nel 2006 ha pubblicato Cenere, nel 2007 In una lingua che non so più dire, entrambi usciti per e/o, e nel 2012 La sposa vermiglia, Mondadori. Dal 1994 vive e lavora a Roma.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il mercoledì mattina (h. 9 circa). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

© Letteratitudine

(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

lunedì, 14 maggio 2012

LA SPOSA VERMIGLIA. Incontro con Tea Ranno

tea-ranno-la-sposa-vermiglia1Sono molto felice di coinvolgere, in un nuovo spazio/dibattito di Letteratitudine, la mia amica scrittrice Tea Ranno in occasione della pubblicazione del suo nuovo romanzo “La sposa vermiglia” (Mondadori).
Peraltro ho già avuto modo di discutere di questo libro, con la stessa autrice, nella puntata di Letteratitudine in Fm del 23 marzo scorso.
In questo post, invece, con la partecipazione della stessa Tea, avremo modo di approfondire la conoscenza di questo suo nuovo ottimo romanzo (che ha già beneficiato di riscontri molto positivi) e di approfondire le tematiche da esso affrontate.
Per l’occorrenza ho chiesto a Simona Lo Iacono, già coinvolta nel dibattito sul precedente romanzo di Tea – In una lingua che non so più dire – del novembre 2007, di scrivere un’apposita recensione per questo post (“extrapost”, ne approfitto per complimentarmi con Simona per la bella intervista rilasciata su Psychologies di questo mese).

Ecco la scheda del libro…
Sicilia, 1926. Vincenzina Sparviero è la figlia attraente ma fragile di una famiglia di nobili siciliani, una ragazza, si dice in paese, troppo cagionevole per diventare madre. Ma della sua presunta sterilità al vecchio don Ottavio Licata non sembra importare granché, e così il matrimonio d’interesse fra la “palombella” mansueta e obbediente e il ricco sessantenne, fascista e mafioso, è combinato. Un pomeriggio di primavera, però, quando il fidanzamento è stato ormai annunciato, improvvisamente Vincenzina incontra l’amore negli occhi ambrati di Filippo Gonzales. Da quel momento la ragazza si difende dal futuro che incombe imbastendo nella fantasia le immagini di una gioia impossibile: seduta alla finestra della sua stanza a ricamare e sognare, attende il passaggio della sagoma amata con il passo lento, le mani in tasca, uno sguardo fuggevole verso di lei. Nella china lenta e inesorabile che conduce, sul filo della tragedia, al matrimonio annunciato, assaporiamo la storia struggente di un amore probabilmente impossibile.

Come ho già accennato, ne parleremo con la stessa autrice. Per favorire la discussione, propongo – di seguito – alcune domande ispirate dal libro e elaborate dalla stessa Simona (subito dopo, la sua bella recensione).

1. Il libro di Tea offre una riflessione profonda sulla natura dell’amore sognato, che prorompe nella realtà con una forza straordinaria, soprattutto quando è amore negato.
È più la negazione a dare forza all’amore, o è la sua autenticità?

2. Amore sognato e amore reale.
In quale punto convergono? O in quale luogo? (Può essere la scrittura il luogo?)

3. Vincenzina e Filippo Gonzales non si scambiano neanche un bacio, eppure sono una delle figure più forti e struggenti di amanti che la letteratura ci abbia donato.
Allora, si può essere amanti senza mai unire i corpi? E cos’è essere amanti?

4. È quanto dice Besson? “Essere amanti è questo: usare le stesse parole per parlare delle medesime cose senza aver mai sentito l’altro usare quelle parole” (Philippe Besson, “Un amico di Marcel Proust”)?

5. Se essere amanti si gioca sul piano delle parole… la scrittura è un amante?

(aggiungo la seguente domanda)

6. Il cosiddetto matrimonio d’interesse (scelto o imposto che sia) è solo un “retaggio” del passato, o trova ancora riscontro ai nostri giorni?

A voi le risposte… (e grazie in anticipo per la partecipazione)

Massimo Maugeri

p.s. in coda di post, due video: le parole della editor Giulia Ichino e la lettura della prima pagina del romanzo…

—-

LA SPOSA VERMIGLIA di Tea Ranno
Mondadori, 2012, pagg. 365, euro 18

di Simona Lo Iacono

Non è notte, non è giorno.
E’ forse uno di quei momenti a metà, che in Sicilia restano sospesi eternamente. O forse è una controra, un passaggio tra la mezza e le prime ore del pomeriggio, quando il sole s’accanisce sulla terra e la squaglia.
Non c’è pace per chi riposa al riparo dalla canicola. Il letto è incandescente, il sudore s’addensa, indurisce la saliva.
Vincenzina Sparviero è forse in uno di questi sonni senza costellazioni del tempo, senza orari. Nella camera a finestre spalancate su una Sicilia degli anni venti, in cui le grancasse dei fasci risuonano e fanno baccano, si rigira inquieta, caccia ai piedi le lenzuola ricamate finemente.
E sarà allora per questo caldo senza requie , che il sogno in cui sprofonda è visione, profezia, incantamento.
D’altra parte può accadere in Sicilia che il sonno ammaestri, predica la sorte, si faccia consigliere e metta in guardia dai morti.
Può accadere. (continua…)

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giovedì, 31 luglio 2008

IL CASO FIRMINO

Credo che Firmino si sia conquistato, in breve, il titolo di topo più celebre delle nostre librerie. Un topo da biblioteca? Senza dubbio. Ma anche un topo capace di far tanti bei quattrini, dato che il romanzo omonimo – di Sam Savage - (“Firmino”, Einaudi, 2008, euro 14, pag. 179), staziona da parecchio tempo ai vertici delle classifiche dei libri più venduti. Un libro che ha fatto discutere anche per via dell’ipotesi di plagio (dettagli qui).
Ma in questa sede mi interessa occuparmi principalmente del fenomeno editoriale.
Perché Firmino ha avuto (e sta avendo) un così grande successo?
Ho affidato la lettura del romanzo alla scrittrice Tea Ranno, che lo ha recensito per Letteratitudine (Tea mi darà una mano a moderare questo post).
Leggete qui sotto…
Poi potrete dire la vostra.
Nel contempo vi invito a partecipare a un gioco legato al libro.
Bisognerebbe rispondere a due semplici domande.
1. Se doveste “divorare” un libro – al punto da riuscire a metabolizzarlo – quale scegliereste? (Non dev’essere il vostro libro preferito, ma quello più utile per voi).
2. Nel destino di quale personaggio letterario potreste riconoscervi?
A voi.

Massimo Maugeri

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IL SAPORE DELLE PAGINE
di Tea Ranno (nella foto)

tea-ranno.jpg“Io sono stato sgravato, deposto e allattato sulla carcassa defoliata del capolavoro più non-letto del mondo” (Finnegans Wake di Joyce).
Oppure:
“Avevo sempre immaginato che la storia della mia vita, se un giorno l’avessi scritta, sarebbe cominciata con un capoverso memorabile: lirico come “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi” di Nabokov o, se non altro, di grande respiro come il tolstojano: “Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”.
Oppure:
“I miei affari erano i libri: consumo e scambio”.
L’autore di queste affermazioni? Firmino, soggetto partorito da una grassa ragazza di malaffare che frequenta luoghi di malaffare, si ubriaca, scappa da marinai che la rincorrono, va a sbattere per un calcio sulle costole contro una parete e si salva da morte sicura come in genere ci si salva in queste situazioni. Come? “Per puro miracolo” suggerisce il narratore. Così, per puro miracolo, la grassa Flo, all’interno della quale si agitano molte cose (ben tredici), riesce a trovare un buco che le salva la vita. E lo trova proprio qualche istante prima che nel suo corpo le “cose” decidano di ubbidire al destino mettendo in atto un Felice Evento. C’è giusto il tempo di sbrindellare un grande libro, farne una conca, accucciarvisi sopra.
Perché proprio un libro? Perché Flo, scappando, ha trovato rifugio in un seminterrato che conserva, come un mausoleo, migliaia di volumi.
Che la grassa Flo sia una pantegana, sarà svelato dopo. Che Firmino (Fur-man, uomo-pelo) sia un ratto (ma davvero poi lo sarà?) lo capiremo più tardi. All’inizio c’è una nidiata di tredici bocche per dodici capezzoli. E dodici di quelle bocche sono talmente voraci e agguerrite da mettere fuori gioco la tredicesima, che riuscirà a lappare poche gocce residue di latte solo quando le altre saranno troppo sbronze (il tasso del latte è altamente alcolico) per succhiare ancora.
Ma la fame è fame, e quando si ha fame si è disposti a mangiare di tutto, perché il fatto stesso di masticare e inghiottire, se non nutre il corpo quantomeno alimenta i sogni. Così Firmino comincia a nutrirsi dei brandelli di carta su cui è ruzzolato fuori dal corpo di sua madre. Li mastica, li appallottola contro il palato, li ingoia: un piacere che diventa abitudine, poi dipendenza, poi fame insaziabile. All’inizio si avventa su qualunque pagina gli venga sottomano: un boccone di Faulkner è come un boccone di Flaubert; ben presto, però, s’accorge che ogni libro ha un sapore diverso, che ogni frase suscita nella mente “un insieme di immagini e rappresentazioni di cose” a lui sconosciute a causa della sua limitata esperienza del mondo reale. Così smette di mangiare e comincia a leggere. E, leggendo, intraprende il viaggio dentro la vita raccontata nei romanzi. Perché le vite degli uomini – e dei ratti – nei romanzi hanno sempre un Destino, acquistano cioè un fine, una dignità e un senso. Anche le più balorde. E siccome Firmino aspira ad avere un Destino ecco che comincia a cercarlo nei libri, viaggiando nello spazio e nel tempo.
Il suo approccio con l’esterno è minimo: brevi escursioni fuori dalla tana per arraffare cibo, notti – e talvolta giorni – trascorsi dentro la sala d’un cinema che trasmette western, film di gangster e musical (Fred Astaire diventerà il suo modello e Ginger Rogers una Bellezza che lo infiammerà di desiderio struggente). Un approccio minimo e tuttavia tale da permettergli una conoscenza profonda di quello che accade fuori dal suo universo.
Con un tono ironico, un linguaggio privo di compiacimento, una malinconia subito rintuzzata dalla punta aspra del disincanto, Firmino scrive il romanzo della sua vita partendo da un incipit che avrebbe volto memorabile e che memorabile proprio non gli sembra, anche se poi, a chi legge, quell’incipit resta nella mente perché esprime perfettamente l’aspirazione alla grandezza e la sua concreta negazione. La realtà, infatti, è ben diversa dal sogno, e di sogni (quando la pancia è vuota) si può anche morire. Ma se ne vive quando si carpisce dal reale ciò che basta alla sopravvivenza magnificando poi quella sopravvivenza, appunto, con lo sconfinamento nell’irrealtà.
I libri dunque. Per procurarsi un antidoto allo sconforto, confezionarsi un futuro abitato da compagni inusuali che trascinano nell’avventura, schiudono alla sorpresa, parlano d’amore, compiono atti eroici. Personaggi che la fantasia del lettore può svincolare dalle maglie strette di una trama imposta dal narratore e portare altrove, magari regalando un happy end risarcitorio.
Questo romanzo di Sam Savage, nella sua apparente semplicità, mi pare esprima molto bene il senso di “diversità” che caratterizza quanti hanno contratto il vizio di masticare libri e nutrirsi di essi per viaggiare con la mente. Firmino è una metafora del lettore, è stato detto. E’ vero. Ma è anche altro: la voce di uno scrittore che si interroga sui processi della scrittura, sul modo di inoltrarsi dentro una storia (a partire da un ottimo incipit), di scegliere tra le varie possibilità di narrazione l’unica in grado di creare un Destino e rappresentarlo, anche quello di un balordo, o di un Grande che si nasconde sotto le spoglie di un ratto. E di usare la follia come strumento di comprensione della realtà, perché solo il folle possiede l’azzardo necessario per popolare di Eroi lo sgabuzzino in cui abita e rendere in tal modo più sopportabile la vita. Anche se poi la vita tradisce e di essa resta solo una pagina, non più dolce o agrodolce, ma amara, come il rimpianto, come la solitudine e la pazzia.

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