domenica, 13 maggio 2007
L’OCCHIO ALATO: STORIE DI DISUMANIZZAZIONE SCOLASTICA (di Miriam Ravasio)
Tempo fa Miriam Ravasio mi fece pervenire un articolo dal titolo: “La disumanizzazione scolastica”. Fui ben lieto di pubblicare quel pezzo mosso dalla consapevolezza che la scuola, di ogni grado e livello, riveste – o, quantomeno, dovrebbe rivestire – un ruolo di primaria importanza nello sviluppo di una società (nella fattispecie la nostra).
Miriam ha scritto un libro basato sulla sua esperienza scolastica: pagine pregne di pensieri, aneddoti e considerazioni di chi ha visto con occhio di artista dell’immagine e poi ha raccontato con considerevole capacità letteraria.
Una nuova rubrica – “L’Occhio Alato: storie di disumanizzazione scolastica” – ospiterà, a puntate, il lavoro di Miriam. È mia convinzione che ben presto queste pagine troveranno ulteriore collocazione nell’ambito di una pubblicazione cartacea.
Di seguito potrete leggere il testo dell’ipotetica quarta di copertina e una breve introduzione dell’autrice e curatrice della rubrica.
(Massimo Maugeri)
Occhio, è un manuale, un quaderno di lavoro, un diario intimo, ma soprattutto è un’opera, un vero manufatto artistico; azione creatrice che interagisce con gli altri per rigenerarsi e riformularsi. Chi scrive è un’artista, che all’arte ha dedicato la sua vita: arte figurativa, arte applicata e didattica dell’arte. Soggetto del libro sono la scuola primaria e i progetti di educazione all’immagine che l’autrice ha realizzato nel corso degli ultimi anni nel territorio lecchese, nei paesi che stanno ai piedi del monte Resegone. Miriam Ravasio, che per la scuola “era solo la zia di…”, racconta la sua esperienza, descrivendo con precisione le lezioni e i procedimenti, illustrando tecniche e metodi come in un vero manuale tecnico, annotando al contempo riflessioni, sentimenti e impulsi che il rapporto con la cristallizzazione didattica le muovono. Lo fa con passione e amore e la tensione narrativa, che nei capitoli centrali si espande con sicurezza, ricorda altri diari, altre esperienze totalizzanti che hanno influenzato i sistemi educativi del Novecento, in Italia e in Europa: Il poema pedagogico di Anton Makarenko e Lettera ad una professoressa dei ragazzi di don Milani.
Occhio, è un testo pedagogico, che nasce dall’arte e dalla determinazione di chi non si arrende al brutto, all’educazione del brutto, che nelle nostre scuole è diventata sistema. Seguire, pagina dopo pagina, le avventure di questa “piccolissima donna davanti al mistero” è una preziosissima opportunità per afferrare al volo il senso educativo. È una lettura che stupisce, diverte e commuove, perché nella scuola ci sono i bambini, le maestre, i programmi didattici, gli intenti educativi; nella scuola c’è la società, soffocante, incongruente, fragorosa. Occhio, straborda di verità.
Non volevo scrivere un diario, né tanto meno un saggio, semplicemente, sentivo il bisogno di mettere in ordine il lavoro, appuntando cose fatte e da fare. Il bisogno di capire questo nuovo mondo, conosciuto solo in parte, ha fatto il resto. Durante le vacanze di Natale o di Pasqua mi sedevo al computer e, ricostruendo le lezioni, riflettevo battendo i tasti. Mi ritrovavo a scuola dopo un attività artistica, svolta nell’assoluta solitudine del mio studio, che mi aveva impegnato per anni, e questo coincideva con un rinnovamento interiore che, per letture e altri interessi, si stava manifestando come una benefica catarsi. Vedevo tutto con occhi diversi. Occhio, infatti, è il titolo che raccoglie queste mie riflessioni. Annotazioni di lavoro quotidiano, note tecniche di attività artistica, che s’incrociano con riflessioni nate dalle letture e dalle nuove conoscenze: Platone, Kant, Hegel, Novalis, Spinoza. A quei tempi frequentavo il sito, Raizoom, di Nanni Balestrini e Maria Teresa Carbone, con avidità leggevo e approfondivo. Affioravano pensieri, domande, smarrimenti. Perché la scuola non ci aiuta a crescere? Perché l’arte non parla più agli uomini? Perché il bello non ci conforta? Questo “manuale di educazione all’immagine”, è un po’ tutto questo.
Miriam Ravasio
Miriam Ravasio abita a Lecco, si occupa di educazione all’immagine nelle scuole; un lavoro a cui è arrivata “per caso”, dopo una vita dedicata alla moda e alla ricerca di immagini per abiti, tessuti e ricami. L’impatto con la scuola, e in particolare, con il frastuono pedagogico della didattica, è stato così forte e violento da indurla a scrivere.
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