lunedì, 1 ottobre 2007
LAVORATORI DI OGGI: “RISORSE UMANE” O “RISERVE UMANE” ?
Il titolo di questo post è provocatorio, lo so. Però è anche vero che la situazione del mercato del lavoro è tutt’altro che rosea. Soprattutto a sentir parlare la gente; e i giovani in particolare (e al di là degli esiti delle statistiche ufficiali sulle percentuali di occupati e disoccupati).
Di libri e romanzi che affrontano il problema in maniera più o meno diretta ce ne sono parecchi.
C’è l’ultimo romanzo di Tullio Avoledo (“Breve storia di lunghi tradimenti”, Einaudi, 2007, euro 16,50), per esempio, di cui parleremo prossimamente in maniera più dettagliata, dove – con un tocco di efficace visionarietà – ci vengono presentate banche ultramoderne, ipertecnologiche e disumane (interessante e indicativo il sottotitolo del libro: un grande romanzo sulla fine del lavoro e dell’amore).
C’è il romanzo/antiromanzo del giovane Gianfranco Franchi (“Pagano“, edizioni Il Foglio, euro 10: ne abbiamo già parlato qui), dove si evidenziano le difficoltà delle nuove generazioni a fare i conti con forme di precariato “senza fine” (le virgolette per indicare il doppio senso).
Poi c’è questo libro di Aldo Nove (che non ho avuto modo di leggere ma che ritengo possa “calzare a pennello”).
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La letteratura è vita. A essa si rifà, a essa ritorna.
Giorni fa mi ha scritto uno dei frequentatori di Letteratitudine. Si chiama Benedetto (nick name: Outworks 110). Nella lettera denuncia una situazione di disagio che credo sia comune a molti lavoratori dipendenti.
Vi chiedo di leggerla e di commentarla.
E poi vi pongo alcune domande.
La cosiddetta flessibilità del lavoro – almeno, quella che sembrerebbe vada a danno del lavoratore – è davvero un male necessario e inevitabile come qualcuno sostiene?
Avete aneddoti da raccontare (vissuti in prima persona o che hanno coinvolto persone che conoscete direttamente)?
C’è qualche imprenditore o manager che può fornirci il punto di vista dell’altra “campana”? (Auspicherei in particolare – anche per “controbilanciare” il post – gli interventi di manager e dirigenti dell’azienda dove lavora Benedetto).
Ragioniamo e discutiamo con calma.
Segue la lettera di Benedetto.
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Buongiorno,
lavoro in un call center della Vodafone, quello di Padova per la precisione, e sono una delle 914 persone coinvolte in quello che viene definito in linguaggio asettico una operazione di esternalizzazione. Ho visto durante questi anni nel nord-est, io originario della Puglia, alcune persone a volte manifestare e parlare in televisione a proposito di questa strana bestia: l`esternalizzazione. Ebbene molto spesso li ho ascoltati distrattamente, altre volte faticavo a comprendere di cosa parlavano. Adesso sono coinvolto in prima persona e capisco tutto alla perfezione. Si tratta, in soldoni, di una grande azienda, che come nel caso della mia con conti in ordine e situazione di mercato stabile, decide per mantenere gli utili azionari ad un livello costante se non crescente, di vendere alcuni segmenti della propria azienda ad altre aziende piu` piccole. Sin qui l`operazione farebbe discutere solo per piccoli problemi morali, come ad esempio quello di vendere persone come sacchi di patate semplicemente per mantenere profitti alti, ma della morale non parliamo. Di questi tempi si fa brutta figura a parlare di cose del genere. Sono altri due gli aspetti di cui mi piacerebbe parlare : la strana contiguità di un’azienda come quella cedente Vodafone, che sin dai tempi in cui si chiamava Omnitel, aveva rapporti di stretta collaborazione con l’azienda che acquista i lavoratori: Comdata. E questa azienda guarda caso dovrà quotarsi in borsa nei prossimi mesi. Inoltre detta azienda possiede nella propria banca dati le informazioni riguardanti tutte le compagnie telefoniche. Si parla di concorrenza fra gestori e legge sulla privacy e poi una sola compagnia, neanche telefonica, possiede 3/4 dei dati di tutte le compagnie telefoniche. Un classico esempio di capitalismo arruffato e pasticcione nel quale noi italiani a quanto pare siamo specialisti. Il secondo aspetto del quale volevo parlare è quello che ovviamente riguarda le persone coinvolte in questo “progetto”. Alla sensazione di sgomento e sconforto iniziale subentrano, poi, in modo del tutto irrazionale e schizofrenico sensazioni contrastanti: disperazione, incertezza, qualche piccola speranza che tutto si risolva, e poi ancora disperazione. Non è la vecchia storia di persone abbarbicate alla famosa poltrona, quelli lì in Italia non riesci mai a schiodarli, quanto invece una sensazione mista di delusione nei confronti di un’azienda che ha fatto della sua immagine giovanile e di successo una delle sue carte vincenti, e l’incertezza quanto non la paura per il futuro. L’azienda che acquista, Comdata, garantisce trattamento e sede per soli due anni. Poi persone di quarant’anni e passa, con famiglia e mutuo, potrebbero sentirsi fare delle richieste oscene come lavorare a cottimo o cambi di sede repentini e ripetuti. Questo in un mercato del lavoro, quello di italiano, asfittico in gratificazioni e generoso solo di angosce e precariato. Certo il problema riguarda me e 913 colleghi della Vodafone, ma non sarebbe il caso, ogni tanto ed anche in uno spazio atipico come questo blog parlarne? Giusto per smitizzare questa immagine ottimistica, asettica ed indolore di operazioni finanziarie che hanno il solo pregio di arricchire poche persone e il torto di gettare nell`angoscia migliaia di lavoratori.
Cordialmente,
Benedetto
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Aggiornamento del 2 ottobre 2007
L’aggiornamento del post è finalizzato alla segnalazione di un ulteriore libro. Un libro che va in una direzione diversa rispetto a quella seguita dai tre che ho citato all’inizio. L’autrice è una giornalista del Messaggero: si chiama Angela Padrone. Il titolo del suo libro non è meno provocatorio del titolo di questo post.
Precari e contenti (Marsilio, 2007). Un titolo che a prima vista parrebbe… ossimorico. Il sottotitolo però è più rassicurante: Storie di giovani che ce l’hanno fatta.
Angela Padrone è ufficialmente invitata a partecipare al dibattito.
Pubblicato in PERPLESSITA', POLEMICHE, PETTEGOLEZZI E BURLE 101 commenti »
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