domenica, 6 settembre 2009
RECENSIONI INCROCIATE n. 9: Barbara Becheroni, Cinzia Pierangelini
Nuova puntata delle “recensioni incrociate” di Letteratitudine. Gli scrittori/ospiti coinvolti sono due autrici: Barbara Becheroni e Cinzia Pierangelini.
I libri oggetto delle recensioni sono “Pandemia” di Barbara Becheroni, e ” ‘A Jatta” di Cinzia Pierangelini (rispettivamente editi da Zonza editori e da GBM)
Questa è la scheda del libro di Barbara Becheroni (“Pandemia”): Un professore di botanica cade dall’undicesimo piano di un palazzo di San Paolo del Brasile. Un vecchio sbirro rovinato dall’alcol e dai fallimenti indaga sul presunto suicidio del professore. Un giovane ricercatore non vuole accettare quello che è successo. Poi una malattia terribile, il morbo di Chagas, senza rimedio, che uccide di nascosto, lentamente, migliaia di vittime all’anno in America latina. Infine, un’industria multinazionale farmaceutica senza scrupoli e i suoi uomini pronti ad assassinare chiunque cerchi di limitarne gli introiti. E la selva amazzonica come contorno, come tessuto vivente in cui si dipingono gli eventi. Un thriller mozzafiato, capace di tenerci avvinghiati alle sue pagine… Riusciranno i “buoni” ad impedire un disastro di proporzioni mondiali?
E questa è la scheda del libro di Cinzia Pierangelini (‘A Jatta): Alfredo, segretario scolastico in pensione, afflitto da smemoratezza e malinconico pessimismo, single impenitente, incontra Andrea, una transessuale operata che, dopo anni di lontananza, rientra in Sicilia, sua terra natale. I due intrecciano una relazione amorosa. Attorno a loro, gli amici di lui, la sua intrattabile cameriera, il fantasma di vite trascorse, altri affetti, una gatta filosofa e un violoncellista antipatico, Giorgio, che farà di tutto per spezzare l’unione dei due amanti. Sullo sfondo una realtà sociale meschina e provinciale attraverso cui l’autrice mette in luce un universo affettivo su cui l’opinione pubblica continua a dividersi, offrendo numerosi spunti di riflessione circa l’opportunità di restituire dignità e identità sociale a chi vive fuori dalla logica eterosessista.
I due libri affrontano temi diversi, ma ugualmente interessanti. Come al solito tenterò di formulare delle domande per proporre discussioni parallele a quella che verterà sui romanzi protagonisti del post.
Il libro della Becheroni affronta la problematica delle pandemie e del business ad esse legate.
Perché alcune malattie che ancora incombono su varie parti del mondo – come lebbra, dengue, malaria, (oltre alla Chagas di cui si narra nel libro) – sono state dimenticate?
Cosa pensate dell’H1N1? Lo temete? Ritenete che condizionerà le vostre vite? Vi sottoporrete al vaccino? Vaccinerete i vostri figli?
Il libro della Pierangelini affronta i temi della solitudine, della vecchiaia, dell’identità sessuale.
La solitudine è solo fonte di problemi o, in alcuni casi, offre anche opportunità? Ritenete sia vero che la categoria più esposta alla solitudine sia quella degli anziani? Oppure? In che modo è possibile andare incontro alla vecchiaia senza sprofondare nella solitudine? I pregiudizi sulla sessualità si sono effettivamente attenuati, in questi anni?
Ne parleremo insieme alle due scrittrici ospiti. Di seguito potrete leggere le loro recensioni incrociate.
Vi chiedo di interagire con Barbara e Cinzia. Come dico sempre… che ciascuno di voi faccia il giornalista culturale e ponga domande per scoprire (insieme) cosa offrono questi due libri. Chi ha già avuto modo di leggerli è pure invitato a esprimere la propria opinione.
Massimo Maugeri
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PANDEMIA di Barbara Becheroni – Zonza editore
recensione di Cinzia Pierangelini
Se dovessi descrivere questo libro con un’immagine penserei alla pioggia. Sì, perché in Pandemia piove spesso e quando dall’alto non scende acqua sono ben altre le cose che cadono: simpatici scienziati dall’undicesimo piano, scimmie stecchite dal curaro, lacrime, aerei, orribili ematofagi. Non tutto rovina al suolo ma i sogni di Antonio e Bento Felipe, di Chico, di Tahinà… ecco i loro sogni sì. E anche quelli di Joao, il vecchio poliziotto deluso dal proprio destino ma ancora così onesto e deciso a combattere. I loro sogni s’infrangono cocciando con la realtà e forse anche i nostri, per altri versi. Un thriller, un noir? Non so, di certo un invito alla riflessione sulla nostra epoca, su cospirazioni e ingiustizie, ingordigie e potere, sulla superficialità che è anche nostra, di ognuno, senza sconti. Un plot collaudato e personaggi adeguati e comparse anche, che a volte, nonostante vivano per poche pagine come Mae Terezinha, riescono a conquistare il cuore. Il libro ci porta in Brasile (ma non solo), con maestria Barbara ci fa visitare sobborghi e residenze da vip e l’orribile ditta farmaceutica Sephaco, così attuale, e poi, in un volo affettuoso, accarezza anche la Sicilia e la vecchia Europa. Tra le pagine è ben visibile, per me che ho dato una decina di materie nella stessa facoltà, lo sguardo della dott.ssa Becheroni-veterinaria e soprattutto quando ci spiega le analisi di laboratorio o l’orrendo morbo di Chagas portato dal tripanosoma attraverso le cimici che infestano i luoghi più poveri del Sud America. Pandemia, quasi un monito a essere più attenti e consapevoli, anche riguardo alla nostra iniqua felicità.
Il cuore pulsante, vivo del romanzo è la foresta amazzonica, questa madre –matrigna, indifferente alle nostre pene eppure così fragile, implacabile e generosa, indispensabile.
La foresta come un unico, composito essere vivente, che soffre e lotta per la sopravvivenza. Tra serpenti e belve, in un ambiente dove ‘ognuno è cibo-vita per altri’: L’anziano poliziotto si stupì quasi per l’improvvisa solitudine che lo avvolgeva. Ora il suo compito consisteva nel non cadere nel sonno, nel mantenere acceso il fuoco, e nel porre la massima attenzione a quanto li circondava. Non conosceva la foresta (…).
Nella selva Chico da ragazzetto che era si trasforma in uomo e cacciatore, Tahinà respira ancora l’amore, Joao sogna la vendetta, i cattivi sudano e incespicano senza percepire l’essenza della vita e della morte.
Barbara ci porta proprio tra le braccia di questa antica genitrice, come fossimo in una radura umida insieme ai nostri beniamini. Allarmati anche noi, confusi dalla natura nel suo spaventoso splendore, atterriti dalla sua terrificante sofferenza ma anche certi di essere al centro del ‘giusto’, nel posto da cui, ancora una volta, tutto può tornare retto, pulito, incorruttibile.
La selva cantava la sua canzone notturna, un coro di voci diverse, di richiami, di assolo, di fischi. Una grande platea animale commentava a modo suo i pensieri di Joao. In questo luogo fatato, al cospetto di fieri e sfortunati indigeni si compirà ogni cosa. L’ultima pagina del libro sarà ancora per lei, per la foresta pluviale: una richiesta di aiuto, un grido d’indignazione, una provocazione… Forse, però, anche una speranza. Da tenere stretta. Brava Barbara!
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‘A JATTA – di Cinzia Pierangelini – GBM editore
recensione di Barbara Becheroni
Alfredo dimentica. Nomi, persone, situazioni, cose. Come in un romanzo sudamericano, il mondo sembra destinato a svanire a causa di neuroni incapaci di ricordare. Malattia? Degenerazione dovuta a età non più giovane? Il passato si smembra, perde i confini. E Alfredo si chiede se la sua vita sia realmente esistita.
Andrea ricorda. Tutto. Dolori, umiliazioni, incomprensioni. Una vita galera, imprigionata da una X e una Y al posto di due X simmetriche. Un corpo sbagliato. Il passato che riemerge a ogni occasione. L’incomunicabilità con chi si amava e ormai se n’è andato, lasciando il rimpianto per quanto non si è riuscito a spiegare. Come scriveva De Andrè, una vertigine di anestesia, anzi, tante, tante vertigini di tante anestesie. E ormoni. E bisturi, bisturi, bisturi. Andrea ricorda, tutto.
Sembra una tragedia. Del resto siamo in Sicilia, anche se non sappiamo dove, esattamente. Ma tant’è, è sempre Magna Grecia. Il coro: gli amici di Alfredo, che sguazzano in esistenze grigiastre. Matrimoni squallidi, passatempi ordinari, figli così così. Un “murmuriari” costante e continuo. Su Andrea.
Alfredo ha offeso Afrodite, la dea dell’amore. Tanto tempo fa, in una stagione lontana in cui era belloccio e appetibile. Ha conquistato donne su donne, ci ha fatto sesso, si è divertito senza lasciare traccia. Era uno stallone, in gioventù. Ora non ricorda. Un nome, un viso. Una voce, un sorriso. Una carezza, il profumo dolce della pelle morbida. Afrodite ha punito così il maschio incapace di amare, l’egoismo sfrenato, il cacciatore ingordo. A volte capita. Afrodite sa essere crudele, con chi non cede ai suoi obblighi. Se non ami, non vivi. Se non vivi, non ricordi.
Andrea ha inseguito l’amore per tutta la vita. Lo ha cercato in ogni anfratto, in ogni angolo, in ogni luogo. L’amore è beffardo. Lo sanno tutti. Non puoi cercarlo, altrimenti fugge. Non puoi pretenderlo, se no si nasconde. Se lo sogni, si trasforma. Non lo si può raggiungere. Ti sembra di vederlo, ma era solo un’ombra, un miraggio che svanisce appena credi di averlo sfiorare.
Alfredo ha un amico coetaneo, Pippo, single come lui. La sua ancora di salvezza. Ma Pippo è destinato a tradirlo: si sposa. Alfredo resta solo. Solo, senza nulla da ricordare. Afrodite ha completato la sua vendetta. Lo sciupafemmine impenitente ormai altro non è che un uomo quasi vecchio. Totalmente solo. Solo con una gatta che apparteneva alla madre. Animale opportunista, bisbetico, un tantino snob.
Ma Afrodite è stanca. Stanca di vendette.
Qualcosa succede, in quel luogo indeterminato della Magna Grecia. Il cielo, sempre uggioso, si rasserena. Gli dei sorridono ai mortali.
Si sacrifica un’automobile. E Afrodite accetta il dono. Benedice l’amore. Lo fa volare così alto che perfino un eroe nemico, giovane e bello, di chiare doti e ingegno prontissimo viene sconfitto, perde il suo agone e fugge lontano, coperto di vergogna.
C’è tutto. Il “Deus ex machina”? La gatta.
Non era scontrosa. Aspettava il suo momento. Inno alla vita. Simbolo di maternità. La vita vince sempre. Su tutto.
Brava Cinzia, hai raccontato una storia limpida, perfetta nella sua semplicità, con uno stile preciso, essenziale, piacevolissimo da leggere. Belli i personaggi, dotati di vita propria, indipendente dal romanzo. I dialoghi sono ben costruiti, con quel tanto di vernacolo che dà un po’ di pepe al tutto. Un libro da leggere e da consigliare.
Tags: barbara becheroni, cinzia pierangelini, RECENSIONI INCROCIATE
Scritto domenica, 6 settembre 2009 alle 00:43 nella categoria RECENSIONI INCROCIATE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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