giovedì, 28 gennaio 2010
È MORTO SALINGER
Jerome David Salinger è morto oggi, 28 gennaio 2010, a Cornish, nel New Hampshire. Aveva 91 anni. Era nato a New York il 1° gennaio del 1919.
Celebre per il suo romanzo di formazione “Il giovane Holden” (The Catcher in the Rye), pubblicato nel 1951 (e divenuto libro-simbolo di diverse generazioni), Salinger era noto anche per la sua vita caratterizzata dal grande isolamento volontario (una sorta di “auto-reclusione”, secondo qualcuno). Una vita, la sua, sempre tenuta lontana dalle luci dei riflettori.
Pochissime le immagini disponibili, altrettanto rare le interviste rilasciate nel corso della sua particolarissima carriera da scrittore.
Il suo ultimo scritto - un racconto – apparve sul “New Yorker” nel 1965. Da allora, più nulla.
Secondo una specie di leggenda metropolitana, Salinger avrebbe lasciato, in una cassaforte, diversi dattiloscritti di romanzi inediti che avrebbero dovuto vedere la luce dopo la sua morte.
Vi domando:
Avete mai letto “Il giovane Holden”?
Che ricordo ne conservate?
Dedico questo spazio, alla memoria di questo grande e peculiare scrittore.
A voi, se volete, il compito di riempirlo con commenti, pensieri, notizie e considerazioni.
Massimo Maugeri
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AGGIORNAMENTO DEL 1° febbraio 2010
Vorrei approfondire i temi tracciati su questo post…
Nei giorni scorsi vi avevo chiesto di riempirlo con commenti, pensieri, notizie e considerazioni (e vi ringrazio per l’ampia partecipazione). Adesso, invece, vorrei soffermarmi sulle ragioni del successo de “Il giovane Holden“.
Mi chiedo (e vi chiedo)
Perché, a vostro avviso, questo romanzo è penetrato in maniera così forte nell’immaginario collettivo di intere generazioni?
Poi vi riporto questa frase di Antonio Scurati, estrapolata da questo articolo pubblicato su “La Stampa“: “non ho mai trovato molti motivi per appassionarmi al Giovane Holden ma ho, invece, avuto numerose occasioni di soffrirne gli eredi. Certo, l’epigonia è da tempo un problema universale, e non si può imputare agli archetipi i loro epigoni, ma con i maestri della levità il problema degli epigoni si fa particolarmente pesante“.
Cosa ne pensate?
Sull’inserto Domenica de Il Sole 24Ore di ieri (cfr. pag. 34), Rick Moody sostiene che “l’ultima parte del lascito di Salinger è sicuramente il suo silenzio. (…) Per alcuni questo silenzio è stato irritante, ma dal mio punto di vista è stato parte della spiritualità che contrassegna la sua opera più recente. È stato rispettoso, esteticamente coerente e riservato.”
Che ne pensate?
E – rimanendo al domenicale del Sole – dal suo contrappunto, Riccardo Chiaberge domanda: “Salinger sarebbe mai diventato un autore di culto, un’icona del Novecento, se avesse pubblicato non uno, ma dieci o venti romanzi come John Updike o García Márquez?”
Secondo voi?
Qui in basso, il servizio di Federica Borrelli su Rai Tre.
Massimo Maugeri
Tags: einaudi, il giovane holden, Jerome David Salinger, letteratitudine, Massimo Maugeri, Salinger
Scritto giovedì, 28 gennaio 2010 alle 20:01 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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