mercoledì, 23 maggio 2012
PER LUCIANO COMIDA…
Aggiorno questo post, per ricordare il nostro caro amico Luciano Comida scomparso un anno fa… il 20 maggio 2011.
Il pensiero di Luciano e le sue parole continuano a vivere in questo blog. Proprio oggi ho riletto un suo vecchio post pubblicato sulla rubrica “Michele Crismani secondo il mondo”.
Segnalo questo affettuoso articolo di Gordiano Lupi, pubblicato su LetteratitudineNews.
Ringrazio in anticipo chi vorrà ricordare Luciano nell’ambito di questo spazio a lui dedicato.
Massimo Maugeri
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Post del 22 maggio 2011
L’amico scrittore Luciano Comida ci ha lasciati il 20 maggio 2011. Oltre che per la sua rilevante produzione letteraria (incentrata soprattutto sulla letteratura per ragazzi, con pubblicazioni edite da Einaudi ragazzi e EL) e per i numerosi premi vinti, era noto per la militanza nella blogosfera con il suo Il ringhio di Idefix e per il suo contributo nel portare avanti magazine come Konrad.
Mi hanno sempre colpito la sua attenzione per la crescita culturale dei ragazzi, la sua voglia instancabile di incontrarli nelle scuole, il suo amore sconfinato per i libri, la sua passione trasversale per le letture… che lo portava a viaggiare dalle belle pagine di Ernesto Sabato (Luciano ha contribuito a far vincere all’autore sudamericano l’edizione 2010 del Letteratitudine Book Award, un gioco letterario condotto su questo blog) a quelle gotiche della letteratura dei vampiri (è stata determinante la sua partecipazione all’omonimo dibattito).
La notizia della sua scomparsa mi ha molto scosso, anche perché Letteratitudine nasce insieme ai commenti rilasciati da Luciano. Sono andato a controllare: il primo è datato 24 settembre 2006, nell’ambito di questo post.
Tempo fa avevamo aperto anche una sorta di rubrica intitolata: “Michele Crismani secondo il mondo”.
Michele Crismani è uno dei più importanti personaggi letterari creati da Comida. Lui lo presentava così, con l’umorismo tipico che sempre lo contraddistingueva: “Mi chiamo Michele Crismani, abito a Trieste, ho tredici anni e un problema: uno schifoso di nome Luciano Comida scrive, pubblica e fa tradurre in mezzo mondo dei bellissimi romanzi con me protagonista, arricchendosi così con lo sfruttamento del mio nome, della mia immagine e delle mie avventure”.
L’umorismo di Luciano – così come l’amore per i libri e per il prossimo – emerge da molti suoi scritti. È il caso – per esempio – del testo di questo suo intervento offerto nell’ambito di un convegno organizzato in una edizione del Festival della Letteratura di Mantova. Il tema è, per l’appunto, l’umorismo…
“Io ho la barba lunga e arruffata.
Ho la barba lunga e arruffata per molti motivi. Vi racconto quali: ho cominciato a farmela crescere appena mi sono spuntati sulla faccia i primi provvidenziali peli post-adolescenziali. Diventavo rosso in viso con imbarazzante facilità e la mia barbuzza mimetizzava la mia vergogna. Avevo (e ho tuttora) il viso grassottello e la barbuzza ingannava un po’. E poi c’era un’altra ragione: guadagnavo qualche mese in età e così, con la barbetta, aumentavano le mie possibilità di entrare al cinema dove si proiettava un film vietato ai minori di diciotto anni.
Adesso questi problemi li ho superati o perlomeno non costituiscono più un motivo di imbarazzo. E allora perché continuo ad avere la barba? Perché fa parte di me e perché la mattina, quando mi sveglio, vado in bagno, mi guardo allo specchio, mi vedo con la barba tutta storta e spettinata e allora accade un miracolo: mi faccio ridere da solo. E cominciare la giornata ridendo di sé stessi, mi sembra sempre un buon inizio.
Freud scrisse: “L’umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell’io, ma anche del principio di piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali”.
Credo perciò che il primo punto sia questo: per essere legittimati a ridere degli altri e dell’intero mondo, dobbiamo prima di tutto essere capaci di guardarci allo specchio, per sorridere oppure per sghignazzare di noi stessi, dei nostri difetti, del nostro modo di essere.
È decisivo, per le nostre singole vite, imparare a farlo.
Vorrei fare un paragone azzardato: il confronto tra il popolo ebraico e gli adolescenti.
Il popolo ebraico è stato perseguitato, disprezzato, massacrato, sterminato e diffamato per secoli e secoli. Eppure, gli ebrei hanno sempre trovato la forza e l’intelligenza di ridere, prima di tutto di sé stessi. La stessa Bibbia, a leggerla con attenzione, è ricca di humour. Vorrei ricordare solo un passo, tratto dalla Genesi, capitolo 18, versetti 22-32, quando Dio sta per annientare la città di Sodoma e Abramo interviene, contrattando con Dio.
Sentiamo le parole di Abramo: “Davvero tu vuoi distruggere insieme il colpevole e l’innocente ? Forse in quella città ci sono cinquanta innocenti. Davvero tu li vuoi far morire ? Perché invece non perdoni a quella città per amore di quei cinquanta ?”
Dio acconsente: se troverà quei cinquanta, Sodoma sarà salva.
Ma Abramo insiste. Proprio come se fosse in un mercato levantino ad abbassare il prezzo del peperoncino: “Ecco, io oso parlare al Signore anche se sono soltanto un povero mortale. Può darsi che invece di cinquanta ve ne siano cinque di meno. E tu, per cinque di meno, distruggeresti tutta la città ?”
Ancora una volta, Dio accetta.
E ancora una volta, Abramo torna alla carica: “Può darsi che ve ne siano solo quaranta”.
Dio risponde: “Io non la distruggerò per amore di quei quaranta”.
Non citerò tutto l’episodio, ma Abramo va ancora avanti, sempre al ribasso: trenta, poi venti, infine dieci innocenti.
Rispettosamente dice a Dio: “Non offenderti, mio Signore… Insisto ancora, Signore… Non adirarti, Signore”. Rispettosamente, molto rispettosamente; ma intanto tira la corda.
Un po’ come fanno gli adolescenti con papà o mamma.
Questo è solo un esempio, ma se ne potrebbero raccontare decine e decine, di passi umoristici della Bibbia.
E anche solo un’antologia di libri e di film sull’umorismo ebraico occuperebbe intere biblioteche e cineteche.
Forse, il popolo ebraico è riuscito a sopravvivere alla sua tragica storia grazie anche al proprio senso del comico, alla propria ironia ed autoironia.
Vi è però un altro gruppo di persone che vivono da secoli e secoli una condizione difficile. Un gruppo di persone che bene o male sopravvive, ma che in genere non possiede né ironia né autoironia. Questo gruppo di persone sono gli adolescenti.
Anni fa, venne fatta a un vasto campione di ragazzini e ragazzine italiane una domanda: “quando ti guardi allo specchio, cosa vedi ?”
La maggioranza degli adolescenti dette una risposta che ci deve far riflettere a lungo e profondamente. Risposero: “vedo un mostro”.
Ora, c’è un antidoto prezioso contro la vergogna di sé.
Questo antidoto, lo avrete intuito, è l’umorismo, è l’autoironia. È il riuscire a guardare me e le mie confusioni con uno sguardo il più possibile esterno. E questo sguardo è impietoso, questo sguardo ride di me e delle mie contraddizioni, questo sguardo mi salva.
È un antidoto prezioso, un talismano che, se non mi garantisce da solo la felicità, almeno contribuisce, insieme a tante altre cose, a illuminarmi l’esistenza.
Ma di solito gli adolescenti questo talismano non l’hanno ancora trovato. E forse addirittura ignorano che esista.
Come aiutarli ad entrarne in possesso ?”
È così che vorrei ricordare Luciano Comida. Mettendo in luce il suo amore per i libri, l’apertura verso gli altri. Il suo umorismo.
Chiedo a voi, che lo avete incontrato anche solo sulle pagine di questo blog, di lasciargli un saluto. Mi piacerebbe, anche, che – nel tempo – questo spazio si traducesse nella fase iniziale di un progetto finalizzato alla valorizzazione delle opere di Luciano. In tal senso chiedo l’aiuto di tutti coloro che lo hanno conosciuto (o che lo conosceranno in seguito, attraverso i suoi scritti): gli amici, i lettori, gli scrittori, i critici letterari e i giornalisti culturali; nonché gli enti locali e le istituzioni culturali di Trieste (la sua città).
Uno scrittore non morirà, fino a che i suoi testi continueranno a essere letti.
Ciao, Luciano. Ciao, amico caro.
Massimo Maugeri
p.s. Aggiorno il post inserendo alcuni video dove Luciano Comida interagisce con i ragazzi di una classe
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AGGIORNAMENTO DEL 25 MAGGIO 2011
Aggiorno il post, inserendo questo testo scritto da Luciano Comida. Ringrazio Walter Chiereghin per averlo messo a nostra disposizione.
Ecco cosa ha scritto Walter, in premessa:
“Sono un amico di Luciano da una vita. Non potete avere idea di come mi abbia commosso, continui a commuovermi questa straordinaria partecipazione di tutti voi, di tantissimi altri.
Allora vorrei farvi un regalo, se permettete.
Avevo prestato il mio netbook a Luciano, perché se ne servisse durante la degenza e, fin che ha potuto farlo, l’ha usato.
Ora Tatjana me l’ha restituito e sul desktop ho trovato un suo inedito, probabilmente gli appunti per un progetto di mini-racconti ispirati a sue riflessioni durante le ultime fasi della sua malattia.
Con il consenso di Tatjana, ecco a voi questo inedito”.
Grazie, Walter. Grazie, Tatjana.
Massimo Maugeri
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101 SEGRETI CHE HO IMPARATO LOTTANDO CONTRO IL TUMORE
di Luciano Comida
Per ognuno un miniraccontino
Le ideologie servono (e insidiosa è l’ideologia che nega le ideologie): una bussola per muoversi nel mondo senza sentirsi troppo smarriti
Accettare la propria (e altrui) fragilità
Davanti agli imprevisti (come il tumore) non si sa come reagiremo. E dunque non giudicare gli altri che reagiscono in un modo che non ci garba
Se oppure nonostante: col SE si costruiscono palazzi di sabbia che poi ci crollano addosso, col NONOSTANTE possiamo gustare ogni momento
Pagherei tutto l’oro del mondo: essere consapevoli che la situazione presente potremmo (in futuro) considerarla invidiabile. E dunque cercare di apprezzarla fin da adesso
Le critiche sono utili sempre e comunque: ci mettono davanti allo specchio e ci costringono a ripensare all’oggetto della critica. Che poi verrà modificato che la critica prevale oppure rafforzato se la critica non lo abbatte. Le critiche dunque devono essere distruttive
Parlar chiaro, “sì sì, no no”. Evitando il più possibile le ambiguità o le reticenze. Non vuol dire essere brutali ma sinceri
Dire solo ciò che si pensa ma non necessariamente dire tutto ciò che si pensa
Guardare nel proprio abisso, consapevoli che dentro di noi ci sono lati oscuri e insidiosi. Non nasconderlo sotto il tappeto né negarne l’esistenza
Ringraziare senza esitazione
Sputare via il veleno senza tenersi i rancori e le umiliazioni: il diario è uno dei mezzi per farlo. Così come scrivere l’elemento velenoso su un foglietto e poi distruggerlo
Dire che si ama: è inutile amare senza pastrocciar affettuosamente e coccolare esplicitamente questo amore
Rileggere e rivedere libri e film perché così acquistano spessore e noi con loro. E in più abbiamo l’evidenza di come cambiamo noi stessi
I libri ci leggono e i film ci guardano: ci dicono moltissimo di noi. Ecco perché ogni opera è diversa per ogni suo fruitore
E’ meno grave che se fosse peggio. E dunque (oltre un certo limite) piangersi addosso è inutile e controproducente
Nessun timore a piangere: è uno sfogo umano. Basta non abusarne
Costruirsi quotidiane oasi di serenità/piacere/rilassamento: sono aiuti nei momenti difficili.
Librerie dell’usato: il loro immenso fascino. Forse anche perché, non facendo il cacciatore di animali né il dongiovanni collezionista, gusto il piacere della ricerca
Diario: sfogo, punto della rotta, chiarire il nostro pensiero e sentire, a distanza di tempo ci fa vedere come cambiamo
Ridere di se stessi
Malattia e musica di Morricone: quando si affronta una malattia grave e si sta soli a guardare negli occhi il male, è come nei duelli nei film western quando parte la musica . Siamo soli, noi e la malattia. Non contano nulla i soldi o il potere ma solo la rete dei nostri affetti, che stanno attorno a noi
Non abbandonare le abitudini piacevoli anche (e soprattutto) quelle piccole: scandiscono ritmi, colmano le giornate, ci rafforzano, ci gratificano
Signore, dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare. Signore, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare. E soprattutto, Signore, dammi la saggezza di distinguere tra esse
Alla fine dei tempi, Dio trionferà con la gioia e la vita eterna. Ma su questa terra, nei tempi della storia umana, Dio non è onnipotente.
70 volte 7: la fretta spesso (anche se non sempre) ci consiglia male.
Mantra per riaddormentarsi: ognuno si scelga il suo. Il mio è attaccarmi a una frase letta e ritoccarla, analizzarla, modificarla, riassaporarla…
Dire “ho sbagliato, è colpa mia…”. Non esitare mai ad ammettere le proprie colpe e responsabilità. Non esitare né davanti agli altri né davanti a noi stessi
Pagliuzza e trave: noi perdoniamo con indulgenza a noi mille e mille nefandezze. Perché dunque essere spietati col prossimo?
Scrivere subito le cose prima di dimenticarle: sono come i sogni e svaniscono.
Godere del piacere o gioia dati: non essere avari di se stessi e delle proprie azioni
La scuola serve: a stuzzicare la curiosità, a scoprire che tutti siamo infinitamente ignoranti, a non vergognarsi di non sapere, a non esitare a chiedere, a pretendere chiarezza, a imparare che è bellissimo imparare
Esibire i propri difetti o imbarazzi ci aiuta a sopportarli.
Non mollare mai: come nelle partite di calcio, il risultato può ribaltarsi in pochi minuti dallo 0-2 al 3-2
Posso morire tra due minuti e dunque ogni istante è preziosissimo
Nella storia non c’è mai stato né mai ci sarà un altro essere umano come me, che essendo unico sono preziosissimo. Ma (analogamente) ciò vale per ogni altra persona. E devo comportarmi di conseguenza
Non sono solo ma in mezzo a una rete di relazioni che si arricchisce di continuo
Non scherzare col fuoco dell’attrazione sessuale: il miglior modo per non tradire è non fare nemmeno il primo passo
L’amore è una pianta che va nutrita accudita bagnata protetta coccolata ogni giorno e ogni giorno
Le cose più belle (amore, stima, amicizia, fantasia, humour) sono gratis
Non guardare la tv accesa: una sfida per sconfiggere il suo potente richiamo
La prevenzione fisica è (banalmente) importante. Purtroppo ce ne accorgiamo solo quando è tardi
Una parola alla volta (disse Stephen King a chi gli chiese come fa a scrivere libri così lunghi). Lo stesso è per noi, in ogni cosa che facciamo
Dire BASTA e non subire ancora perché si è cominciato a subire
Peggio fare un torto che subirlo: il male fatto torna su come un boccone mal digerito
E’ peggio il silenzio degli onesti delle azioni degli uomini malgavi (disse Martin Luther King)
Guardare con gli occhi degli altri ci insegna a vedere che il nostro punto di vista non solo non è unico ma può anche essere sbagliato. Comunque, limitato
Nessun timore di non sapere e di ammettere la nostra ignoranza/incompetenza
Nessun timore a non capire: chiedere sempre spiegazioni e pretenderle
Abbracciare è un grande gesto di accoglienza e condivisione
Concedersi qualcosa, ogni giorno. Farsi dei piccoli regali
Arrabbiarsi con Dio è salutare anche per un credente: quella con Dio è una relazione vera e propria
Meditare aiuta a rilassarsi, a entrare dentro di noi, a sentirsi parte dell’Universo
Cucinare senza ricetta è piacevole, una continua scoperta sensoriale
Libertà ed eretici: come disse Cioran, interessa solo a loro. Per molti, la libertà è fonte di angoscia
Non conta solo il detto ma chi lo ha detto (Karl Kraus)
Molte persone non vogliono star meglio perché sono terrorizzate dal cambiamento e/o perché non pensano di meritare i miglioramenti
Giustizia e libertà e accoglienza, insieme: separati generano mostri e mostriciattoli
Mezzi e fini non devono essere separati: i mezzi ci dicono moltissimo sui fini
Basta un nonnulla per farsi male o morire: attenzione sempre, senza ossessioni ma con saggia prudenza
I rimorsi sono peggio dei rimpianti
Dalla colpa si esce come Giuda o come Pietro, schiacciati dal proprio passato oppure partendo da esse
Votare sempre: se no, lasciamo spazio ai peggiori
Il dissenso non va tollerato ma fomentato (come diceva John Stuart Mill)
La gloria tra quattro mura supera lo splendore degli imperi (Cioran)
Svegliarsi e sorridere è meglio che svegliarsi col muso
Il comportamento a specchio: spessi ci trattano come noi li trattiamo. O comunque abbiamo fatto il possibile
Ci vuol più coraggio a dire “ho paura” che a fare pericolose fesserie perché si è terrorizzati ad ammettere al gruppo che abbiamo paura
Riso allo zafferano (a casa di Lalla) e dunque dire la verità, garbatamente ma chiaramente
Crescere non è rinnegare il se bambino, ma inglobarlo in noi e farlo vivere in una “struttura” più ampia e matura
Il punto di vista (Italia-Francia e i gol vissuti in modo opposto dai rispettivi tifosi) degli altri va sempre accolto
Domande stupide? Esistono solo risposte stupide
Il primo scopo di uno scrittore è costringere il lettore a voltar pagina (Maugham)
Non vergognarsi di vergognarsi
L’album delle preziose figurine (affetti, libri, film, musiche, gesti…) da custodire e incrementare dentro di noi. Anche per poterlo sfogliare e utilizzare nei momenti difficili
Addestrarsi all’ambidestrità: a facoltà diverse e opposte
Dare cinque felicità al giorno agli altri
Ringraziare sempre chi lo merita
Non giudicare i poveri di spirito (hanno poco e quel poco lo utilizzano)
Stolti e poveri di spirito (furbetti e sempliciotti)
Darsi obiettivi precisi ma realistici: nei momenti difficili aiuta avere un traguardo chiaro e raggiungibile
Guardare in faccia la realtà, anche di una brutta malattia
Tags: luciano comida
Scritto mercoledì, 23 maggio 2012 alle 23:55 nella categoria A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, MICHELE CRISMANI SECONDO IL MONDO (di Luciano Comida). Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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