venerdì, 31 ottobre 2014
Osservatorio LitBlog n. 34
(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
Calvino non basta mai
(da minima et moralia)
Non sono mai abbastanza le riflessioni e le letture su lui e sulla sua vastissima opera, perciò ho letto con estremo interesse il pezzo su Calvino che vi segnalo. Spesso quando parliamo di scrittura troviamo l’espressione “creativa” accanto alla parola che designa l’atto dello scrivere, cosa in particolare creiamo quando immaginiamo e quando traduciamo ciò che sentiamo dentro di noi in storie? Forse partiamo da ciò che conosciamo di più, dalle vite che ci sono dentro ed accanto, dalle cose che vediamo e dalle emozioni che noi stessi proviamo. Siamo certi di creare qualcosa in questo modo?Potremmo anche dire il contrario, cosa distruggiamo quando scriviamo? Calvino tentava di distanziarsi dal sé più intimo, diventare leggero, farsi altro da sé. Tuttavia in quel tentare una distanza nel percorso di una ricerca di assoluta oggettività c’era il trovare la parte più autentica di se stesso. E forse quella di chiunque poi avesse letto le sue parole. Severo sempre con se stesso, puntuale nelle revisioni, attento nella riscrittura, ci svela ancora segreti affascinanti ed utili sulla sua scrittura e su di lui.
Per saperne di più leggete qui…
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Il giudizio collettivo come condanna
(da Lipperatura)
(continua…)
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