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martedì, 19 settembre 2006

UN CAFFE’ LETTERARIO VIRTUALE

Il blog, come molti di voi sapranno, è una sorta di diario telematico. Una via di mezzo tra un sito internet, una rivista on-line e un forum telematico.

I blog “fioccano” sulla rete. Ne trovate per tutti i gusti e su ogni argomento. Letteratura compresa.

Soprattutto per quanto riguarda la letteratura c’è chi sostiene che il blog possa essere, in un certo senso, un surrogato dei vecchi e mitici caffè letterari dove gli artisti – scrittori compresi – solevano riunirsi per scambiare le loro esperienze artistiche e quotidiane. Di quei caffè letterari rimane il nostalgico ricordo e i bar che sono sorti (e che sorgono) all’interno di alcune librerie non sembrano capaci di conquistare quel ruolo glorioso di punto d’incontro tra artisti e letterati.

E dunque i blog letterari. Questo l’obiettivo di “Letteratitudine”. Un luogo d’incontro virtuale dove poter scambiare informazioni, notizie, punti di vista su argomenti culturali e letterari. Attendo vostri contributi che potrete inviare, se lo credete, all’indirizzo di posta elettronica: letteratitudine@gmail.com

A proposito… sull’argomento blog e caffè letterari vi segnalo un interessante articolo di Sandra Petrignani uscito su un numero di “Panorama” del mese di marzo. Chi vuole può leggerlo cliccando qui.

A presto.

Massimo Maugeri


Scritto martedì, 19 settembre 2006 alle 22:56 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

18 commenti a “UN CAFFE’ LETTERARIO VIRTUALE”

Grazie per il link.
Lo leggerò volentieri.
Un saluto

Postato martedì, 19 settembre 2006 alle 23:48 da Scipione


Mi sembra una bella iniziativa. Sono pronta a seguirti.

Postato giovedì, 21 settembre 2006 alle 11:12 da Anna


Ti seguo volentieri!

Postato domenica, 24 settembre 2006 alle 18:41 da MariaGiovanna


Complimenti!!!
“Letteratura+Attitudine”
Vi seguirò ed interverrò con piacere.
Lucagal

Postato sabato, 30 settembre 2006 alle 14:45 da lucagal


Benvenuto tra noi Luca. E grazie mille.
Confido sul tuo contributo.
A presto.
Massimo

Postato sabato, 30 settembre 2006 alle 14:59 da Massimo Maugeri


grazie per l’invito, speriamo in una proficua collaborazione. A presto. Libreria Il Fiore d’Oro
-Anna e Pier-

Postato martedì, 3 ottobre 2006 alle 14:26 da Anonimo


Saluto Anna e Pier della libreria Il Fiore d’Oro. Grazie per essere passati da queste parti.

Postato martedì, 3 ottobre 2006 alle 22:09 da Massimo Maugeri


A proposito del commento di Lucagal. Mi chiedevo invece se “Letteratitudine” non stesse per “latitudine lettera(ria)(tura)”???
Nel caso invece di “letteratura + attitudine”, mi parrebbe più carino “Letterattitudine”. Possibile?
a presto.

Postato mercoledì, 4 ottobre 2006 alle 21:21 da LogicaMente


Ciao Logicamente.
A essere sinceri “Letterattitudine” mi sa un po’ di dialetto sardo, non trovi?
Grazie comunque per esser passato da queste parti.

Postato giovedì, 5 ottobre 2006 alle 00:45 da Massimo Maugeri


Volevo chiederti se hai letto il romanzo “Gli occhi oltre il cielo”di Giuseppe Calocero. Io l’ho letto e l’ho trovato originale e molto interessante. Ciao.

Postato lunedì, 9 ottobre 2006 alle 19:00 da Massimo


Massimo, vuole la registrazione il link che segnali..
Sai è un luogo che ho addirittura sognato di creare e lo creammo io ed alcune colleghe per un Master
( naturalmente è una simulazione)
http://www.e-mantac.com/libri%20e%20cioccolata/

Postato lunedì, 9 ottobre 2006 alle 20:33 da Marzia


Marzia, grazie per la segnalazione. Quando scrissi il post il link era attivo senza registrazione.

Messaggio per iuppiter10@hotmail.com (che si firma con “Massimo”). E’ già la seconda volta che segnali il romanzo “Gli occhi oltre il cielo”. L’avevi già fatto nel post “L’ombra della Massoneria” firmandoti come Nadia ( athena2010 at msn.com).
Il tuo indirizzo IP, guarda caso, è lo stesso in entrambi i messaggi. Penso che il messaggio sia stato colto, non trovi? Comunque… in bocca al lupo per il tuo romanzo. E se ti va partecipa pure al blog scrivendo anche di altro. Ti aspetto.

Postato lunedì, 9 ottobre 2006 alle 23:52 da Massimo Maugeri


Gentilissimi frequentatori del blog, gentilissimo Massimo, mi sembra importante che una pagina dedicata alla letteratura come la vostra ospiti oggi, data di nascita di Pablo Neruda, questo appello teso a salvaguardare la memoria e l’eredità morale del poeta Cileno. Grazie infinitamente.

Francisco Velasco è un testimone speciale della vita di Pablo Neruda, dato che assieme a quest’ultimo comprò quel terreno in quel particolarissimo lembo di Valparaíso sul quale i due avrebbero edificato le rispettive case. Tanta vicinanza – che era ovviamente anche comunanza spirituale – fece sì che Velasco potesse condividere molti aspetti della quotidianità ed alcuni dei pensieri più intimi del poeta. Di grande importanza ed attendibilità è dunque la sua testimonianza quando, nel libro da lui scritto El gran amigo, narra di una cartolina di Neruda speditagli da Parigi, con un’immagine della Cattedrale francese di Notre-Dame, ed il commento, tipico dell’umorismo nerudiano: “Eccoti un piccolo modello d’edificio per Cantalao”.

Cantalao. Velasco sapeva bene a cosa alludesse Neruda, e lo spiega altrettanto bene a noi tutti:

Cantalao era il nome del progetto che il poeta aveva in mente di un luogo edificato appositamente come una sorta di colonia per giovani scrittori, affinché potessero lì trascorrere lunghi periodi “consacrati a scrivere senza preoccupazioni”, nemmeno quelle di natura economica, dato che sarebbe stato compito di una Fondazione nerudiana finanziarlo e amministrarlo.

Cantalao trae origine dal libro di Pablo Neruda El habitante y su esperanza, che cominciava con un “Ahora bien, mi casa es la última de Cantalao”.

Cantalao è ora anche il nome e il simbolo che ergiamo contro il grande tradimento che putroppo si è compiuto contro Pablo Neruda, e che qui, dettagliatamente, descriveremo.

Quando Matilde Urrutia, ultima moglie di Neruda, morto ormai Pablo, decise di portarne avanti la volontà testamentaria, optò per una figura d’avvocato che avrebbe dovuto essere sinonimo di fedeltà verso gli ideali nerudiani. Questo avvocato era, ed è, infatti, il fratello di Aida Figueroa, militante comunista, amica del premio Nobel fin dai tempi in cui questi era ancora sposato con Delia del Carril: stiamo parlando di Agustín Figueroa.

Di fronte a questi trascorsi, Matide non ebbe dubbi. Quello che accadde in seguito smentisce questa sua scelta compiuta in buona fede.

Ma procediamo con ordine: esiste una società, chiamata Cristalerías De Chile; se si va a controllare presso il sito di questa società (http://www.cristalchile.cl), è possibile verificare come, nel consiglio direttivo compaia proprio il nome di Agustín Figueroa. Il presidente di Cristalerías De Chile è invece Ricardo Claro. Ora, chi è Ricardo Claro?

A fornirci qualche indicazione in più circa l’identità di Claro ci viene in soccorso un documento declassificato della CIA, il servizio segreto degli Stati Uniti d’America che tanta parte ebbe nel deporre Allende e spianare il cammino alla dittatura. Questo documento è la trascrizione della conversazione estremamente riservata – dato che è quella intercorsa tra l’allora Segretario di Stato degli USA Kissinger ed il dittatore pinochet – avvenuta ai margini dei lavori della OEA (Organización de los Estados Americanos) in data 8 Giugno 1976, ovvero, quando il regime militare cileno già ampiamente aveva svolto e continuava a svolgere la sua orribile opera di tortura e morte. Come si può intuire, a tale riunione – talmente riservata e delicata da costituire oggetto di un documento classificato come TOP SECRET da parte della CIA – poteva partecipare in campo cileno solo chi fosse totalmente sodale con la dittatura. Di che persona stiamo parlando dunque? La risposta è: Ricardo Claro.

Claro non solo è autorizzato ad assistere senza problemi, ma interviene più volte, ad esempio per tentare di convincere Kissinger che proprie fonti lo hanno informato che esisterebbe un pericolo di attacco da parte del Perù, aiutato secondo lui dai Cubani, e per dar forza alle proprie argomentazioni cita un incontro avuto con esperti militari USA nel 1974 durante il quale avevano discusso della situazione in Angola.

Claro è dunque con evidenza uomo perfettamente omogeneo al regime militare che ha insanguinato il Cile per 17 anni, ai vertici della gerarchia e della fiducia del dittatore pinochet, tanto da essere anche parte, quale assistente del Ministro degli Esteri Ismael Huerta, del governo che il generale mise in piedi.

Come arrivò Claro a posizioni di tanto rilievo nella nomenclatura del regime? C’è chi delle idee su questo, purtroppo, ce le può fornire. Dico purtoppo perché queste idee se l’è dovute formare sulla propria pelle, attraverso la sofferenza per la perdita di un familiare, come è il caso di Mario Fernández, che vide consegnare ai carabineros suo fratello ed altre persone che come lui lavoravano per Cristalerías De Chile, nel mentre Claro continuava tranquillamente a comandare questa sua azienda: sia il fratello che gli altri verranno tutti ritrovati morti in varie vie di Santiago, con numerosi segni di tortura e trafitti da pallottole. È forse questo il motivo per cui, quando Jaime Castillo Velasco e Andrés Zaldívar tentarono di far giungere ad alcuni membri dell’OEA documenti che denunciavano le torture, le morti, le scomparse che in quel momento, di continuo, avvenivano in Cile, fu proprio Ricardo Claro ad accusarli di tradimento? O la spiegazione del fatto che, tutt’ora, dalle frequenze del canale TV MEGA – anch’esso di proprietà di Claro – risuoni la voce di Padre Hasbún, un prete che durante il regime magnificò l’operato di pinochet, e che ai giorni nostri sostiene che il tentativo di mettere sotto processo il dittatore quando venne arrestato a Londra nel 1998 ha dato a pinochet sofferenze paragonabili a quelle di Cristo sulla Croce?

Chi cerca di smentire Mario Fernández? Agustín Figueroa. Chi non si è mai dimesso da una azienda il cui proprietario, Claro, era parte integrante – come abbiamo appena visto – del regime militare? Agustín Figueroa. Un insano matrimonio d’affari tra i due – Claro e Figueroa – che non si limita alla sola Cristalerías Chile; Figueroa vede infatti legato il suo nome a posizioni di vertice all’interno di numerosissime altre aziende di Claro: vicepresidente della Viña Santa Rita; presidente del consiglio direttivo di Marítima Inversiones, una holding che controlla la Compañía Sudamericana de Vapores; presidente del consiglio direttivo da ben oltre due decenni di Termas de Puyehue (che controlla l’Hotel e l’omonima acqua minerale, oltre a Termas Aguas Calientes), nonché dirigente di ancora altre due imprese del pluriforme Claro.

Matrimonio che ha prodotto la nascita di un orrendo figlio incestuoso, generato dall’aver investito, Figueroa, tutti i proventi derivanti dalla gestione della Fondazione Neruda che per malasorte dirige proprio a favore della già ricordata Cristalerías Chile del pinochettista Ricardo Claro. Siamo qui di fronte a un paradosso clamoro e doppio, poiché non solo Figueroa investe a favore di una azienda di cui è lui stesso il direttore (da qui l’aggettivo usato: incestuoso), ma addirittura cosí facendo finanzia un personaggio chiave della sanguinaria dittatura cilena con soldi provenienti dagli incassi per diritti d’autore e quant’altro di un uomo, Neruda, che si era prodigato per tutta la propria esistenza a favore della libertà ed esprimendo la più totale condanna del pinochettismo, regime da cui venne perseguitato!

Come risponde Agustín Figueroa a queste critiche? Nel peggiore dei modi: spendendosi tuttoggi in sperticate, imbarazzanti, e ricambiate lodi nei confronti di Ricardo Claro.

Cosa garantisce ad Agustín Figueroa tanta libertà di manovra, anzi, così tanta spregiudicatezza? L’essere riuscito, nel corso degli anni, attraverso azioni arbitrarie e sommamente discutibili, a trasformarsi nel padrone assoluto della Fondazione Neruda: rende il suo incarico di Presidente della fondazione vitalizio, e altrettanto fa con l’incarico degli altri membri che provvede ad introdurre nel direttivo; membri che, guarda caso, sono sua sorella Aida Figueroa, sua moglie Marcela Elgueta, il suo socio Jorge Del Río.

Ma la tragica storia del tradimento perpetrato dalla Fondazione Neruda proprio nei confronti del poeta di cui porta il nome non finisce qui: Figueroa si è fatto scudo di una legge, il così detto “Provvedimento anti-terrorismo”, che era stata messa in piedi proprio dalla dittatura; e non solo, si è fatto scudo di questa legge purtroppo non ancora abrogata per propri interessi personali. Il 12 Dicembre 2001, infatti, ebbe luogo un incendio forestale nella proprietà che Figueroa possiede nella comuna di Traiguén, IX Regione. Sebbene i sospetti si appuntassero subito contro un gruppo di Mapuche, questi vennero totalmente scagionati da un regolare processo. Ma profittando del suo potere, della sua funzione d’avvocato e professore di Diritto di grido, nonché della sua ben nota capacità di influenzare i membri della Corte Suprema del Cile – sia perché è loro intimo amico, sia perché membro del Tribunale Costituzionale – Figueroa riuscì a far pronunciare proprio a questa Corte una sentenza tragicamente storica, nel senso che, per l’appunto utilizzando il citato “Provvedimento anti-terrorismo”, fece dichiarare gli imputati – gli stessi precedentemente prosciolti – colpevoli non già perché avessero effettivamente commesso il fatto, ma perché costituirebbero una minaccia terroristica, liberandolo così dal fastidio di dover rispondere con altri mezzi alle importanti, scomode domande che proprio i Mapuche stavano sollevando sul comportamento latifondistico “selvaggio” suo e di suoi certi amici.

Che insulto sia – alla giurisprudenza e non solo – quanto commesso da Figueroa, lo spiega perfettamente la lettera aperta pubblicata dal deputato socialista Alejandro Navarro:

“Lei ha utilizzato la legge e i diritti che le sono riconosciuti in maniera scriteriata, irrazionale e spropositata. Qualcosa apparentabile a quello che compiono alcuni avvocati senza etica: mistificano la realtà durante i processi, utilizzano leggi pervertendo le finalità delle stesse, in cerca dei cavilli più pretestuosi, le vie più distorte ed i risultati più vergognosi (…). Lei ha mantenuto un comportamento antietico e immorale (…). Non dubito affatto che lei intenda di che argomenti legali sto parlando, dato che è professore di Diritto”.

Inoltre, è impossibile non osservare come Figueroa abbia così gratuitamente colpito i Mapuche, popolo indigeno che abitava il Cile prima dell’arrivo dell’invasore spagnolo, e popolo che viceversa Neruda aveva sempre stimato e protetto.

Non stupirà a questo punto sapere che la Fondazione, sempre sotto la presidenza nefasta di Figueroa, sia arrivata al tentativo di cancellare totalmente il passato comunista di Pablo Neruda, cercando di far ritirare dal mercato un libro che riportava i discorsi parlamentari di Neruda con la risibile giustificazione che c’erano da pagare i diritti d’autore, quando qualunque discorso parlamentare è per definizione un atto pubblico, e censurando di fatto un poema – Atención – in cui Neruda si rivolgeva alla gioventù comunista del Cile affinché si impegnasse nella propria lotta. Il poema, non pubblicato dalla Fondazione Neruda – che ha dichiarato, per bocca del suo direttore di allora, che se ne sarebbe dimenticata (!!) – ha trovato invece per fortuna ben diversa accoglienza da parte della Fondazione Delia del Carril.

Del sogno di Neruda, della sua splendida Cantalao che avrebbe dovuto ospitare gratuitamente giovani scrittori per permettere loro di creare senza preoccupazioni non resta, purtoppo, nulla, affossato come è da Figueroa, che tratta Neruda come un impresario tratta un marchio per far soldi, e investendo il denaro che ne ricava girandolo a favore di un uomo come Ricardo Claro, personaggio del regime sanguinario di pinochet, regime che Neruda, in una spietata e lucidissima analisi compiuta in uno dei suoi ultimissimi componimenti, ebbe a descrivere come comandato da iene voraci e infernali.

===================

Oggi, 12 Luglio, anniversario della nascita di Pablo Neruda, promuoviamo un’iniziativa affinché in Europa e nel Mondo si sappia chi è davvero Figueroa, della sua infame lotta contro i Mapuche ed i Diritti Umani e della sua amicizia con Ricardo Claro, uomo della dittatura pinochetista. Chiediamo che Bono, Mario Benedetti, Antonio Skármeta, Julie Christie, Carlos Fuentes, Hernán Loyola, Volodia Teitelboim, rinuncino alla medaglia Pablo Neruda quale importante gesto simbolico del fatto che non condividono l’attuale gestione della Fundazione Neruda.

Qualsiasi individuo o associazione intenda aderire a questa iniziativa può mandarmi una email con il proprio nome.

Sentitamente,
Michele Metta
http://islainfinita.altervista.org
correoda@hotmail.com

____________________________________________

VERSIONE SPAGNOLA

Francisco Velasco es un testigo especial de la vida de Pablo Neruda, siendo que junto al poeta compró aquel solar en aquella extremidad tan particular de Valparaíso en que los dos edificaron las casas de ambos. Esa cercanía así grande – que era obviamente también una comunión espiritual – permitió que Velasco pudiera compartir mucho de la vida cotidiana y unos de los pensamientos mas íntimos de Pablo Neruda. Por lo tanto, es enormemente importante y fidedigno su testimonio cuando, en su libro El gran amigo, cuenta de un postal de Neruda llegado de París, con una imagen de la Catedral francesa de Notre-Dame, junto al comentario, típico del humorismo nerudiano: “Este es un modelito de edificio para Cantalao”.
Cantalao. Velasco bien lo sabia lo que entendía Neruda con esta palabra, y lo explica igualmente bien a nosotros:
“[Neruda] compró un pequeño terreno (…) que denominó Cantalao. (…) Estaba destinado, en el futuro, a una especie de colonia, de escritores jovenes que pasaran allí períodos largos, consagrados a escribir sin preocupaciones, [siendo que] todo esto sería financiado y administrado por una Fundación Nerudiana, también por crearse”.
Cantalao trae origen del libro de Pablo Neruda El habitante y su esperanza, que empezaba con un “Ahora bien, mi casa es la última de Cantalao”.
Cantalao es ahora también el nombre que levantamos, el símbolo contra la horrible traición que desdichadamente cumplieron contra Pablo Neruda, y que aquí, en detalle, desvelaremos.
Cuando Matilde Urrutia, ultima esposa de Neruda, Pablo muerto, decidió de cumplir las disposiciones testamentarias de él, optó por un abocado que habría tenido que ser sinónimo de fidelidad y respecto de los ideales nerudianos. El abocado en efecto era, y es, el hermano de Aida Figueroa, militante comunista, amiga del premio Nobel desde el periodo en que él aun estaba junto a Delia del Carril: estamos hablando de Agustín Figueroa.
Lamentablemente, lo que pasó después desmiente lo que Matide había actuado de buena fe. Vamos a explicar porque.
Existe una empresa llamada Cristalerías De Chile; ingresando en el sitio web de esta (http://www.cristalchile.cl), podemos averiguar que, en el directorio hay exactamente el nombre del mismo Agustín Figueroa. El presidente de Cristalerías De Chile es Ricardo Claro. Ahora, quién es Ricardo Claro?
A darnos indicaciones acerca de la identidad de Claro Claro nos ayuda un documento declasificado de la CIA, los servicios secretos de los EE.UU., que tuvieron un rol enorme en el derrocamiento de Salvador Allende y en el allanar el cammino a la dictadura. El documento es la transcripción de la conversación extremadamente riservada – dado que es aquella entre el Secretario de Estado de los EE.UU. Kissinger y el dictador pinochet – ocurrida al margen de la reunión de la OEA (Organización de los Estados Americanos) el 8 de Junio 1976, quiere decir cuando el régimen militar chileno ya ampliamente había empezado con su horrible actividad de tortura y muerte. Como se puede intuir, a esta conversación – talmente reservada y delicada que es parte de un documento clasificado TOP SECRET de la CIA – podía participar en campo chileno solamente quien fuera totalmente integrado en la dictadura y de acuerdo con sus violencias. De quién estamos hablado? La respuesta es: Ricardo Claro.
Claro no solamente tiene autorización a estar allí sin problemas, pero intervine muchas veces, por ejemplo para tratar de persuadir Kissinger que existía el peligro de una agresión por el Perú, con la ayuda, el dice, de los Cubanos, y para fortalezar sus argumentaciones cita un encuentro con expertos militares de los EE.UU. en el 1974, durante el cual había conversado de la situación en Angula.
Claro es evidentemente persona perfectamente homogénea con el régimen militar que ensangrentó a Chile para 17 años, es un hombre en la cumbre de la jerarquía y de la confianza del dictador pinochet, tanto que está tambien, en el rol de asistente del Ministro del Exterior Ismael Huerta, en el gobierno que el general comandó.
Como llegó Claro hasta esta posición tan relevante en la nomenclatura del régimen? Existe quien, lamentablemente, unas ideas acerca de eso, las tiene. Digo lamentablemente porque esa idea ha tenido que formarla en su propia piel, por tramite del sufrimiento por la muerte de un familiar; es lo que pasó a Mario Fernández, el cual miró entregar a los carabineros a su hermano y a otros trabajadores de Cristalerías De Chile, mientras que Claro continuaba tranquilamente comandando esta empresa suya: tanto a su hermano como a los demás los encontrarán sin vida en diferentes calles de Santiago, con muchísimos signos de tortura y de balas. Puede ser esa la razón por la cual, cuando Jaime Castillo Velasco y Andrés Zaldívar trataron de informar unos de los miembros de laOEA de las torturas, de los muertos, de los desaparecidos que en aquel momento, a menudo, había en Chile, fu propio Ricardo Claro que los acusó de ser traidores de la Patria? O la explicación del porque, ahora aun, de las frecuencias del canal de la televisión MEGA – igualmente de Ricardo Claro – resuena la voz de Padre Hasbún, cura que durante el régimen magnificó pinochet, y que hoy die declara que el intento de procesar el dictador cuando arrestaron pinochet en Londres en 1998 ha causado al general sufrimientos comparables a los de Cristo en la cruz?
Quién trata de desmentir Mario Fernández? Agustín Figueroa. Quién es que jamás se retiró de una empresa cuyo dueño es Claro, parte integrante – come acabamos de mostrar – del régimen militar? Agustín Figueroa. Un insano matrimonio por negocios entre los dos – Claro e Figueroa – que no se limita a la sola Cristalerías Chile; Figueroa está al cumbre de muchisimas otras empresas de Claro: vicepresidente de la Viña Santa Rita; presidente del directivo de Marítima Inversiones, una holding che controla la Compañía Sudamericana de Vapores; presidente del directivo hace mas que 20 años de Termas de Puyehue y dirigente de otras dos empresas de Ricardo Claro.
Matrimonio de que nació un hijo horrible e incestuoso, generato de las inversiones por Figueroa de todo el ingreso de la Fundación Neruda, que desdichadamente dirige, a favor propio de Cristalerías Chile del pinochetista Ricardo Claro. Esto es de verdad un paradoxo clamoro y doble, siendo que no solo Figueroa invierte a favor de una empresa de que él mismo es el director (por eso usamos la palabra incestuoso), pero tambien financiando un personaje importantisimo de la sanguinaria dictadura chilena con el dinero de los derechos de autor (y no solo) de un hombre, Neruda, que por toda su vida había luchado para la libertad y condamnando totalmente el pinochetismo, régimen que lo odiaba!
Cómo contesta Agustín Figueroa a esas criticas? En la manera peor: poniendo por las nubes a Ricardo Claro, desde las cuales Claro lo llama para que Figueroa vaya sentandose a su derecha.
Qué permite que Agustín Figueroa tenga así tanta libertad de maniobra, o mejor, así tanta desaprensión? El haber obtenido, a través de operaciones arbitrarias y sumamente discutibles, una posición de predominio total en la Fundación Neruda: rinde su función de Presidente de la Fundación vitalicio, y eso mismo es lo que hace con los otros miembros de su familia, que pone en el directorio de la Fundación, y que, mira tu, son su hermana Aida Figueroa, su esposa Marcela Elgueta, il su socio Jorge Del Río.
Pero la trágica historia de la traición por la Fundación Neruda propio del poeta de que tiene el nombre no termina aquí: Figueroa utiliza la “Ley antiterrorista”, que es una ley creada por la dictadura, para mantener sus proprios interéses. El 12 de Diciembre 2001, en efecto, ocurrió un incendio forestal en la propriedad que Figueroa tiene en la comuna de Traiguén, IX Region. Aunque los sospechos fueran de inmediato contra a un grupo de Mapuches, esos fueron declarados totalmente inocentes en un regular juicio. Pero, aprovechándose de su poder, de su rol de abocado y profesor de Derecho muy famoso, y también de su bien conocida capacidad de influenciar los ministros de la Corte Suprema de Chile – siendo amigo intimo de ellos y miembro del Tribunal Constitucional – Figueroa consigue que la Corte emita una sentencia trágicamente historica, en el sentido que, proprio utilizando la “Ley antiterrorista”, declara que los imputados – los mismos que antes habían obtenido llena absolución – culpables no porque fueran los que habían encendido la casa de Figueroa, pero porque serían una amenaza terrorista, liberando de esa manera Figueroa da la complicación de contestar con otros medios a las importantes, incomodas preguntas que los Mapuches mismos estaban haciendo acerca del latifondismo”salvaje” de Figueroa y de unos de los amigos de él.
Que insulto sea – a la jurisprudencia y no solo a esa – lo explica perfectamente la carta abierta del deputado socialista Alejandro Navarro:

“Ud. ha utilizado las leyes y los derechos reconocidos por ella con descriterio, de manera irracional y desproporcionada. Es algo parecido a lo que hacen algunos abogados sin ética: muestran en juicio lo que no es real, alegan leyes pervirtiendo sus fines, buscan los resquicios más injustos, las vías más aviesas y los resultados más vergonzosos. (…) Ud. ha tenido un comportamiento antiético e inmoral. (…) No me cabe duda que Ud. conoce estas figuras legales, pues es profesor de derecho”.

Y no solo eso: es imposible no darse cuenta de que Figueroa haya golpeado tan rudamente a los Mapuches, un pueblo originario que habitaba en Chile antes que llegara el invasor de España, y pueblo que Neruda amó desde siempre.
A todo eso, no maravilla mas saber que la Fundación, siempre bajo la nefasta presidencia de Figueroa, haya tratado de alimentar un olvido total de la fuerte militancia comunista de Pablo Neruda, pidiendo el retiro de un libro con los discursos parlamentarios de Neruda, con la risible justificación que había que pagar los derechos de autor, cuando la verdad es que cualquier discurso parlamentario es, por definición, un acto publico, y censurando de facto un poema – Atención – en que Neruda hablaba a la juventud comunista invitando a la lucha. El poema, no publicado por la Fundación Neruda – que afirmó, por tramite de su entonces director Francisco Torres, que se habían olvidado (!!) – fu afortunadamente editado por la Fundación Delia del Carril.
Del sueño de Neruda, de su espléndida Cantalao en que jovenes escritores habrían podido pasar periodos largos para crear sin preocupaciones, desdichadamente no queda nada, estancado por Figueroa, que usa a Neruda como un empresario usa una marca para ganar dinero, y invirtiendo ese dinero a favor de Ricardo Claro, personaje del régimen sanguinario de pinochet, régimen que Neruda, con su eficaz palabra, define de hienas voraces e infernales.

===================

Hoy, 12 de Julio, fecha de nacimiento de Pablo Neruda, promovemos una iniciativa para que en Europa y en el Mundo se pueda conocer quien es Figueroa, de su infame lucha contra los Mapuches y los Derechos Humanos y de su amistad con Ricardo Claro, hombre de la dictadura pinochetista. Pedimos que Bono, Mario Benedetti, Antonio Skármeta, Julie Christie, Carlos Fuentes, Hernán Loyola, Volodia Teitelboim, renuncien a la medalla Pablo Neruda como símbolo de que no están de acuerdo con la actual administración de la Fundación Neruda.

Cualquier persona o asociación quiera adherir a esta carta puede mandarme un mail con su nombre.

Muchísimas gracias,
Michele Metta
http://islainfinita.altervista.org
correoda@hotmail.com

Postato giovedì, 12 luglio 2007 alle 16:47 da MICHELE METTA


Scrivo per segnalare il forum del quale sono co-fondatrice insieme ad un’amica: il nome dice tutto, antimoccia. E’ un forum nato per criticare COSTRUTTIVAMENTE l’operato di Moccia e per cercare di capire come mai uno scrittore di relative doti è riuscito a sfondare in maniera così eclatante, esaltato addirittura a Dante del nuovo millennio. La fascia degli utenti è ampia, dai 13 ai 30 anni circa, ma ovviamente accettiamo persone di ogni età
Vi lascio l’indirizzo, spero che vogliate farci una visitina. A presto e complimenti per il blog.
http://antimocciafanforum.forumfree.net

Postato giovedì, 29 novembre 2007 alle 22:13 da Lady Aika


sono fuori quota. non per strangolare il vostro dibattito che vi auguro ricco di presenze entusiaste, ma la risposta alla vostra domanda è vecchia come il mondo: calci in culo.

Postato giovedì, 29 novembre 2007 alle 22:19 da Enrico Gregori


Ecco. E’ come ha detto Gregori. Dunque evitiamo di dargli importanza parlandone. Lettera morta sia.
Sergio

Postato giovedì, 29 novembre 2007 alle 23:30 da Sergio Sozi


E adesso parliamo di chi merita ”lettere vive”: sono appena reduce della mia unica visione televisiva da tre giorni a questa parte: il Roberto (Benigni) nazionale che ha appena concluso la sua Lectura Dantis. Avete presente una persona che piange da sola in una stanza, con tutto l’amore e tutta la consapevolezza di star piangendo con milioni di altri italiani come lui?
Ecco. Eccomi qui: reduce da un viaggio che credevo scontato, gia’ fatto, a piangere come un bambino con Benigni e Dante. DENTRO benigni e il Sommo. Eccomi redivivo assieme al mio popolo – una volta tanto dignitoso e tornato al proprio ruolo di Ombelico del Mondo – e percio’ conscio dei diversi modi di piangere accomunanti l’unico dolore dei tanti diversi popoli: noi italiani piangiamo col cuore, l’anima e il corpo. Gli sloveni piangono senza il corpo. Entrambi nell’unica salvifica lacrima redenti.
Sergio

Postato giovedì, 29 novembre 2007 alle 23:42 da Sergio Sozi


Sergio, mi sono commosso anch’io ascoltando Benigni che recitava il canto V dell’Inferno. E non credo che siamo stati gli unici.
Avevo creatoun post: “Torniamo a Dante”. Se volete possiamo parlarne qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/07/06/torniamo-a-dante/

Postato giovedì, 29 novembre 2007 alle 23:48 da Massimo Maugeri



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