sabato, 24 settembre 2016
LA CUCCIA DEL FILOSOFO
LA CUCCIA DEL FILOSOFO. Snoopy & Co. di Saverio Simonelli (Àncora)
Vorrei dedicare questa nuova puntata della rubrica “Graphic Novel e Fumetti” di Letteratitudine, a un libro che non è – in effetti – né una graphic novel né un fumetto, ma che offre un’ottima analisi saggistica su uno dei fumetti più popolari e amati di sempre: le strisce dei Peanuts create da Charles Schulz (1922- 2000). Stiamo parlando di un’opera a fumetti che, se da un lato riesce a farci sorridere di gusto, dall’altro spesse volte ci induce a riflettere su noi stessi e sulla nostra vita. Il libro in questione è stato scritto da Saverio Simonelli e si intitola “LA CUCCIA DEL FILOSOFO. Snoopy & Co.” (Àncora).
Ne parlo con Saverio nell’ambito di questa corposa intervista, che ci consente già di approfondire la nostra conoscenza di Schulz e della sua opera.
-Caro Saverio, da dove nasce il tuo interesse per Schulz e per i suoi personaggi?
I fumetti di Schulz li ho letti fin da bambino ma all’epoca mi sembravano curiosamente troppo “intellettuali”. Ci sono però tornato da genitore riscoprendone il portentoso potenziale simbolico e surreale quando ho iniziato a leggere le strisce incentrate su Snoopy al mio primo figlio. Nell’occasione visitammo la mostra dedicata a proprio al bracchetto a Roma nel 2002 e da quel momento il legame non si è più sciolto
-Che tipo di prospettive hai scelto per raccontare Schulz e i Peanuts nell’ambito di questo libro?
Partendo da quelle strisce che tra il comico e il surreale mi sembrava aprissero come degli squarci nel nostro vissuto, ma sempre all’insegna di un’ironia, per così dire, di tipo romantico, nel senso che ogni cosa, ogni evocazione, ogni simbolo appare per quanto giusto e espressivo, minimo al cospetto del senso infinito che riesce a esprimere. Per questo mi è stato possibile parlare di un cane filosofo, un ossimoro perfetto, capace di citare la Bibbia a suo uso e consumo, ma di svelare parentele insospettabili con autori del calibro di Beckett, Kafka, Musil.
-Vorrei approfittarne per consentire ai nostri lettori di saperne qualcosa di più su Schulz e sulle sue creature di carta. Raccontaci qualcosa su Schulz…
Schulz era un uomo dalla grande capacità creativa abbinata però ad un forte senso di sfiducia nella possibilità di farsi pienamente apprezzare dal mondo circostante, sentito profondamente come entità estranea al limite dell’ostilità. Cresciuto in una famiglia che lo aveva educato ad un quasi ascetico minimalismo nelle scelte di vita – il padre era barbiere, la mamma morì di cancro prima che il giovane partisse per il servizio militare – ha sempre creduto molto nei propri mezzi ma nel costante timore che in fondo alla sua strada creativa fosse in agguato la delusione, l’incomprensione. Un sentimento che non l’ha abbandonato neanche negli anni del successo planetario. Questi lati opposti del suo carattere si rispecchiano perfettamente nelle due figure cardine del suo immaginario. Charlie Brown, bambino tenerissimo e di grande sensibilità, ma votato a continue sconfitte che pure non ledono mai del tutto il suo istinto a riprovare e Snoopy, il guascone, il cane artista, il vincente, il leader carismatico di quel mondo, capace di interpretare oltre cento personaggi senza alcun senso di frustrazione e rimanendo autenticamente cane appassionato di cibo e sonno.
-Proviamo a conoscerli un po’ meglio questi personaggi, partendo dal punto di vista da cui tu li hai osservati (e poi narrati nel libro). Cominciamo proprio da Snoopy. Cosa puoi dirci di lui? Nel libro c’è un capitolo intitolato “Snoopy, un teologo molto particolare”… (continua…)
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