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lunedì, 21 novembre 2016

LA DONNA IKI

Risultati immagini per lucca comics & games 2016Sull’onda lunga di Lucca Comics & Games 2016 (svoltosi dal 28 ottobre al 1 novembre), pubblichiamo un nuovo contributo – da Lucca – del nostro inviato Furio Detti, collaboratore di Letteratitudine nell’ambito della rubrica “Graphic Novel e Fumetti (photo credits dello stesso Furio Detti).

* * *

La Donna Iki, la geisha e le altre fanciulle

Intervista alla pittrice Francesca Marina Costa che per l’associazione Nipponbashi è in mostra con una personale dedicata al concetto nipponico di “beltà essenziale”, o Iki.

* * *

di Furio Detti

La personale di Francesca Marina Costa è una delle due mostre che descrivono altrettanti aspetti, quasi in contrapposizione, della sensibilità orientale, organizzate da Lucca Comics con l’associazione italiana di cultura giapponese Nipponbashi. Da un lato la prima mostra italiana dedicata a “L’attacco dei giganti”, titolo italiano di “Attack on Titan”, il manga pluripremiato ideato e illustrato dal maestro Hajime Isayama, esposta a Lucca a Villa Guinigi. Potente, ma opposto, è il messaggio di estrema delicatezza veicolato da “La percezione dell’Iki”, sfida personale dell’artista Francesca Marina Costa. Iki è il concetto estetico che unisce bellezza e filosofia Zen, in un’idea che racchiude l’essenza della cultura giapponese e che si manifesta in tre specifiche figure iconiche del Giappone tradizionale: la geisha, il samurai, il bonzo. Per Letteratitudine abbiamo intervistato l’autrice fra i suoi quadri esposti nella Chiesa di San Francesco (area Japan Town).

Francesca Marina Costa: Innanzi tutto se sono qua con le mie opere devo ringraziare Lucca Comics e Nipponbashi, associazione culturale che è stata creata appositamente per gestire il Festival trevigiano dedicato al Giappone, “Nipponbashi d’Estate” e che ha portato a Lucca Comics “L’Attacco dei Giganti”, ora serie anime di cult. Sono anche presidente e Arti Director di Minig4m3s [NdT: si pronuncia "Minigames", come da tradizione leet] Studio, una casa editrice che produce giochi di ruolo fra Treviso e Pisa.

Furio Detti per Letteratitudine: Peccato un po’ per la sistemazione della tua mostra. Suggestiva sicuramente, ma a mio parere decisamente poco illuminata e in un punto un po’ trafficato, di passaggio, proprio all’ingresso della chiesa; sito forse un po’ esposto alla confusione…

FMS: Organizzare eventi complessi come Lucca Comics non è affatto semplice, e in effetti ci è capitato qualche imprevisto in più, però la *location* non è male; quando non ci sono altri eventi si sta bene e non posso certo lamentarmi.

FD: Cosa sarebbe l’”Iki”, vuoi spiegarcelo?

FMS: È un concetto molto complicato, perché inizia come coscienza sociale, cresce e poi viene assorbito nella dottrina del buddismo giapponese Zen. Iki significa “bellezza essenziale, bellezza sublimata”. L’arte è “Iki” quando trasforma il fruitore, lo modifica, e va al di là dell’oggetto d’arte come lo intendiamo in Occidente.

FD: Come ti è venuta questa idea dell’Iki, di dipingerlo nelle sue declinazioni? E quando?

FMS: Questa è la seconda mostra che ho realizzato per Nipponbashi. In Italia ci sono solo due tipologie di eventi legati al Giappone e alla sua cultura: o eventi troppo settoriali e specifici o eventi assolutamente di massa. Nipponbashi vuole collocarsi invece a metà di questo spettro, per agevolare la conoscenza del Giappone e al contempo mantenere un adeguato standard qualitativo e culturale. L’anno scorso a Lucca – presso gli spazi espositici della “Japan Town” – abbiamo portato il materiale originale di Evangelion e una mostra legata alla tradizione iconografica dei “Cento Spettri”, realizzata da me. Quest’anno abbiamo portato materiale da “L’Attacco dei Titani”, e i miei quadri sull’Iki.

FD: Che tecnica usi? Pittura a olio, tecniche miste?

FMS: Per lo più olio, ma anche tecnica mista. Le mie sono per lo più tele a olio, e anche qualche schizzo a acquarello e chine. C’era anche un acrilico, ma non è esposto qui a Lucca.

FD: Da quanto tempo dipingi?

FMS: Ho iniziato a dipingere quando ho esposto per l’associazione Nipponbashi, due anni, due anni e mezzo fa. Dopo dieci anni passati come illustratrice per l’infanzia e i giochi di ruolo. Mi piace molto.

FD: Due anni? Complimenti allora. Hai una tecnica a olio che sembra frutto di lunga esperienza. Ci sono opere veramente belle.

FMS: Grazie molte.

FD: Ci piacciono molto le tue dame, non vorremmo dire “geishe”, per carità… da dove nasce la donna ritratta da Francesca Marina Costa?

FMS: Puoi dirlo, invece, tranquillamente. La mostra è sulla geisha e sulla “Donna Iki”. Precisato che la Geisha non è una prostituta, non può esserlo – i miei quadri raffigurano sia delle geishe, sia delle “donne iki”. La donna iki può essere una geisha. In tale veste la geisha è la bellezza impeccabile, perfetta. Non troveremo mai una geisha con un capello fuori posto, con un dettaglio che non sia perfetto. Mentre la donna iki può anche permettersi l’imperfezione, anzi, il disordine naturale è il segreto della bellezza della donna Iki.

FD: William Shakespeare ha detto che “la bellezza è nel giudizio dell’occhio” (Pene d’amor perdute, IV, 3). Sei mai stata in Giappone? Come ti documenti per i tuoi lavori? Che riscontro hai presso i giapponesi e presso gli italiani appassionati di Giappone.

FMS: L’anno scorso, approfittando delle ferie; ma avevo da seguire e curare la precedente mostra sui cento spettri, o demoni-mostri: gli “Yokai”. Quella mostra è stata apprezzata a livello di inquietudine dai giapponesi che l’hanno vista, si vede che ho toccato le corde giuste. Invece questa mostra sulla donna iki ha riscontrato più successo presso il pubblico italiano, non solo per la tecnica pittorica, ma anche per il discorso culturale che c’è dietro. Una ricerca fatta consultando opere a stampa, internet e anche alcuni esperti del settore, conosciuti tramite Nipponbashi.

FD: Quando è nato l’amore tra Francesca Marina Costa e il Giappone? C’entra l’Iki? C’è stato un momento preciso, una situazione: un libro, un film, una lettura, un’immagine?

FMS: (Sorride) Allora… non vorrei perdermi nella domanda… ecco io non sono una nipponista, una studiosa accademica del Giappone. Ci tengo a precisarlo. Io conosco il Giappone a livello puramente personale, da appassionata e come pittrice. Io credo che il Giappone faccia già parte della nostra cultura, a livello inconscio. Da qui l’interesse specifico per gli Yokai, i mostri. L’interesse è nato per ogni forma d’arte e dalla mia voglia di capire sempre che cosa ci fosse dietro quello che vedessi. A un certo punto ho scoperto che ogni forma artistica è una ricerca dell’autoperfezionamento e di un’estetica che non dovrebbe mai agirsi per sé stessa. Anche per noi occidentali.

FD: Esiste un posto per la donna-guerriero nell’Iki?

FMS: Le tre figure idealmente emblematiche dell’Iki sono la geisha, il samurai e il bonzo. Se ci sono state donne-samurai, a naso, a spanna, ti direi di si. Con la presidentessa di Nipponbashi abbiamo deciso proprio di esplorare la prima di queste figure, e poi eventualmente di proseguire con un progetto triennale, magari su bonzi e samurai.

FD: Ti ringraziamo molto a nome di Letteratitudine. Se questi sono i risultati… non devi che insistere, e complimenti ancora.

FMS: Grazie a voi, di cuore.

* * *

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Scritto lunedì, 21 novembre 2016 alle 19:01 nella categoria GRAPHIC NOVEL E FUMETTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

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