martedì, 20 gennaio 2009
PERCHE’, OGGI, IL GRANDE SUCCESSO DEI ROMANZI-FIUME? IL CASO STIEG LARSSON
Aggiorno questo post inserendo un articolo sul terzo romanzo della trilogia «Millennium» di Stieg Larsson: esaltata da alcuni addetti ai lavori e criticata da altri. Il pezzo, firmato da Stefano Montefiori, è uscito sulle pagine del Corriere della Sera del 6 gennaio.
Il libro si intitola “La Regina dei castelli di carta” (Marsilio) ed è immediatamente balzato in vetta alle classifiche dei libri più venduti in Italia.
Accanto all’uscita del libro circolano, peraltro, le voci di un possibile quarto volume che potrebbe essere pubblicato postumo (sebbene incompleto). Sì, perché Larsson è morto d’infarto sul posto di lavoro mentre si trovava nella redazione del suo giornale… esattamente come il personaggio del suo romanzo. Particolare inquietante, vero?
Si dice che a volte la letteratura anticipi gli eventi, come se fosse dotata di poteri preconici.
Forse non sempre è bene che sia così.
Il nostro pensiero a Stieg Larsson, che ha lasciato questa terra senza vedere il successo mondiale della sua trilogia (e senza averci guadagnato un quattrino).
Massimo Maugeri
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da “Il Corriere della Sera” del 6 gennaio 2009 – articolo di Stefano Montefiori
Nel terzo volume della trilogia «Millennium», Stieg Larsson (nella foto) non deluderà i fan. Ne “La Regina dei castelli di carta” (Marsilio) ci sono ancora i protagonisti Mikael Blomkvist e l’ adorata Lisbeth Salander, che neanche una pallottola nel cervello è riuscita a sopraffare, e poi la consueta corte di personaggi secondari – che Larsson considerava fondamentali -, alcuni nuovi, altri già presenti nei primi due volumi: il disumano Zalachenko, l’ amico fraterno realmente esistito Kurdo Baksi e il pugile Paulo Roberto, la sorella di Mikael Annika Giannini che accetta la difesa legale di Lisbeth, oltre all’ eterna amante Erika Berger. Erika lascia tra scrupoli e rimpianti la piccola e battagliera rivista «Millennium» per l’ imperdibile posto da redattore capo nel ben più importante, ingessato e conservatore «Smp», e tre giorni dopo l’ insediamento il collega Hakan Morander, che avrebbe dovuto cederle il posto due mesi più tardi, ha un attacco di cuore in redazione. «Videro Hakan alzarsi dalla scrivania e avvicinarsi alla porta – scrive Larsson a pagina 255 -. Aveva un’ espressione stupita. Poi si piegò bruscamente in avanti afferrando lo schienale di una sedia per qualche secondo prima di cadere sul pavimento. Era morto prima ancora che l’ ambulanza avesse fatto in tempo ad arrivare. (…) Che la gente muoia sul posto di lavoro è insolito, anzi raro. Si dovrebbe avere la cortesia di mettersi in disparte, per morire. Di andare in pensione o in malattia e un bel giorno diventare oggetto di conversazione in mensa. A proposito, hai sentito che il buon vecchio Karlsson è morto venerdì scorso? Sì, il cuore. Il sindacato manderà dei fiori per i funerali». Nella continua serie di rimandi e contaminazioni tra vita reale e romanzo che costituisce la saga di «Millennium», questo è forse il più toccante: quasi avesse una premonizione, Larsson sembra descrivere – e sbeffeggiare – la propria imminente morte in redazione, avvenuta poche settimane dopo la consegna del manoscritto di questo stesso volume. Per uno che ha scritto quanto è spiacevole morire sul posto di lavoro, e che avrebbe preferito una fine in sordina, magari nella casetta sul mare dove progettava di ritirarsi con i guadagni di «Millennium», Larsson è stato davvero preso a bersaglio dal destino. Il 9 novembre 2004 l’ ascensore del palazzo di Stoccolma dove aveva sede la sua rivista, «Expo», era guasto. Il cinquantenne Stieg fece di corsa i sette piani di scale per arrivare in redazione, e appena entrato fu stroncato dalle sigarette, il superlavoro, la fatica. Infarto, nel centro del locale, sotto gli occhi dei suoi giornalisti. Anche lì l’ ambulanza non ha fatto neppure in tempo ad arrivare, e tanto meno Larsson è riuscito a dare un ultimo abbraccio a Eva Gabrielsson, la sua compagna di oltre trent’ anni, la donna alla quale era solito rivolgere un «Non indovinerai mai che cosa ha appena fatto Lisbeth Salander», seduto accanto a lei sul divano bianco dell’ appartamento di Stoccolma, mentre Stieg scriveva la serie. Non solo Larsson è morto in redazione, ma la sua fine continua a essere avvolta dal clamore, perché fa da sfondo a uno dei casi editoriali più straordinari degli ultimi anni. Finora i libri di «Millennium» hanno venduto oltre otto milioni di copie nel mondo, soprattutto in Svezia, Francia (il primo Paese straniero a cadere in preda alla Millennium-mania), Germania, Italia (il primo volume “Uomini che odiano le donne” da noi ha superato le 500 mila copie). In questi mesi la saga sta approdando nel mondo anglosassone, e i primi dati di vendita e le recensioni sembrano indicare che il successo di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander potrebbe venire ingigantito nel Regno Unito e in America. Larsson era certo che «Millennium» gli avrebbe assicurato la sicurezza economica della quale non aveva mai goduto in precedenza, chiamava la saga «il mio fondo pensione». Non ha fatto in tempo a intascare un centesimo dei circa dieci milioni di euro che gli sarebbero finora spettati, e se questo dà un tocco di straziante romanticismo alla lettura della sua opera, ha prodotto pure una feroce battaglia patrimoniale tra Erland e Joakim Larsson, padre e fratello di Stieg, parenti emotivamente lontani ma unici eredi legali, e la compagna Eva, che in base alla legge svedese non ha alcun diritto se non sugli effetti personali di Larsson: i mobili di casa, il divano bianco, il giubbotto di pelle, e il famigerato pc portatile con la bozza di un nuovo, inestimabile volume della serie «Millennium». Uscirà mai il quarto volume? Mentre i 25 Paesi nei quali è stata tradotta ancora cercano di mettersi in pari con la trilogia, i francesi – che grazie alla casa editrice “Actes Sud” hanno scoperto per primi il fenomeno scandinavo – si sono dedicati alla questione con grande impegno. Il giallista Guillaume Lebeau ha vissuto tre mesi a Stoccolma per calarsi nell’ atmosfera di «Millennium», incontrare Eva Gabrielsson, amici e conoscenti di Larsson, e scrivere “Le Mystère du Quatrième Manuscrit: enquête au coeur de la série Millénium” (Les Éditions Du Toucan). I parenti di Larsson ed Eva continuano le loro trattative (in un primo momento Erland e Joakim erano contrari a fare uscire un nuovo volume), e Lebeau cerca di rischiarare almeno in parte «il mistero del quarto manoscritto»: ne esisterebbe una copia digitale nel computer in mano a Eva, ma i parenti di Larsson giurano di averne visto una versione stampata sulla sua scrivania, nei giorni immediatamente successivi alla morte. I giornalisti di «Expo», la rivista di Stieg, sono dalla parte di Eva e confermano tutte le sue dichiarazioni, anche quelle più avvolte dai dubbi: le pagine già pronte sono circa 200, dice Eva, ma potrebbero essere invece il doppio. Solo che Eva ha capito che stando così le cose il ricavato delle vendite di un nuovo volume arricchirebbe solo Erland e Joakim, e quindi adesso frena sulla pubblicazione. L’ ipotetico libro, comunque, nella cronologia della storia non sarebbe il quarto volume ma il quinto: Larsson aveva progettato dieci episodi, ed era passato a scrivere direttamente il quinto, saltando il quarto, perché aveva più materiale pronto sulle reti neonaziste europee. Infine, nel «quarto manoscritto», farebbe la sua comparsa la sorella gemella di Lisbeth Salander, sulla cui esistenza Larsson fa un accenno all’ inizio della saga. Dopo le visite guidate sui luoghi larssoniani organizzate quest’ estate dal comune di Stoccolma, la Millenium-mania si nutre di nuovi elementi. Una riduzione cinematografica uscirà in Svezia a marzo, e nell’ ottobre scorso 120 cittadini svedesi – lettori e non – hanno assistito in gran segreto e tra enormi misure di sicurezza all’ anteprima nel cinema Filmhuset della capitale, affinché la società produttrice (recentemente acquisita dall’ italiana De Agostini) potesse valutare in anticipo l’ effetto del film sul pubblico. Una giornalista del Figaro si è infiltrata nel test, e ha parlato di «atmosfera bergmaniana», e al contempo di «film più violento dei libri».
Larsson non ha l’ ambizione di fare letteratura alta, come gli Abba non presero Arnold Schoenberg a modello: eppure la formula svedese di «qualità popolare» sembra vivere oggi il suo momento d’ oro.
Stefano Montefiori
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POST DEL 5 SETTEMBRE 2008
Perché, oggi, il grande successo dei romanzi-fiume?
Questa domanda la pone Giovanni Pacchiano su un suo articolo pubblicato sul Domenicale de Il Sole 24Ore del 31 agosto. Anzi, la domanda intera è: perché, oggi, il grande successo dei romanzi-fiume di qualità?
In effetti, è vero… lo precisa lo stesso Pacchiano nell’articolo (potete leggerlo qui di seguito per gentile concessione della redazione del Domenicale)… il successo dei romanzi di Larsson, di Dahlquist, l’ultimo della Fallaci, il più recente di Follet (di qualità o polpettone?) giustificano la suddetta domanda.
Per quale motivo, secondo voi?
Insomma, perché la gente è tornata a leggere i romanzi-fiume di “dimensione ottocentesca”?
L’autore dell’articolo fornisce una sua spiegazione.
Siete d’accordo?
Infine vorrei cogliere l’occasione per parlare di Stieg Larsson.
Lo conoscete? Lo avete letto? Cosa ne pensate?
Sullo stesso numero del Domenicale Cesare De Michelis con molto (e legittimo) orgoglio scrive: “dall’inizio di marzo le vendite del primo, Uomini che odiavano le donne, sono in continua crescita e La ragazza che giocava con il fuoco, il secondo uscito il 18 giugno, è già alla quarta ristampa. In tutto, a oggi, abbiamo stampato 330.000 copie, ma l’onda non si è affatto fermata…”.
Massimo Maugeri
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L’estate dei libri «pesanti». Il mattone che trionfa in libreria
di Giovanni Pacchiano
Sono un larssoniano della primissima ora. Fa fede la mia recensione al primo romanzo della sua Trilogia «Millennium», Uomini che odiano le donne (Marsilio, pagg. 676), apparsa su queste pagine il 9 dicembre 2007. Sono altresì un larssoniano fanatico: inizi a leggerlo e non te ne puoi staccare un attimo. E ti avvicini alla fine della storia, una storia-fiume, con la sensazione, per niente bella, che, chiuso il libro, non saprai cosa fare della tua vita. Almeno per un po’.
Il fatto è che non succede a me solo. Ho regalato Uomini che odiano le donne a destra e a manca. L’ho consigliato a chiunque mi capitasse a tiro. La reazione è stata unanime. «Cosa farò quando lo avrò finito?», mi ha detto un’amica. E un altro: «È come una droga». Una droga. Tant’è vero che, per non aspettare l’uscita in traduzione degli altri due romanzi, a suo tempo li ho comprati in francese (Actes Sud).
Oggi, Larsson, per via di un frenetico passaparola, rafforzato dall’uscita in italiano del secondo romanzo, La ragazza che giocava con il fuoco (Marsilio, pagg. 754), è diventato un fenomeno mediatico. Merito, certo, dell’ottima costruzione dei suoi romanzi, della continua suspense, dell’attenzione alla psicologia dei personaggi e a un inquieto versante sociale della Svezia che, in molti, non conoscevamo. Ma lo è diventato anche per le caratteristiche dei suoi libri, di immensi romanzi-fiume (sì, come quelli dell’Ottocento: Hugo, Dickens, Collins, Tolstoj). Ciò che lo inserisce in una propensione al romanzo-fiume divenuta oggi una moda. Ma qui si tratta, per buona sorte, non di grossolani polpettoni, ma di romanzi-fiume di qualità. Ce ne sono altri: ad esempio, la serie dei romanzi di Henning Mankell che vedono protagonista il commissario Wallander (Marsilio). Almeno un romanzo di Leif G.W. Persson, Tra la nostalgia dell’estate e il gelo dell’inverno (Marsilio, pagg. 588) che può stare alla pari con Stieg Larsson. E non è necessario radicarsi in Svezia. Pensiamo alla fortuna di un altro romanzo-fiume come il recente Un cappello pieno di ciliege (Rizzoli, pagg. 860) di Oriana Fallaci. O all’americano Gordon Dahlquist con La setta dei libri blu (Bompiani, pagg. 796): un mix rétro tra Wilkie Collins e Arthur Machen.
E veniamo dunque al punto che più ci importa. Perché, oggi, il grande successo dei romanzi-fiume di qualità?
Il protagonista, almeno così crediamo, è un lettore colto. Ha più di quarant’anni (ma può averne anche settanta e passa). È deluso dalla vita pubblica e dal crollo dei valori di un mondo perbene ormai scomparso. Si sente, inoltre, accerchiato dalla cattiva letteratura e prova il bisogno di abbandonarsi a una narrativa totalizzante e chilometrica. Come le grandi letture della sua giovinezza. Sostitutiva della vita? Forse sì, almeno per il non breve tempo della lettura. Paradossalmente, anestetizzante e insieme esaltante. Con una buona dose di regressione: non sono i bambini a divorare un libro, se li appassiona? Come gli antropofagi. E come noi, in questo caso.
Ma non basta: i buoni romanzi-fiume sono, sempre, avvincenti. «Avvincente», cioè qualcosa che ti lega. Sei fatalmente e strettamente legato al tuo libro sino alla conclusione della storia. Alle avventure di Mikael e di Lisbeth (magnifica ultima dei reietti di victorhughiana memoria) nella trilogia di Larsson, come alle peripezie e ai drammi degli antenati di famiglia nell’eccellente romanzo della Fallaci.
Alla fine, purtroppo, sarà il libro a slegarsi da te. Tuo malgrado. L’unica medicina: dimenticarlo; per poterlo rileggere.
Tags: Cesare De Michelis, domenicale, giovanni pacchiano, marsilio, millennium, Stieg Larsson
Scritto martedì, 20 gennaio 2009 alle 23:20 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, SEGNALAZIONI E RECENSIONI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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