martedì, 20 febbraio 2007
SCRIVERE, NON FARE LO SCRITTORE (di Antonella Cilento)
“So benissimo che, tra le persone apparentemente interessate a scrivere, ben poche sono interessate a scrivere bene. A loro interessa pubblicare qualcosa, e se possibile fare un colpaccio. Essere uno scrittore, non scrivere”.
Quando Flannery ‘O Connor scriveva nei lontani anni Cinquanta queste righe per una lezione sulla natura e lo scopo della narrativa non immaginava quanta attualità avrebbero avuto ai giorni nostri. Anche se insegno scrittura da quattordici anni, non c’è giorno in cui le parole della ‘O Connor non mi accompagnino. Almeno tre volte per settimana mi tocca ripetere ai neofiti dei corsi napoletani de Lalineascritta, o nei corsi dell’Upad di Bolzano, ai ragazzi nelle scuole e ai visitatori del sito (www.lalineascritta.it) che hanno un libro nel cassetto e cui un editore ha chiesto soldi per pubblicarlo, che scrivere è un’arte.
E che davvero non è il ruolo sociale, la cui aura è da troppo tempo scomparsa come diceva Benjamin, dal momento che né un narratore né un poeta vengono ritenuti, di questi tempi, opinion leaders, a contare, ma la fatica, la vocazione, il vero desiderio di far bene quel che si è chiamati a fare.
Ieri sera spiegavo che ho un romanzo in fabbrica da sette anni. Un corsista nuovo alla questione ha sgranato gli occhi: sette anni? E’ terribile! Gli ho detto che non so se questo libro poi, alla fine, funzionerà. Non ho la garanzia, non è una lavastoviglie. Sette anni, ha ripetuto disperato: e io che scrivo solo quando ho voglia! Servissero i corsi di scrittura a far capire che scrivere un libro, un libro vero – non le barzellette dei calciatori o il romanzetto dell’attore o il giallino del magistrato – è una questione di fatica fisica e che, come diceva la ‘O Connor, i denti marciscono e i capelli cadono mentre un romanzo prende forma, sarebbe già un primo risultato.
Di questi tempi di sola immagine, dove la scrittura è finita su Internet e nei blog, in cui gli editori hanno dimenticato il senso delle parole “progetto culturale”, mi sa che bisogna ripetere ad alta voce che scrivere non è fare lo scrittore. Che non c’è un tappeto rosso, che non ci sono guadagni facili né comparsate tv che vi renderanno autori. Che si scrive, come dice Rosa Montero nel suo bellissimo La pazza di casa, contro la morte, perché quel mondo inventato sia davvero simile a come lo avevamo immaginato. Che non si scrive per vedere il proprio nome in calce, ma perché si cerca la verità, per porre domande che non siano oziose, che non si ascoltino nei programmi pomeridiani sui canali nazionali.
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Antonella Cilento (Napoli, 1970), ha pubblicato Il cielo capovolto (Avagliano, 2000), Una lunga notte (Guanda, 2002), Non è il Paradiso (Sironi, 2003), Neronapoletano (Guanda, 2004), L’amore, quello vero (Guanda, 2005), Napoli sul mare luccica (Laterza, 2006).
Una lunga notte ha vinto il Premio Fiesole e il Premio Viadana, è stato finalista al Premio Greppi e al Premio Vigevano. L’amore, quello vero ha vinto il Premo Vitaliano Brancati. E’ tradotta in Germania dalla Bertelsmann. E’ stata finalista al Premio Calvino 1998 con il romanzo inedito Ora d’aria. Ha pubblicato numerosi racconti su riviste.
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Conduce laboratori di scrittura dal 1993 a Napoli e in Campania, dal 2002 in tutt’Italia.
Ha realizzato:
per Cento Lire, a cura di Lorenzo Pavolini, i racconti radiofonici intitolati "Voci dal silenzio" (RAI, Radio Tre, 15-19 gennaio 2001). Attualmente, collabora con "Il Mattino", "L’Indice dei libri del mese". Dal 1998 al 2000 ha collaborato con il "Corriere del Mezzogiorno"(supplemento del Corriere della Sera), nel 2003 con "Il sole 24 Ore Sud", nel 2005 con "Il Riformista". Si è laureata nel 1995 in Lettere Moderne con una tesi intitolata La scrittura di Pier Vittorio Tondelli vincitrice presso la Biblioteca Comunale di Correggio del Premio Tondelli 1999.
Ha scritto la sceneggiatura del corto "Il martirio di Sant’Orsola" per la regia di Mario Martone e Sandro Dionisio (Banca Intesa, 2005). E’ presidente dell’ass. cult. Aldebaran Park con la quale organizza convegni, rassegne autoriali, spettacoli.
Ha organizzato vari convegni, conferenze e seminari culturali e letterari.
Per il teatro, scrive:
"Isole senza mare: omaggio ad A.M. Ortese ed Elsa Morante", 1999 in scena al Teatro Leopardi, Napoli, regia di Cristiana Liguori, interpreti Cristiana Liguori e Giorgia Palombi; "Bambini nel tempo" da I. Mc Ewan, 2000 in scena al Mezzoteatro di Napoli, al Teatro Nuovo di Salerno, regia di Paolo Oliveri e Giorgia Palombi, interpreti Paolo Oliveri e Luana Di Sarno; "Il funambolo" omaggio a J. Genet, 2001, Teatro Garage Genova, Galleria Toledo Napoli, Teatro Colosseo Roma, in tournée attualmente, realizzato con la regia di Laura Sicignano da un’idea di Iole Cilento, interpreti Marco Pasquinucci e Massimiliano Caretta). "Frankenstesin Barausz" di Laura Sicignano e A. Cilento, 2002, Teatro Cargo, Genova. "Ho visto Don Chisciotte", regia e ideazione di Giancarlo Cosentino, in scena al Teatro Diana, Napoli, 2003.
Scritto martedì, 20 febbraio 2007 alle 22:48 nella categoria L'OMBRA E LA PENNA (con il contributo di Antonella Cilento). Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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