venerdì, 30 marzo 2007
UN PO’ DI PAZIENZA. E GLI OCCHI BASSI (di Antonella Cilento)
Gli estremi di ogni paese si toccano. Torno da una lunga settimana di laboratori di scrittura nelle scuole di Bolzano e li metto a confronto con i laboratori campani. Le realtà delle due regioni sono lontanissime: una provincia autonoma, dove ogni corso è superfinanziato, tutto è regolamentato fino all’eccesso; una regione dove tutto è anarchia allo stato puro.
A Napoli, dentro la Stazione Marittima, nella manifestazione intitolata La civiltà delle donne la sede è incantevole ma disorganizzata: le hostess con i programmi alla mano ignorano le collocazioni degli eventi; le scuole, scandalizzate, chiamavano gli organizzatori perché non possono far partire gli autobus con le scolaresche fino a quando gli spazi non sono pronti; gli orari di inizio dei laboratori saltano; l’attrezzatura delle sale è inesistente o da allestire a nostra diretta cura (mentre gli inservienti spazzolano le poltroncine di velluto con scacciamosche, come in una colonia levantina, io metto da parte le pagine della Mansafield che avrei dovuto leggere ai fanciulli delle medie per cercare di organizzare loro le sedie). Facciamo laboratorio mentre “quelli di Un posto al sole”, unico interesse dei ragazzini, si esibiscono poco distante e un concerto ci strombazza nelle orecchie.
A Bolzano, la scuola Scuola Dante sembra uscita dalla favola di Biancaneve: banchi di legno e sedie in stile, mi accoglie in perfetto silenzio fra pakistani di prima generazione, tedeschi, italiani di varia provenienza, tanti meridionali. Gli insegnanti sono forse stanchi e demotivati come in ogni altra scuola d’Italia, ma hanno autorità, desiderio di scoprire cose nuove e di farle sperimentare ai ragazzi. Desideri non frustrati. Le ore iniziano puntuali, non si spreca un secondo, nessuno chiacchiera nei corridoi, tutti lavorano.
A Napoli, come a Bolzano, i ragazzini “difficili” ci sono: in una classe della Dante un caratteriale passa il tempo a insultarmi. E’ bello, intelligente, campione di nuoto, ma non ha alcuna direttiva in casa, dove, per altro, i soldi non mancano. Nella Stazione Marittima, una guappetella provoca i suoi compagni e anche la professoressa: non è campionessa di niente, parla dialetto e ha la faccia rammaricata di un popolo soggetto. Ha più cuore del caratteriale di Bolzano? E il ragazzo di Bolzano non è poco meno che un guappo di cartone? L’umanità si somiglia, da Nord a Sud. I bambini si somigliano. Ma la rassegnazione non si è ancora impadronita del Trentino, merito delle regole, forse, mentre a Napoli, ci ripetono le belle signore ingioiellate che ci accolgono, bisogna avere pazienza.
“Un po’ di pazienza…”. E gli occhi bassi.
Antonella Cilento
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Antonella Cilento (Napoli, 1970), ha pubblicato Il cielo capovolto (Avagliano, 2000), Una lunga notte (Guanda, 2002), Non è il Paradiso (Sironi, 2003), Neronapoletano (Guanda, 2004), L’amore, quello vero (Guanda, 2005), Napoli sul mare luccica (Laterza, 2006).
Una lunga notte ha vinto il Premio Fiesole e il Premio Viadana, è stato finalista al Premio Greppi e al Premio Vigevano. L’amore, quello vero ha vinto il Premo Vitaliano Brancati. E’ tradotta in Germania dalla Bertelsmann. E’ stata finalista al Premio Calvino 1998 con il romanzo inedito Ora d’aria. Ha pubblicato numerosi racconti su riviste.
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Conduce laboratori di scrittura dal 1993 a Napoli e in Campania, dal 2002 in tutt’Italia.
Ha realizzato:
per Cento Lire, a cura di Lorenzo Pavolini, i racconti radiofonici intitolati "Voci dal silenzio" (RAI, Radio Tre, 15-19 gennaio 2001). Attualmente, collabora con "Il Mattino", "L’Indice dei libri del mese". Dal 1998 al 2000 ha collaborato con il "Corriere del Mezzogiorno" (supplemento del Corriere della Sera), nel 2003 con "Il sole 24 Ore Sud", nel 2005 con "Il Riformista".
Pubblicato in L'OMBRA E LA PENNA (con il contributo di Antonella Cilento) 8 commenti »
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