martedì, 22 maggio 2007
IN SICILIA CON LIA LEVI, CRONACA DI UN VIAGGIO CIVILE
Cari amici di Letteratitudine, inauguro questa nuova rubrica (LETTERATITUDINE TV) con un video che vede come protagonista la scrittrice Lia Levi. Il video risale al mese di marzo e l’occasione è la presentazione – presso la libreria Megastorie di Catania – del suo romanzo “L’amore mio non può“, edizioni E/O (pag. 148, euro 14,50).
Nel video Lia ci parla di questo libro e ci racconta un aneddoto relativo ai suoi esordi di scrittura. A un certo punto vedrete comparire un baldo giovane. Costui è Luigi La Rosa, il responsabile del viaggio della Levi in Sicilia (nonché l’autore dell’articolo che potete leggere di seguito).
Buona visione! E buona lettura! (Massimo Maugeri)
IN SICILIA CON LIA LEVI, CRONACA DI UN VIAGGIO CIVILE (di Luigi La Rosa)
Il viaggio recentemente compiuto con Lia Levi in Sicilia costituisce uno di quei ricordi che sono certo resteranno a lungo scolpiti nella mia variopinta memoria di scrittore-itinerante.
Messina, Catania, Siracusa: scuole, università, appuntamenti in libreria, tutta una costellazione di eventi piccoli e grandi che hanno avvicinato la narratrice ai lettori dei suoi romanzi, punteggiando una settimana ricca di eventi, di suggestioni, di emozioni, occasioni preziose come tessere di un raro mosaico nel ricomporre le coordinate della sua poetica di scrittura e del suo pensiero letterario.
L’occasione del viaggio è dettata dall’uscita del suo ultimo romanzo: L’amore mio non può (edizioni e/o). Storia di formazione e presa di coscienza, all’interno della quale, Elisa, la giovane protagonista ebrea del racconto, deve di colpo far fronte al suicidio del marito, causato dall’emanazione delle leggi razziali. Questo, annunciato da un incipit magistrale, toccante, che rappresenta la prova indiscussa di un talento affabulatorio e una profonda sapienza narrativa.
L’uomo vola giù dal muraglione del Pincio, come un poeta, ma è solo un impiegato di banca, cacciato dal proprio posto di lavoro per motivi di razza. Un’apertura che raggela, che suggella, che incatena il lettore al romanzo. Che scandaglia già con passione e foga l’animo dei protagonisti, sui quali la morte dell’uomo riverbera attese, delusioni, rimpianti, contraddizioni. E’ una morte che ricade sulle pagine, che traccia riverberi accidentali e sotterranei, che improvvisamente qua e là torna fuori tra le pieghe psicologiche degli accadimenti.
Elisa è giovane, sola, e ha una bambina da crescere, da sfamare. Si trova a lottare contro un mondo disumano, sempre più disattento all’uomo, dove persino le leggi più elementari e ordinarie dell’esistere sembrano di colpo macabramente stravolte dal fosco incombere dei tempi e della storia.
Adesso le regole sono nuove, tutte da inventare: regole assurde, dure, difficilmente comprensibili. Ma rappresentano il solo modo che gli individui possiedono per sopravvivere al caos, alla follia imperante, cercando di arginare un mondo in totale decomposizione. Un universo retto dalla dittatura, dalla violenza, dal sopruso dell’ignoranza assunta a scandaloso regime di governo.
La scrittura di Lia Levi è semplice, diretta, amabile, schietta nel rifiutare categoricamente orpelli e maniere espressive di qualsiasi tipo. Punta direttamente al cuore del dramma rappresentato, osservandolo da più angolazioni, col suo registro vivo, leggero, che non perde quel candore che gli è innato: una grazia, una dolcezza, una leggerezza e quell’incanto su cui la scrittrice ha composto la sua rigorosa partitura narrativa.
Leggere le pagine di Lia Levi significa in qualche modo rispolverare quella fantastica lezione americana di Calvino sulla leggerezza. Siamo nella geografia di una letteratura fatta di cose, non di parole. Una letteratura che racconta fatti, non rappresentazioni cerebrali. Lia Levi ci trascina nelle viscere della vita reale, ci getta nel suo inferno senza negarci però la traiettoria di una fuga che si tramuti in comprensione del mondo, in capacità di sintesi, interrogazione esistenziale aperta e consapevole dell’altro.
Non è una scrittura che fornisce chiavi di lettura, soluzioni, risposte definitive ai problemi dell’essere. Semmai l’esatto contrario: un’arte realistica, curiosa, umanissima, che alimenta interrogativi e momenti di struggente poesia.
Dopo le giornate messinesi approdiamo a Catania – città che colpisce moltissimo la scrittrice per le sue bellezze architettoniche e per il mistero delle sue notti. Catania è davvero una dimensione dell’anima. Lia Levi viene accolta alla libreria Megastorie, dove ha modo di confrontarsi dapprima con un pubblico di lettori appassionati, poi con gli allievi di un vivace laboratorio di scrittura creativa.
Infine, inaugura un affollato convegno pieno di studenti alla facoltà di Scienze Politiche. Il titolo: “Ebraismo e modernità”. Gli eventi continuano a succedersi a ritmo frenetico, ma la scrittrice dà prova di professionalità e grande infaticabilità: la sua parola è sempre precisa, misurata, composta, e rivela un’attenzione all’uomo che tocca, da cui potrò dire un giorno di avere appreso molte cose.
Averla accanto, insieme al marito Luciano Tas, è un piacere, oltre che un onore. Lia Levi non nasconde la volontà che ha mosso la scrittura del suo romanzo: l’intento di creare un’opera nella quale la salvezza della protagonista giungesse per mano del destino. Ma tutto questo dopo una difficile odissea che la porterà ad affrontare le crude umiliazioni della sua epoca e quelle imposte dalla ricca famiglia ebrea presso la quale troverà impiego come domestica: casa Anguillara.
Quali sensazioni, quali ricordi voglio serbare di questa indimenticabile esperienza? Il sorriso di Lia Levi, anzitutto: la sua giovinezza, il suo candore. E l’ironia che anima quel sorriso pieno di luce e di vitalità. Un’ironia che in parte deriva da uno dei suoi grandi amori letterari: Singer, autore a cui deve una delle sue massime più apprezzate: “Non conosco paradiso per il lettore annoiato”.
Anche Lia Levi, come Singer, ritiene la capacità del sorriso una qualità suprema. Come darle torto? Ritiene che la vita sia fatta di piccoli impercettibili istanti, che le consentono varietà, ricchezza, armonia nella diversità, e questa vita è come una filigrana costruita su trame di fili intrecciati che la sorte talvolta muove per noi, senza che si sappia mai se il filo che stiamo seguendo ci porterà verso qualcosa di buono o ci scaraventerà tra le scoscese di un indescrivibile abisso.
Tutto sta nel compiere il cammino. Nella volontà di farlo. Nell’avere la forza di non arrendersi prima della fine. Nella capacità di non voltarsi indietro con rimpianti o paure inutili. Come Elisa, affrontare il chiaroscuro dei giorni nella speranza che qualcosa di buono, di bello, di veramente rivoluzionario possa finalmente accadere e ribaltare il prospetto delle nostre attese.
Nel frattempo voglio dire personalmente grazie al coraggio e alla testimonianza di chi come Lia Levi ha il coraggio di affermare i valori della vita e del rispetto contro un’epoca storica – quella fascista e nazista – che rimane la vergogna più imponente del ventesimo secolo.
Luigi La Rosa
Luigi La Rosa, siciliano, vive a Roma, dove insegna scrittura creativa e dove opera come curatore editoriale della casa editrice Bur. Per la stessa casa editrice ha già pubblicato i volumi “Pensieri di Natale”, “Pensieri erotici” e “L’anno verrà”. Collabora con varie testate, tra cui il settimanale siciliano “Centonove”. E’ inoltre presidente dell’associazione culturale “Parole sulla Corda”. Sta attualmente lavorando al suo primo romanzo.
Scritto martedì, 22 maggio 2007 alle 22:08 nella categoria LETTERATITUDINE TV. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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