sabato, 3 gennaio 2009
RECENSIONI INCROCIATE n. 5: Francesco Di Domenico e Enrico Gregori
Nuova puntata delle “recensioni incrociate”.
I due autori/recensori invitati sono Francesco Di Domenico e Enrico Gregori.
I libri oggetto delle recensioni sono “Storie brillanti di eroi scadenti” (di Francesco Di Domenico) e “Doppio Squeeze” (di Enrico Gregori).
Due libri diversi che ci vengono qui (reciprocamente) presentati da due scrittori che si conoscono bene e… si stimano? (lo vedremo).
Il libro di Di Domenico è composto da una serie di racconti umoristici alla Woody Allen/Groucho Marx, con prefazione curata da Maurizio de Giovanni. Il romanzo di Gregori è una spy story ambientata nella Roma di oggi; il titolo (doppio squeeze) si rifà a una manovra nel gioco del bridge nella quale un giocatore costringe gli avversari a disfarsi di carte vincenti.
Di seguito troverete la doppia recensione – a entrambi i libri – di Gea Polonio, che mi darà una mano a moderare il dibattito.
Invitati speciali: il già citato Maurizio de Giovanni e Simonetta Santamaria. Ma siete tutti invitati a dialogare con i due autori protagonisti di questo post.
Massimo Maugeri
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STORIE BRILLANTI DI EROI SCADENTI di Francesco Di Domenico – Cento Autori, 2008 – pagg. 160 – euro 12
recensione di Enrico Gregori
Volete ridere? Volete ridere e pensare? Volete, nel ridere, sentirvi anche un po’ intelligenti?
Sembra assurdo, conoscendolo, ma allora dovete affidarvi a Francesco (didò) Di Domenico e al suo “Storie brillanti di eroi scadenti” (Edizioni Cento Autori).
Immaginate gli interventi che Didò fa qui e nei vari blog. Ebbene, sono miccette. Il libro è il Capodanno a Piedigrotta: fuochi d’artificio che scoppiano e sbottano luci colorate in un susseguirsi di battute (anche amare) che sono un viaggio attraverso la geografia e la storia dell’Italia.
Nessuna lezione, vivaddio, ma una doccia di umorismo che affonda le sue radici nel “Travaso”, nel “Marc’Aurelio” e, via via, fino a “Il Male”.
Persino i nomi dei personaggi fanno ridere. E ci si diverte a vedere manie, difetti, tic e fuffa di una società che, nei suoi aspetti ridicoli, non è mai cambiata. Il tutto in una ventina di racconti che scorrono come un “fumetto”, ma di classe intendiamoci. Dalla politica al calcio, dall’amore al sesso, dall’arte alla cialtroneria. Una parata di parole e persone che fanno di “Storie brillanti di eroi scadenti” 158 pagine di penna al seltz.
Poteva scriverlo un non-napoletano? Ecco, questo (non per campanilismo d’accatto) è un bel quesito.
Certamente Di Domenico non è un fustigatore, né una sorta di serioso Cesare Baretti.
Lui, tutto sommato, è il primo a mettersi in gioco e a offrire la sua faccia e le sue strampalate idee al pubblico dei lettori.
Comica, infatti, persino la biografia dell’autore “dal 1975 pioniere delle radio libere napoletane”. E via, avanti, fino a pubblicazioni improbabili in occasioni altrettanto improbabili. Una lunga biografia, insomma, di uno che non ha mai combinato un cazzo. Vuoi mettere?
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DOPPIO SQUEEZE di Enrico Gregori – Bietti, 2008 – pagg. 212 – euro 15
recensione di Francesco Di Domenico
Laura è un cadavere che cammina.
Ha vent’anni, una vita (quasi) inutile, ai margini della società omologata, eppure è il trait d’union di una storia verosimile, di una formidabile spy story che Enrico Gregori disegna.
All’inizio non lo credi che il personaggio della ragazza, insignificante, tratteggiato crudamente come orpello di altre cose, possa essere utile alla storia e, alla fine, ci stai ancora pensando e devi chiudere il libro per comprenderlo, piacevolmente.
E difficile dire cose su un giallo che hai gradito senza scoprirne la trama, la voluttà di raccontarlo è grande, più dell’esegesi surreale a cui si è costretti dal dovere, per questo le recensioni dovrebbero scriverle i professionisti del superfluo, i famosi critici, che sono capaci solo di quello.
A cominciare dal prologo, il libro è un depistaggio continuo, un giocare al gatto e al topo col lettore. Senza inutili tentativi di ricerca di contaminazioni coi grandi del noir americano, io penso subito al numero uno: se è infetta questa storia, allora il contagio si chiama Hitchcock.
Alla stregua del maestro anglo-americano, lo scrittore usa inconsciamente una tecnica tutta hitchcockiana, il “McGuffin”, un espediente per dare importanza ad un oggetto o un personaggio che saranno o ininfluenti o lievemente complementari alla storia, e di McGuffin ne sono seminati a josa nei brani. La suspence c’è ma è morbida, rotonda come l’ambientazione in una Roma color seppia, la capitale barocca in un movie barocco, in una specie di mescolanza col moderno, ecco: un’atmosfera da Batman.
E’ la città che non conosci se non ci sei nato da generazioni. L’autore, scrive come un trucido coatto redento a Regina Coeli, nei tempi morti di un ergastolo, ricama; come se cucire organza e non rapinare banche fosse il suo mestiere e, nonostante questo, lo fa egregiamente. Il tratto surreale e ruvido di Gregori nel “The prima di morire”, era come una prova generale ad un gran premio di formula uno. Molti avevano pensato: “Okay Gregori è in pole-position, ma la corsa vera la vince un altro”, invece con questa seconda opera è tra i primi; se non un’assoluta novità nel giallo d’autore italiano.
Sembra anche un racconto “interno”, scritto da un vice-questore, tanta è la precisa descrizione dell’attività poliziesca; la rappresentazione simenoniana delle stanze dell’intelligence, dei metodi, ma conoscendo l’antica professione di “topo di questura” del grande redattore di “nera” possiamo agevolmente comprendere la sua navigazione sicura. Forse, di Simenon, usa lo stesso metro nella ricerca dei nomi, l’elenco del telefono per quelli italiani, i telefilm per quelli stranieri, ma la loro semplicità non è un limite, forse un valore aggiunto per non perdersi nella trama che si dipana nei vicoli di una Roma altra da come la conosciamo, una Roma romana.
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Doppio squeck sberequeck: le gea-recensioni
di Gea Polonio
Mica facile recensire ’sti libri, degna progenie di due ingombranti personalità, tanto diverse quanto unite dal comune denominatore dell’intelligente ironia.
In Enrico è lo sguardo, distaccato ma mai distante, sull’umanità con tutte le sue sfaccettature, con i suoi limiti, le sue ferite, le sue crudeltà più o meno innocenti a seconda.
In Didò prende la forma di un’esplosione di parole in libertà, una valanga di comicità: uno stand up comedian cresciuto ad avanspettacolo e woody allen.
”Doppio squeeze” è, rispetto al precedente ”Un tè prima di morire”, secondo me più maturo. Sia come scrittura che come sviluppo. La struttura è sempre quella, ormai marchio di fabbrica del Greg: i personaggi vengono seguiti singolarmente in un concatenarsi quasi cinematografico di scene, di momenti della loro vita che ce li fanno conoscere a fondo in poche righe.
Qui sta la mano felice di quest’uomo: nella capacità di rendere vivi e tangibili protagonisti e comprimari con poche pennellate, qualche dialogo, un’osservazione buttata là. Il tutto in una lingua scarna, dura quasi, ma mai povera.
Funziona, funziona bene. La proverbiale attenzione del Nostro per i dettagli delle tecniche investigative e per i meccanismi nascosti dei Servizi si sposa con un buon ritmo narrativo, il tutto a insaporire una trama decisamente avvincente.
”Storie brillanti di eroi scadenti” è Didò allo stato puro: fuochi d’artificio verbali al servizio di racconti assurdi nati da spunti di vita: storia, letteratura, sesso, emozioni; il tutto visto con gli occhi di un travolgente genio. Qualcosa che sta tra lo humour ebraico newyorkese e la grassa commedia popolare napoletana, situato in un luogo dello spirito da qualche parte tra Queens e Mergellina.
La sur-realtà di Francesco è fatta di citazioni, di ricordi, di invenzioni passate al setaccio di un cervello che ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Maurizio de Giovanni, che non è un fesso, sostiene nella prefazione che l’uomo è folle, e a dimostrazione porta inoppugnabili pezze d’appoggio. Non me la sento di contestarlo, perchè gli voglio bene e Maurizio è un uomo d’onore (nel senso shakespeariano del termine, non vi venissero idee) e pure perchè oggettivamente non saprei come farlo.
È pazzo sì, probabilmente.
Ma è anche un genio.
E un poeta.
In conclusione, e da lettore con come unica referenza l’amore che ci metto e la voracità.
Questi energumeni hanno prodotto due libri molto belli, secondo me.
Semplicemente molto belli.
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(Marassi ritrae Francesco Di Domenico – 1988 – l’immagine è stata usata per la quarta di copertina del volume “‘Storie brillanti di eroi scadenti”)
Tags: cento autori, doppio squeeze, enrico gregori, francesco di domenico, gea polonio, storie brillanti di eroi scadenti
Scritto sabato, 3 gennaio 2009 alle 00:33 nella categoria RECENSIONI INCROCIATE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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