sabato, 14 novembre 2009
IO TI PERDONO di Elisabetta Bucciarelli
Sono molto lieto di poter ospitare nuovamente Elisabetta Bucciarelli. L’occasione ce la fornisce l’uscita del suo nuovo romanzo: Io ti perdono (Kowalski). Un titolo bello, evocativo… che già da solo si presterebbe per un corposo dibattito.
Protagonista del libro, ancora una volta, è l’ispettore di polizia Maria Dolores Vergani (che molti di voi conosceranno per averla incontrata negli altri libri di Elisabetta).
Credo che la scrittura di Elisabetta, in questo libro, affondi come un coltello, fluisca rapida mettendosi al servizio della storia in maniera egregia.
Di seguito potrete leggere le recensioni di Paola Pioppi e Alessandra Buccheri (che saranno anche le co-moderatrici di questo post), vedere (e ascoltare) il booktrailer del libro, rispondere (con la pazienza che vi contraddistingue) alle mie solite domande…
Intanto, per capire meglio di cosa parla il libro… ecco la nota di copertina:
Risate, voci allegre ai confini di un bosco in montagna: cercano castagne. Un cagnolino scodinzola vicino alla piccola Arianna. Lei lo insegue nel labirinto degli alberi in una corsa malferma fino all’abbraccio di qualcuno. Scomparsa. Richiamata da un sacerdote che la conosce da quando era bambina, l’ispettore Maria Dolores Vergani torna in quel paesino della Val d’Aosta. L’uomo le chiede di aiutare la madre di Arianna in veste di psicologa, professione che non svolge più da tempo. Ma c’è anche dell’altro, che il prete non vuole o non può dire. Una leggenda antica, una richiesta di perdono, un senso di colpa che non trova pace. Intanto a Milano vengono rinvenuti in un’area industriale dismessa i resti di una donna e il collega Pietro Corsari la coinvolge, suo malgrado, in un’indagine ben oltre le mura della città, dove i milanesi sciamano per soddisfare desideri inveterati. In questo momento difficile, Maria Dolores può fidarsi solo di Achille Maria Funi, il suo aiuto, che la segue in missioni oltre la loro stretta competenza e che si rivela questa volta inaspettatamente sensibile e perspicace. L’ispettore Vergani si ritrova a fare i conti con l’amore, quello da cui non si può sfuggire e dal quale si vuole a tutti i costi scappare. E mai come ora Maria Dolores deve ripercorrere il proprio passato – un percorso che la porterà forse a diminuire la distanza di sicurezza fra sé e le persone della sua vita.
Come ho scritto prima, il titolo del romanzo – già da solo – si presterebbe per un bel dibattito. Così vi chiedo (come al solito con l’intento di favorire la discussione)…
Qual è il senso profondo del perdono?
Che rapporto c’è (se c’è) tra capacità di perdonare e capacità d’amare?
E tra perdono e fede?
Il perdono può essere considerato come un antitodo per contrastare il male?
La nostra, è una società che è capace di perdonare?
Fino a che punto è giusto perdonare?
C’è un limite oltre il quale il perdono può essere controproducente… o bisogna puntare a esso sempre e comunque?
Di seguito le recensioni di Paola e Alessandra… e due video. Ovviamente Elisabetta parteciperà alla discussione.
Massimo Maugeri
P.s. Qui potete ascoltare l’intervista che Elisabetta Bucciarelli ha rilasciato a Fahrenheit
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La recensione di Paola Pioppi
I diversi piani narrativi, le vicende che si incrociano scorrendo su strada parallele, perfettamente distinte, legate da mali comuni ma tenute distanti da tempi e luoghi diversi. “Io ti perdono”, ultimo e nerissimo romanzo di Elisabetta Bucciarelli – scrittura fluida e pulita, ritmo veloce, grande precisione linguistica e uno stile che cerca e trova una sua individualità – inaugura la nuova linea editoriale di Colorado Noir/Kowalski, doppio marchio del gruppo Feltrinelli editore. In questo quarto romanzo della scrittrice milanese, la pedofilia si prende spazio nelle prime pagine e trascina fino all’epilogo tutt’altro che scontato, ma poi si mescola con le altre storie. Un intreccio morbido che apre piani di narrazione paralleli su una vicenda di prostituzione nata dai racconti di strada delle ragazze, e sul ritrovamento dello scheletro di una donna in un capannone, preso a prestito da una delle tante cronache che passano inosservate. E poi la vita privata e i trascorsi di Maria Dolores Vergani – ispettore di polizia e protagonista seriale dei romanzi della Bucciarelli – che ritornano con forza, la trascinano verso l’introspezione, i dubbi trattenuti (ma fino a che punto?) di una giovane donna di oggi. Un ispettore di polizia la cui professione è parte fondamentale della vita, con una necessità di autonomia che ha contribuito a costruire le radici delle sue rinunce a favore di una ricerca della verità che si scontra, su un piano strettamente personale e doloroso, con le bugie degli uomini. Maschi della stessa generazione, che si trovano a dover prendere decisioni importanti, ma che sono incapaci di fare scelte e rinunce, ancorati a standard facili da pensare e da vivere. Copioni eternamente prese a prestito, per affrontare e superare le tante solitudini possibili di uomini e donne. In questa molteplicità di storie e di punti di vista, il valore della verità non è mai inchiodato alle pagine, ma rimane piuttosto sospeso a beneficio del lettore, della sua volontà e capacità di riflettere su temi complessi come i limiti del perdono, del desiderio dell’altro, della maternità.
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La recensione di Alessandra Buccheri
Un incipit che spiega e contiene il nodo del romanzo: “Io credo che tutti alla fine si somiglino. Credo che tutti abbiano qualcosa o qualcuno da perdonare. Solo se stessi, magari. Ma sono anche convinta che perdonare non sia passare sopra alle cose con generosità o leggerezza. Credo sia farsi lacerare e dilaniare fino a che la resa diventi inevitabile. Il perdono non è una dichiarazione di intenti. È una conquista.”
“È un cammino lungo, non devi avere fretta.”
“Ma poi si riesce a stare in pace? Perdonare e dimenticare il torto e chi l’ha commesso, se stessi e le proprie mancanze?”
“Solo Dio può perdonare il peccato. L’uomo, se riesce, può arrivare al massimo a perdonare il peccatore.”
Maria Dolores Vergani torna tra i monti della sua infanzia, chiamata da don Paolo. Nella valle si sono verificati diversi casi di rapimento. Sempre bambini, sempre riconsegnati alle famiglie dopo qualche giorno, quasi sempre dopo un abuso. I genitori non hanno denunciato i fatti per evitare ulteriori traumi ai figli. Stavolta però la piccola Arianna non è tornata, e sono passati quasi cinque giorni.
A Milano, intanto, il rinvenimento casuale di un “mucchietto di ossa” risalente agli anni Settanta apre una pista di indagini relative alla scomparsa di giovani donne – alcune prostitute, altre no. Mentre Corsari segue la traccia delle prostitute – tutte straniere, tutte imparentate tra loro – fino alla tratta dei giorni nostri, Vergani si occupa dell’unica italiana, Loredana Campi detta Lolli, cantante, scomparsa alla fine degli anni Settanta.
In mezzo, tanti uomini. E tanta confusione. “C’è traffico nella testa dell’ispettore. E un certo numero di buchi nel cuore. Non ha voglia di fare ordine. Lascia che sia. Per una volta. (…) La rinuncia è una rivelazione.”
Elisabetta Bucciarelli parla di pedofilia, prostituzione, stupro, ma non solo. Racconta, con molte sfaccettature, la difficoltà di essere madre e donna, i rapporti difficili e contrastati con gli uomini e a volte con le altre donne. La stanchezza di chi ha un figlio (Inga), la scelta di non averlo (Margot).
Temi difficili e complessi che l’autrice affronta con una scrittura affilata ma sobria, tagliente ma compos sui, efficace ma lieve. Non ammicca verso il lettore, non ne cerca la comprensione o la complicità. Esprime la verità nuda e cruda, la artiglia con rabbia graffiante e impotente. Racconta, soprattutto, la difficoltà di scendere a patti con se stessi in un mondo che sempre più spesso prima ci ferisce e poi ci chiede di dimenticare. “E nessuna possibilità di trasformare il dolore in perdono”.
Io ti perdono si muove sul confine tra noir e narrativa tout court. Per la verità, è uno splendido esempio di come i toni del noir siano adatti a raccontare l’Italia di oggi. Non è difficile, per chi sia abituato a riflettere, identificarsi in uno o più dei mille quesiti che Doris Vergani si pone, sul lavoro e nella vita privata. Riconoscere quanto sia complicato muoversi alla ricerca della verità e della giustizia quando le due non coincidono. Barcamenarsi tra i molteplici ruoli che la società ci affibbia. Districarsi al tempo stesso dai propri grovigli interiori, sempre in bilico tra il desiderio di lasciarsi andare e la necessità di tenere alta la guardia.
Non posso andare avanti ad incensare Io ti perdono perché io per prima diffido degli elogi sperticati, quindi mi fermo. Con il consueto, anzi più caloroso del solito, invito a leggerlo. Ne sentiremo parlare molto. Qui se ne riparlerà di sicuro.
Tags: alessandra buccheri, elisabetta bucciarelli, io ti perdono, Kowalski, maria dolores vergani, paola pioppi
Scritto sabato, 14 novembre 2009 alle 15:58 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, SEGNALAZIONI E RECENSIONI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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