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Archivio della Categoria 'A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE'

mercoledì, 16 gennaio 2013

OMAGGIO A VINCENZO CONSOLO

Il 21 gennaio 2012 è venuto a mancare Vincenzo Consolo. A un anno dalla morte, rimetto in primo piano il post dedicato alla memoria di questo nostro scrittore invitandovi a ricordarlo (con messaggi, commenti, citazioni e quant’altro riteniate opportuno).
Come sempre, grazie per la collaborazione.

Massimo Maugeri

* * *

POST del 22 gennaio 2012
Il Novecento letterario italiano sembra ancora più distante dopo la scomparsa di Vincenzo Consolo, avvenuta ieri 21 gennaio 2012, nella sua casa di Milano, dopo una lunga malattia. (continua…)

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mercoledì, 9 gennaio 2013

OMAGGIO A CARLO FRUTTERO

Il 15 gennaio 2012 è venuto a mancare Carlo Fruttero. A un anno dalla morte, rimetto in primo piano il post dedicato alla memoria di questo nostro scrittore invitandovi a ricordarlo (con messaggi, commenti, citazioni e quant’altro riteniate opportuno).
Come sempre, grazie per la collaborazione.

Massimo Maugeri

* * *

Post del 15 gennaio 2012 (continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, OMAGGI, RICORRENZE, ANNIVERSARI E CELEBRAZIONI   153 commenti »

mercoledì, 5 dicembre 2012

NARRATIVA E TEATRO: COMICI RANDAGI

Sono molto lieto di poter dedicare questa nuova discussione di Letteratitudine al rapporto tra narrativa e teatro e alle tematiche a esso collegate. In passato avevamo già avuto modo di occuparcene, ma stavolta tenteremo di farlo in maniera ancora più approfondita.
Lo spunto ce lo fornisce il nuovo libro dello scrittore Orazio Caruso,Comici randagi” (Sampognaro & Pupi, 2012), che è proprio “in tema”. Si tratta, infatti, di un romanzo che si specchia in una pièce teatrale, sia per quanto concerne la struttura, sia per la trama, ma anche per i contenuti e per lo stile adottato.
Del resto, i richiami “teatrali” si evincono già dalla scheda del libro (la riporto di seguito).
Il testo è diviso in quattro parti, che rispecchiano quattro momenti dell’anno e le quattro stagioni. La narrazione non segue le azioni dei personaggi in modo continuo durante l’anno, ma si limita a descrivere solo alcuni momenti salienti, saltando in modo ellittico da un momento all’altro, lasciando intuire al lettore quello che è successo nel frattempo. Ed è qui che s’intrecciano le storie dei nostri protagonisti. La narrazione passa e ripassa sopra alcuni grumi, aggiungendo ogni volta dei fili nuovi che modificano l’insieme. E così, come in un puzzle, i pezzi a poco a poco vengono messi nel loro giusto posto ed emerge la visione d’insieme. Alcune scene, non vengono narrate, ma scritte alla maniera teatrale. Scelta necessaria in un romanzo che parla di teatro.

Orazio CarusoUn romanzo, questo di Orazio Caruso (nella foto a sinistra), imperniato sul rapporto speculare tra due fratelli, sull’amore per il teatro (che diventa “metafora di salvezza”), e sul “Sogno di una notte di mezza estate” di shakespeariana memoria.
Avremo modo di parlarne con lo stesso autore, che parteciperà al dibattito. Contestualmente – come anticipato – avremo la possibilità di discutere dei temi affrontati dal libro e, in particolare… di teatro.
Per favorire la discussione, pongo qualche domanda.

1. Che relazione c’è tra narrativa e teatro? Che esempi vi vengono in mente?

2. Che rapporto avete con il teatro? Assistete abitualmente a spettacoli teatrali?

3. Qual è la vostra percezione sullo “stato di salute” del teatro?

4. Su cosa bisognerebbe puntare per sostenerlo?

5. Come immaginate il futuro di questa forma artistica?

6. Siete d’accordo sul fatto che Shakespeare sia il più grande autore di testi teatrali? Oppure… ?

7. Qual è l’opera di Shakespeare da voi preferita? E perché è la vostra preferita?

8. Avete mai letto “Sogno di una notte di mezza estate”? E avete mai avuto modo di assistere a una sua rappresentazione? Quali sono i vostri ricordi e le vostre sensazioni, in merito?

Di seguito, la lettura di Simona Lo Iacono con cui ho avuto il piacere di presentare questo romanzo nell’ambito di una rassegna di libri e letteratura curata e condotta dalla stessa Simona.
In chiusura, il video della presentazione.
Nei prossimi giorni, su LetteratitudineNews, avrete modo di leggere uno stralcio del libro oggetto di questo dibattito.

Tutti coloro che hanno avuto modo di leggere “Comici randagi” di Orazio Caruso, sono – naturalmente – invitati a esprimere la loro opinione sul libro dialogando con l’autore.

Ringrazio in anticipo chi avrà la possibilità di partecipare alla discussione!

Massimo Maugeri (continua…)

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lunedì, 5 novembre 2012

LETTERATITUDINE, IL LIBRO – VOL. II (sei anni di Letteratitudine)

max-maugeri-twitter-fbCari amici, sono passati sei anni dalla nascita di Letteratitudine (il blog ha visto la luce nel settembre del 2006). Sono stati anni appassionanti, ricchi di stimoli e di interscambi (“condivisione” continua a essere una delle mie parole preferite)… ma sono stati anche anni di grandi sudate. Per questo, la ormai “mitica” camicia celeste della foto è diventata blu! (E le rughe aumentano e i capelli si diradano: lo so!) Scherzi a parte, ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che – con  il loro contributo – hanno permesso a questo blog di crescere (siete davvero tanti: impossibile citarvi tutti).

Uno dei frutti della seconda metà del percorso che abbiamo intrapreso insieme, è questo nuovo libro che nasce – appunto – dalle attività del blog. A essere sincero, ci ho pensato molto prima di decidermi a pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro”. Come molti di voi ricorderanno, il volume primo era stato pubblicato nel 2008, dalla casa editrice Azimut e aveva beneficiato di buoni riscontri (l’idea che un blog letterario diventasse libro, peraltro, incuriosiva molto). Venuto meno “l’effetto novità”, e trascorsi oltre tre anni (quasi quattro) da quel periodo, mi sono domandato se avesse ancora “senso” pubblicare un nuovo libro nato dalle discussioni online sviluppatesi su Letteratitudine… proprio adesso che – a seguito dell’esplosione dei social network (Facebook e Twitter in testa) – si parla di (presunta) morte dei blog (giacché le comunicazione e gli “scambi” sembrano essersi spostati prevalentemente su quei versanti). letteratitudinelibroiiA ogni modo, dopo una lunga riflessione, ho deciso di procedere alla pubblicazione di questo volume per una ragione molto semplice, che potrei sintetizzare nelle due seguenti parole: lasciare traccia. Le discussioni on line, in qualunque contesto e in qualunque ambito, sono destinate a perdersi nel mare magnum delle Rete, alla stregua di gocce nell’oceano. Alcune di queste, a mio modo di vedere, meritano di essere salvate. La speranza è che, tra qualche anno (volendo essere ambiziosi, si potrebbe dire: tra qualche decennio), possano contribuire a fornire indicazioni su quali sono state le nostre abitudini, le nostre letture, il nostro modo di pensare, la nostra visione del mondo. Alcune di queste “gocce”, dunque, sono contenute in questo volume: il libro, appunto, che racchiude una porzione importante dell’esperienza online vissuta su Letteratitudine nel periodo che va dalla seconda metà del 2008 al 2011. Prima, però, di accennare ai contenuti di “Letteratitudine, il libro – vol. II – 2008/2011” (Historica, 2012, pagg. 510, euro 22), vorrei tentare di avviare una discussione “in tema”. Pongo, dunque, alcune domande…

1. Come è cambiata la letteratura in questi sei anni?

2. E l’editoria?

3. Qual è il post, la discussione, o il “momento letteratitudiniano”, che ricordate con maggiore piacere e nostalgia?

Adesso, una piccola pausa con il booktrailer del libro…

Cosa troverete nelle pagine di questo libro?

(continua…)

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mercoledì, 17 ottobre 2012

NON LASCIAR MAI CHE TI VEDANO PIANGERE, di Amir Valle

Nuovo appuntamento con Babelit: lo spazio di Letteratitudine dedicato all’incontro con autori non italiani nell’ambito di un dibattito bilingue. In questa nuova puntata di Babelit incontreremo lo scrittore, saggista, critico letterario e giornalista cubano Amir Valle (Cuba, 1967), il quale ha ottenuto importanti riconoscimenti in paesi come: Colombia, Repubblica Domenicana, Germania e Spagna per saggi, racconti e romanzi. Ha pubblicato più di una ventina di libri, ma in questa occasione discuteremo del suo primo romanzo pubblicato in Italia: “Non lasciar mai che ti vedano piangere” (edito da Anordest, nella collana Célebres Inéditos diretta da Gordiano Lupi; la traduzione del libro è di Giovanni Agnoloni). Si tratta di un romanzo (pubblicato contemporaneamente in Italia, Spagna, Germania, Francia e Stati Uniti) che ha già beneficiato di ottimi riscontri a livello internazionale: una storia coinvolgente e dai ritmi molto serrati, basata su una serie di coincidenze che hanno “incrociato” le vicende di personaggi celebri del calibro di Charles Chaplin, Marylin Monroe e Joe Dimaggio.
Vi riporto, di seguito, la scheda del libro:

Un romanzo d’impatto, che intreccia tra loro i destini di personaggi che hanno segnato il Novecento. Su tutti, Charles Chaplin, al centro di intrighi politici e sconcertanti coincidenze storiche: un rapimento ordinato da Hitler nel 1941, dopo aver visto “Il grande dittatore”; un tentato sequestro dell’attore insieme a Marylin Monroe e Joe Dimaggio, ordito da Ernesto Guevara nel 1952; il trafugamento del cadavere di Chaplin da parte di un gruppo di estrema destra, nel 1978.
Tre storie che convergono nelle parole di una neonazista pentita, vittima di indicibili violenze e salvata dall’orrore proprio dal ricordo dei film di Chaplin.
Le sue memorie dolorose collegano tutte le vicende narrate, che toccano alcuni tra i massimi drammi del Novecento: da una parte, la seconda guerra mondiale, i campi di sterminio e Berlino distrutta e poi lacerata dal Muro; dall’altra, il Sudamerica segnato dalla povertà e il sogno di un’utopica rivoluzione. E’ una storia di intrighi legati allo stesso personaggio storico, il che ne fa un romanzo noir con una particolare connotazione storica.

Amir Valle (Cuba)Discuteremo di questo libro, e delle tematiche da esso trattate , direttamente con Amir Valle, l’autore del romanzo (foto accanto). Parteciperà alla discussione anche il già citato Giovanni Agnoloni, che svolgerà il ruolo di traduttore “simultaneo” online (grazie, Giovanni!). Vi invito a rivolgervi direttamente ad Amir, per porgli domande sul suo libro (ma anche, in generale, sulla sua attività di scrittore).
Come sempre, per favorire la discussione, proverò a formulare qualche domanda concentrandomi in modo particolare su uno dei “protagonisti” di questo libro: Charlie Chaplin (figura centrale nel romanzo di Valle).

1. Avete mai visto un film di Chaplin? Qual è il vostro preferito?

2. E “Il grande dittatore”? Nel caso in cui l’aveste visto… che ricordo conservate di questo film?

3. Che tipo di contributo ha dato Chaplin allo sviluppo dell’arte del Novecento e del cinema in particolare?

4. Che impatto ha avuto l’opera di Chaplin sulla storia della seconda metà del XX secolo?

5. In che modo un personaggio celebre può proteggersi dal “potere politico” che cerca di soggiogarlo?

Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.

Massimo Maugeri
(continua…)

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mercoledì, 4 luglio 2012

k.Lit – Il Festival dei Blog Letterari

k.Lit – Il festival dei blog letterari – 3

7/8 Luglio 2012 – Thiene (VI)

Ci siamo. K-Lit sta per partire. Il mio personale ringraziamento a Morgan Palmas e a tutti gli organizzatori dell’evento.
Per quanto riguarda il mio personale coinvolgimento in K-lit, sarò presente – con Letteratitudine - in due “momenti” del Festival:
- sabato 7 luglio, dalle h. 11 alle 12,30, presso il Castello di Thiene per trattare il seguente argomento: “Diversamente abili e blog letterari: nati due volte“, nell’ambito del tema “Diversità e abilità”

- domenica 8 luglio, dalle h. 14,30 alle 16, presso l’Istituto Santa Dorotea per trattare il seguente argomento: “Il ruolo dei blog letterari tra scuola e accademia“, nell’ambito del tema “Scuola e accademia”.

È possibile scaricare l’intero programma cliccando qui.

Svariate notizie sul ricco sito www.klit.it

Massimo Maugeri

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k.Lit – Il festival dei blog letterari – 2

Aggiorno questo post per segnalare l’appuntamento catanese del tour dedicato a “k.Lit – Il festival dei blog letterari“. Domani 23 maggio 2012, alle h. 20, presso lo “Zo Centro Culture Contemporanee”, Piazzale Asia, 6, Catania, insieme a Morgan Palmas e a Alessandro Puglisi parleremo delle iniziative legate al Festival, con un approfondimento sul tema: “i giovani fra lettura e web 2.0“.
Vi aspettiamo!
Massimo Maugeri

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klitSono molto lieto di presentare un’iniziativa organizzata dall’associazione Kleure e ideata da Morgan Palmas del blog letterario Sul Romanzo (all’associazione Kleure e a Morgan vanno i miei più sinceri complimenti e la mia gratitudine). Si tratta di k.Lit – Il Festival dei Blog Letterari. All’evento, che si svolgerà a Thiene (VI) nei giorni 7/8 Luglio 2012, parteciperò anche io con Letteratitudine.

In prossimità dell’evento, rimetterò in primo piano questo post con l’obiettivo di organizzare un dibattito a esso collegato.
Per il momento, mi limito a riportare un breve comunicato stampa (lo trovate di seguito).

k.Lit è una chiave di entrata nel mondo dei blog; la lettera K, infatti, rimanda al termine key, chiave. Ricorda il click del mouse: agile, immediato. Così sono i blog letterari e così saranno, nelle intenzioni, anche i due giorni di luglio a Thiene (VI).
Il primo festival dei blog letterari ha preso forma nel settembre 2011 da un’idea di Morgan Palmas, il fondatore di Sul Romanzo. Poche parole sono bastate per coinvolgere alcuni amici come Marta Dalle Carbonare, Stefano Verziaggi e Carlo Scortegagna: ecco la nascita di Kleure, l’associazione culturale dedicata all’organizzazione del festival.
Kleure rimanda ai colori: per due giorni sette location di Thiene si coloreranno, contemporaneamente, con attività artistiche, tavole rotonde, associazioni, laboratori, esposizioni di prodotti locali e con tanti blogger da ogni parte d’Italia (e non solo).
I giovani artisti europei potranno proporre la loro partecipazione e conquistare un’occasione straordinaria di visibilità. Thiene diventerà lo spazio fisico in cui il web prenderà forma reale.
Il sito, per ora in bianco e nero, è anch’esso in attesa di colorarsi con le idee della rete.

Trovate ulteriori informazioni su: www.klit.it

Segnalo, altresì, le pagine Facebook e Twitter dell’iniziativa.

Massimo Maugeri

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lunedì, 25 giugno 2012

LA SESTA STAGIONE. Incontro con Carlo Pedini

carlo-pedini-cavallo-di-ferroSono molto lieto di organizzare questo dibattito online incentrato sul romanzo di Carlo Pedini, “La sesta stagione” (Cavallo di Ferro): uno dei dodici libri finalisti dell’edizione 2012 del Premio Strega.

Si tratta di un romanzo corposo, ambizioso, a largo respiro, che racconta le vicende di tanti personaggi sullo sfondo della Storia italiana del ventesimo secolo.

Lo recensisce, in esclusiva per  Letteratitudine, Simona Lo Iacono, la quale è anche l’organizzatrice e la curatrice di un’iniziativa culturale che avrà luogo a Siracusa il 30 giugno, intitolata “Parole sotto le stelle: tra pittura, musica e sogni”…

Un evento basato sulla contaminazione artistica che vedrà come protagonisti (tra parole, pittura, musiche e sogni) lo stesso Carlo Pedini con “La sesta stagione” e la scrittrice (nonché editrice di Cavallo di Ferro) Romana Petri con il suo romanzo “Tutta la vita” edito da Longanesi (ho già avuto modo di incontrare Romana Petri, in merito a questo libro, nell’ambito della puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” andata in onda il 15 aprile 2011).

Di seguito, il video promozionale di “Parole sotto le stelle”.

Questa, invece, è la scheda del libro di Pedini…

È il 1934. A Civita Turrita, sull’Appennino toscano, si inaugura con solennità il nuovo santuario, e proprio nel momento di massimo fulgore di questo paese inizia la storia della sua decadenza. Nelle vicende profondamente umane dei tre seminaristi Piero, Ottavio e Oreste, e dei loro superiori, amici, avversari, irrompono gli eventi principali del nostro Novecento, dalla Seconda guerra mondiale al Sessantotto, e oltre fino agli Anni di piombo. Don Piero Menardi racconta dei suoi due colleghi, prima amici inseparabili e poi nemici giurati; dell’infatuazione politica del suo vescovo per il Duce; della guerra che spezza i destini e distrugge le famiglie; di partigiani e delatori; della contesa perenne fra democristiani e comunisti nel dopoguerra; di chi si perde nelle lotte studentesche; di preti ribelli che rifiutano l’abito. Nella vita della piccola comunità di Civita Turrita si rispecchiano dunque i mutamenti della Nazione, in una parabola di cinquant’anni dove tutti religiosi e laici – subiscono l’incedere della modernità. E fra i grandi giochi di potere si rivelano le debolezze di una Chiesa che fatica a tenere il passo con un’epoca sempre più veloce. “La sesta stagione” intreccia tanti destini sullo sfondo della Storia d’Italia del XX secolo, stratificando i documenti e i fatti reali alle radici del tempo presente.

Siete tutti invitati a partecipare alla discussione, incentrata su “La sesta stagione” e sui temi attinenti al romanzo (in primis: la Storia).
Ecco alcune domande pensate insieme a Simona Lo Iacono (che mi aiuterà ad animare il dibattito).

1. Le stagioni della vita e le stagioni della storia. Quanto interferiscono?

2. Elsa Morante definiva la Storia “il grande scandalo”. Siete d’accordo?

3. Siamo più vittime o artefici della storia?

4. Se siamo arrivati alla quinta stagione…. cosa ci riserverà, a vostro avviso, la sesta?

Di seguito, la recensione di Simona Lo Iacono.
Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.

Massimo Maugeri
(continua…)

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mercoledì, 20 giugno 2012

L’ESTRANEO. Incontro con Tommaso Giagni

L'estraneo Tommaso Giagni, giovane scrittore romano, classe 1985, ha già al suo attivo partecipazioni a varie antologie, tra cui: Voi siete qui (minimum fax 2007), Il lavoro e i giorni (Ediesse 2008), Ogni maledetta domenica (minimum fax 2010). Di recente è uscito il suo primo romanzo: L’estraneo (Einaudi 2012). Un romanzo che affronta il tema dell’estraneità approfondendo il rapporto difficile tra periferia e centro, che ci guida tra due ambientazioni speculari della Roma post duemila e che presenta – al tempo stesso – un approccio linguistico originale… come evidenzia Walter Siti nella sua recensione pubblicata su “Tuttolibri” de “La Stampa” di sabato 16 giugno: “Con L’estraneo di Tommaso Giagni ci troviamo di fronte al romanzo di un giovane che fa sentire vecchi, talmente è impastato nel presente e capace di spiazzare. (…) Ma quel che fa la novità del libro è la lingua: una lingua composita, molto curata ma nello stesso tempo alla ricerca di un’identità almeno quanto il protagonista. Una lingua che passa da preziosismi esibiti e ingenui da opera prima a un romanaccio puramente magnetofonico, in disfacimento, ridotto a cadenza; neologismi espressionisti si alternano a troncature dialettali non del personaggio ma dell’autore, in un gioco che è più voglia di mimetizzarsi che indiretto libero”.
Su “Il Corriere della Sera” del 13 giugno, Giorgio Montefoschi, riferendosi a L’estraneo scrive: “al di là anche delle ragioni «interiori» che appaiono nella descrizione che il personaggio-narratore fa di se stesso, al di là di questo, la tragica e definitiva incapacità di immergersi nel reale, di combattere con il proprio prossimo, di accettare il proprio prossimo e il peso di esistere, affonda in una oscurità davvero tragica, davvero devastante per le sue deboli e modeste forze nei confronti delle quali non potremmo che provare una immensa pietà, o dobbiamo pensare che basta il semplice contingente, basta la «gente», basta il semplice volto superficiale della giornata a impedire a chi narra di vivere la vita? Questa è la domanda che rimane senza risposta in conclusione del romanzo di Tommaso Giagni. (…) Era dall’epoca di Pasolini che non si leggevano pagine così crude e sconvolgenti sulle periferie romane”.

Ecco la scheda del romanzo:
Un ventenne figlio della periferia ma esportato a piazza Fiume, la Roma bene da cui si è sempre sentito rifiutato, entra definitivamente in crisi quando termina la sua storia d’amore con Alba, ragazza di Cinecittà che vedeva in lui un’emancipazione e che per emanciparsi ha trovato un altro amore. Guardando per la prima volta in faccia la propria estraneità al mondo che abita, decide di cambiare vita. Affitta una stanza nella Roma di Quaresima, l’estrema periferia. Il coinquilino nonché proprietario dell’appartamento occupato, Andrea, si tira le sopracciglia nello specchio dell’ascensore e si prostituisce con le tardone borghesi, ma il mercato è in recessione perché gli zingari fanno prezzi stracciati. Nella Quaresima il protagonista si mescola con gente che sta in fissa con la palestra, festeggia il Sabato del Fuoco, dove davanti al quartiere riunito i neodiciottenni fanno un falò delle cose che desideravano da minorenni, va in pellegrinaggio al Circo Massimo per commemorare l’”eroe e martire” Luciano Liboni detto Lupo, e si innamora dell’aspirante coatta Marianna, una che “quando si scopa non si ride”. Ma se è proprio quella la Roma che suo padre gli ha inscritto nel DNA, e da cui voleva affrancarlo col suo impiego da portinaio in centro, d’altro canto non è detto che osservare la città da questa nuova angolazione ribalti la prospettiva. E salvi dal fallimento.

Vorrei approfondire la conoscenza de L’estraneo, invitando l’autore a discuterne con noi nell’ambito di un dibattito organizzato su questo romanzo e sui temi che esso affronta. Come sempre pongo qualche domanda per favorire la discussione…

1. Nella società odierna, quali significati assume il termine “estraneo”?

2. Chi è che oggi può dirsi più “estraneo” di altri? E poi… estraneo a chi? Estraneo a cosa?

3. In generale, che tipo di rapporto lega il centro e le periferie delle metropoli?

4. Questo rapporto è cambiato negli ultimi decenni? Che percezione avete?

5. Com’è definireste il rapporto fra centro e periferia nelle vostre città?

Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.

Massimo Maugeri
(continua…)

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giovedì, 7 giugno 2012

RICORDANDO RAY BRADBURY

Il 5 giugno 2012, a Los Angeles, all’età di 91 anni, si è spento lo scrittore statunitense Ray Bradbury.
Della scomparsa dell’autore del celeberrimo romanzo Fahrenheit 451 (da cui François Truffaut trasse un omonimo film di successo) se ne sta discutendo un po’ in tutto il mondo.
Vorrei ricordare Bradbury anche qui a Letteratitudine, nel consueto spazio dedicato ai memoriali e alle celebrazioni. E nel farlo, come sempre, chiedo la vostra collaborazione.

Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, un brano estrapolato da un romanzo, informazioni biografiche… e quant’altro possa servire a ricordare Ray Bradbury e la sua produzione narrativa.

Per facilitare la discussione, pongo alcune domande (pregandovi di fornire le vostre risposte):

1. Che rapporti avete con le opere di Ray Bradbury?

2. Avete mai letto Fahrenheit 451? Se sì, che impressioni ha suscitato in voi la lettura di questo romanzo?

3. Oltre a Fahrenheit 451 (che di certo è l’opera più rappresentativa di questo autore) qual è il romanzo di Bradbury che avete amato di più e di cui consigliereste la lettura?

4. Tra le varie “citazione” di (o su) Bradbury di cui avete memoria (o che avete avuto, o avrete, modo di leggere)… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?

5. Cosa pensate della conclamata avversione di Bradbury per il libro elettronico?

6. Qual è l’eredità che Bradbury ha lasciato nella letteratura mondiale?

Di seguito, un video in cui Ray Bradbury si racconta (è in lingua inglese) e la sua biografia secondo Wikipedia Italia.
Ringrazio in anticipo tutti gli amici di Letteratitudine per la collaborazione.

Massimo Maugeri


(continua…)

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mercoledì, 23 maggio 2012

PER LUCIANO COMIDA…

Aggiorno questo post, per ricordare il nostro caro amico Luciano Comida scomparso un anno fa… il 20 maggio 2011.
Il pensiero di Luciano e le sue parole continuano a vivere in questo blog. Proprio oggi ho riletto un suo vecchio post pubblicato sulla rubrica “Michele Crismani secondo il mondo”.
Segnalo questo affettuoso articolo di Gordiano Lupi, pubblicato su LetteratitudineNews.
Ringrazio in anticipo chi vorrà ricordare Luciano nell’ambito di questo spazio a lui dedicato.
Massimo Maugeri

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Post del 22 maggio 2011

La mia foto

L’amico scrittore Luciano Comida ci ha lasciati il 20 maggio 2011. Oltre che per la sua rilevante produzione letteraria (incentrata soprattutto sulla letteratura per ragazzi, con pubblicazioni edite da Einaudi ragazzi e EL) e per i numerosi premi vinti, era noto per la militanza nella blogosfera con il suo Il ringhio di Idefix e per il suo contributo nel portare avanti magazine come Konrad.
Mi hanno sempre colpito la sua attenzione per la crescita culturale dei ragazzi, la sua voglia instancabile di incontrarli nelle scuole, il suo amore sconfinato per i libri, la sua passione trasversale per le letture… che lo portava a viaggiare dalle belle pagine di Ernesto Sabato (Luciano ha contribuito a far vincere all’autore sudamericano l’edizione 2010 del Letteratitudine Book Award, un gioco letterario condotto su questo blog) a quelle gotiche della letteratura dei vampiri (è stata determinante la sua partecipazione all’omonimo dibattito).
La notizia della sua scomparsa mi ha molto scosso, anche perché Letteratitudine nasce insieme ai commenti rilasciati da Luciano. Sono andato a controllare: il primo è datato 24 settembre 2006, nell’ambito di questo post.
Tempo fa avevamo aperto anche una sorta di rubrica intitolata: “Michele Crismani secondo il mondo”.
Michele Crismani è uno dei più importanti personaggi letterari creati da Comida. Lui lo presentava così, con l’umorismo tipico che sempre lo contraddistingueva: “Mi chiamo Michele Crismani, abito a Trieste, ho tredici anni e un problema: uno schifoso di nome Luciano Comida scrive, pubblica e fa tradurre in mezzo mondo dei bellissimi romanzi con me protagonista, arricchendosi così con lo sfruttamento del mio nome, della mia immagine e delle mie avventure”.

L’umorismo di Luciano – così come l’amore per i libri e per il prossimo – emerge da molti suoi scritti. È il caso – per esempio – del testo di questo suo intervento offerto nell’ambito di un convegno organizzato in una edizione del Festival della Letteratura di Mantova. Il tema è, per l’appunto, l’umorismo…
(continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, MICHELE CRISMANI SECONDO IL MONDO (di Luciano Comida)   140 commenti »

lunedì, 14 maggio 2012

LA SPOSA VERMIGLIA. Incontro con Tea Ranno

tea-ranno-la-sposa-vermiglia1Sono molto felice di coinvolgere, in un nuovo spazio/dibattito di Letteratitudine, la mia amica scrittrice Tea Ranno in occasione della pubblicazione del suo nuovo romanzo “La sposa vermiglia” (Mondadori).
Peraltro ho già avuto modo di discutere di questo libro, con la stessa autrice, nella puntata di Letteratitudine in Fm del 23 marzo scorso.
In questo post, invece, con la partecipazione della stessa Tea, avremo modo di approfondire la conoscenza di questo suo nuovo ottimo romanzo (che ha già beneficiato di riscontri molto positivi) e di approfondire le tematiche da esso affrontate.
Per l’occorrenza ho chiesto a Simona Lo Iacono, già coinvolta nel dibattito sul precedente romanzo di Tea – In una lingua che non so più dire – del novembre 2007, di scrivere un’apposita recensione per questo post (“extrapost”, ne approfitto per complimentarmi con Simona per la bella intervista rilasciata su Psychologies di questo mese).

Ecco la scheda del libro…
Sicilia, 1926. Vincenzina Sparviero è la figlia attraente ma fragile di una famiglia di nobili siciliani, una ragazza, si dice in paese, troppo cagionevole per diventare madre. Ma della sua presunta sterilità al vecchio don Ottavio Licata non sembra importare granché, e così il matrimonio d’interesse fra la “palombella” mansueta e obbediente e il ricco sessantenne, fascista e mafioso, è combinato. Un pomeriggio di primavera, però, quando il fidanzamento è stato ormai annunciato, improvvisamente Vincenzina incontra l’amore negli occhi ambrati di Filippo Gonzales. Da quel momento la ragazza si difende dal futuro che incombe imbastendo nella fantasia le immagini di una gioia impossibile: seduta alla finestra della sua stanza a ricamare e sognare, attende il passaggio della sagoma amata con il passo lento, le mani in tasca, uno sguardo fuggevole verso di lei. Nella china lenta e inesorabile che conduce, sul filo della tragedia, al matrimonio annunciato, assaporiamo la storia struggente di un amore probabilmente impossibile.

Come ho già accennato, ne parleremo con la stessa autrice. Per favorire la discussione, propongo – di seguito – alcune domande ispirate dal libro e elaborate dalla stessa Simona (subito dopo, la sua bella recensione).

1. Il libro di Tea offre una riflessione profonda sulla natura dell’amore sognato, che prorompe nella realtà con una forza straordinaria, soprattutto quando è amore negato.
È più la negazione a dare forza all’amore, o è la sua autenticità?

2. Amore sognato e amore reale.
In quale punto convergono? O in quale luogo? (Può essere la scrittura il luogo?)

3. Vincenzina e Filippo Gonzales non si scambiano neanche un bacio, eppure sono una delle figure più forti e struggenti di amanti che la letteratura ci abbia donato.
Allora, si può essere amanti senza mai unire i corpi? E cos’è essere amanti?

4. È quanto dice Besson? “Essere amanti è questo: usare le stesse parole per parlare delle medesime cose senza aver mai sentito l’altro usare quelle parole” (Philippe Besson, “Un amico di Marcel Proust”)?

5. Se essere amanti si gioca sul piano delle parole… la scrittura è un amante?

(aggiungo la seguente domanda)

6. Il cosiddetto matrimonio d’interesse (scelto o imposto che sia) è solo un “retaggio” del passato, o trova ancora riscontro ai nostri giorni?

A voi le risposte… (e grazie in anticipo per la partecipazione)

Massimo Maugeri

p.s. in coda di post, due video: le parole della editor Giulia Ichino e la lettura della prima pagina del romanzo…

—-

LA SPOSA VERMIGLIA di Tea Ranno
Mondadori, 2012, pagg. 365, euro 18

di Simona Lo Iacono

Non è notte, non è giorno.
E’ forse uno di quei momenti a metà, che in Sicilia restano sospesi eternamente. O forse è una controra, un passaggio tra la mezza e le prime ore del pomeriggio, quando il sole s’accanisce sulla terra e la squaglia.
Non c’è pace per chi riposa al riparo dalla canicola. Il letto è incandescente, il sudore s’addensa, indurisce la saliva.
Vincenzina Sparviero è forse in uno di questi sonni senza costellazioni del tempo, senza orari. Nella camera a finestre spalancate su una Sicilia degli anni venti, in cui le grancasse dei fasci risuonano e fanno baccano, si rigira inquieta, caccia ai piedi le lenzuola ricamate finemente.
E sarà allora per questo caldo senza requie , che il sogno in cui sprofonda è visione, profezia, incantamento.
D’altra parte può accadere in Sicilia che il sonno ammaestri, predica la sorte, si faccia consigliere e metta in guardia dai morti.
Può accadere. (continua…)

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venerdì, 25 giugno 2010

DIBATTITO SU LETTERATURA E MUSICA

imageQuesto post si è trasformato, nel tempo, in uno spazio permanente dedicato al dibattito sul rapporto tra letteratura e musica.
Si discuterà periodicamente su alcuni libri che rientrano nella tematica, coinvolgendo – laddove possibile – i rispettivi autori.
Ringrazio lo scrittore Claudio Morandini (consiglio la lettura di questa intervista sul blog “La poesia e lo spirito”), che mi darà una mano ad animare e moderare la discussione.
Massimo Maugeri
(11 ottobre 2010)

———-

POST ORIGINARIO DEL 25 GIUGNO 2010

letteratura-e-musicaVorrei avviare un nuovo e (spero) interessante dibattito su un tema particolare: il rapporto tra letteratura e musica…

Un rapporto che – a mio avviso – ha origini antichissime: basti pensare alla “musicalità” dei versi poetici o di certi testi narrativi (perché anche un romanzo deve “suonare” nella testa del lettore). Ma non mi riferisco solo a questo.
Mi piacerebbe poter prendere in considerazione, per poi analizzarli, i romanzi che si sono occupati di musica (e viceversa)… che hanno fatto vivere la musica all’interno delle loro pagine.

Di conseguenza, mi pongo (e vi pongo) alcune domande…

Che cosa hanno in comune letteratura e musica?
In cosa si differenziano nettamente?

In quali occasioni la musica è “entrata” nella letteratura (con particolare riferimento alla narrativa)?
Quali titoli di romanzi vi vengono in mente?

E in quali occasioni, viceversa, la musica ha “rappresentato” la letteratura?

Quale romanzo eleggereste come il più rappresentativo del rapporto tra musica e letteratura?

Per partecipare alla discussione inviterò alcuni autori che hanno scritto, di recente, romanzi che in un modo o nell’altro hanno a che fare con la musica.

Primi ospiti di questo forum (che spero possa diventare “permanente”) sono: Marta Morazzoni, Claudio Morandini e Achille Maccapani. Discuteremo dei loro nuovi libri e degli argomenti proposti.
Di seguito, le schede sui suddetti libri… e il contributo di Nicolò Carnimeo sul romanzo della Morazzoni.
Claudio Morandini mi darà una mano ad animare il post.

Mi raccomando… aspetto i vostri contributi.

Massimo Maugeri
(continua…)

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lunedì, 1 marzo 2010

DIBATTITO SULLA LETTERATURA DEI VAMPIRI… E DI ALTRI ORRORI

Aggiorno questo post dedicato al dibattito sulla “letteratura dei vampiri” (che nel frattempo si è trasformato in dibattito sulla “letteratura dei vampiri… e di altri orrori“), inserendo il contributo alla discussione fornitomi da Sergio Altieri (in arte Alan D. Altieri): scrittore, traduttore e direttore editoriale delle collane Mondadori distribuite in edicola. Ne approfitto per ringraziarlo. Segue il post originario pubblicato il 1° marzo 2010.
Massimo Maugeri

* * *

Il (nuovo) giorno del vampiro
Alan D. Altieri

ovvero

Il fascino (indiscreto & eterno)
dell’immortalita’ malefica

* * *

sergio-altieriWhat the hell! Proprio quando ricominciavamo a sperare nella validità dei vecchi metodi. Ma sì, ya all know what I mean: anzitutto santo martello & saKro piKKetto. Più crocefissi assortiti, aglio a grappoli, acqua pura (really? we still got that?) a damigiane, specchi possibilmente non incrinati, etc etc etc. Insomma, tutta l’attrezzatura obbligata e obbligatoria del piccolo vampirista perfetto, tale da sbarazzarci di quegli invadenti salassatori.
Giusto?
Tutto sbagliato.
Guess what: della lista di cui sopra – e senza, almeno per ora, ricorrere agli strabilianti trucchetti post-techno degli ultimi tempi, tipo proiettili di luce & affini – non funziona più un accidenti di niente. Di certo non funziona più un accidenti di niente nel “nuovo giorno del vampiro”.
Difatti, chi non muore – e questi mai che tirino veramente cuoia – si rivede. Per cui una nuova, radiosa alba popolata da orde si sukkiasangue è sorta su questo nostro pianetucolo dolente in attesa del catartico, liberatorio 2012. E non è affatto detto che non siano proprio loro, i vampiri, a mettere la parola fine al nostro inquinato, sovrappopolato, tormentato destino di bipedi imperfetti ormai decisamente e miseramente slittati nell’(in)umano.
Discutibili facezie a parte – pressoché in ogni forma della comunicazione scritta e iconografica – l’intera mitologia vampirica sta vivendo una inedita (ennesima) eterna giovinezza.
Francamente, e passatemi la notazione personale, allo scrivente la cosa va alla grande. Leggendo da ragazzo l’immortale – in senso di capolavoro letterario – “Dracula” di Bram Stoker, nella fenomenale traduzione dell’ugualmente immortale Francesco Saba Sardi, mi schieravo tutto dalla parte del Principe delle Tenebre. Già eretico nell’adolescenza, quindi? Peggio: eretico, blasfemo, nonché politikamente scorrettissimo. E vi argomento anche perché:
- Dracula è solo, ma proprio solo, (R.M. Renfield non è nemmeno il suo garzone di bottega) in lotta per sopravvivere contro un intero universo: sopravvissuto suo malgrado a un passato di orrori, costretto a fare i conti con un amore disperato e impossibile, condannato a coesistere con la propria mostruosità endogena. Ditemi voi se non è questo IL vero eroe romantico di tutti i tempi, letteralmente…;
- gli avversari di Dracula sono l’orgia degli scornacchiati: abbiamo il moscio rimbecillito (Jonathan Harker), il mandriano da trivio (Quincey Morris), il demente tossico (Dr. Jack Seward), e, dulcis-in-fundo, il vittoriano scassapalle sessualmente frustrato (Abraham Van Helsing). Come on, guys, get a life… No, even better: get a death!;
- le ganze di Dracula sono il meglio sulla piazza: a partire dalle tre sexy vampirelle su nella nera fortezza dei Karpazi (okay, ladies, let’s rock!), per passare alla spumeggiante Lucy Westenra (ready to jugular, old boy!), chiudendo in bellezza con la delicata (ma non troppo) Mina Harker (just suck me dry, my Prince!).
Insomma, Dracula Forever.
A tutti gli effetti, il forever di cui sopra continua a funzionare. Ormai da quasi due secoli l’oscuro eppure tormentato, truculento eppure fascinoso, Conte Dracula – e pressoché tutte le sue incarnazioni/deviazioni/ rivisitazioni/approssimazioni successive – rimangono una dominante primaria dell’immaginario individuale e collettivo.
A parere dello scrivente, è il fascino inevitabile dell’immortalità.
Esatto: transitare attraverso lo spazio e il tempo senza tutte quelle menate mistico-messianiche stile Highlander, osservando e studiando, testimoni occulti dell’umana fallacità senza peraltro farne parte. Al di sopra di tutto e al di là di tutti. In sostanza, quanto di più vicino si riesca ad arrivare alla divinità. D’accordo, c’è un prezzo da pagare: no immagini riflesse, no luce del sole, no cenette gourmet (che non siano emoglobiniche), no un po’ di altre inutili frescacce della vita diurna. Ma in definitiva, what the hell, right?
Senza nemmeno osare di ripercorrere l’intera epopea dei vampiri dalla carta stampata, al grande & piccolo schermo, tutta la strada fino ai fumetti e ai videogame, lo scrivente si limiterà a tentare di analizzare i trend più recenti di un filone narrativo (inteso nel senso più lato possibile) che si è già guadagnato l’immortalità’:

vampiritrend #1) vampiri “classic”: non a volte ma sempre ritornano, un po’ come quel buon barolo invecchiato al punto giusto. Profetessa indiscussa di questa rivisitazione rimane la grande Ann Rice. Nei primi anni ’80, con il vampirismo erroneamente considerato materiale da biblioteca, il Lestat creato da Ann Rice – e la sua intera saga susseguente delle “Vampire Chronicles” – riporta in primo piano queste creature ambigue e minacciose, efemeriche e seducenti. In film, abbiamo la riuscita trasposizione di “Interview with the Vampire”, magistralmente diretta da Stephen Frears, seguita purtroppo della bufala – al di là della presenza della meravigliosa e compianta Aliyah – tratta da “Queen of the Damned”. In ogni caso, l’universo estetizzante e diabolico creato da Ann Rice rende tuttora in modo fenomenale. In questa direzione, il vampiro classico, non va dimenticata l’opera della valida narratrice Chelsea Quinn Yarbro con la sua saga del Conte Saint-Germain, pubblicata integralmente in Italia della eccellente casa editrice Gargoyle. Così come non va trascurata l’ultimissima incursione meta-vampirica a opera niente meno che del nipote del divino Bram. Ecco quindi “Dracula the Undead”, a firma Dacre Stoker & Jan Holt (Undead, gli Immortali, PiEmme, 2010), ottima resurrezione del “Divin Conte” quasi in salsa steampunk, con la partecipazione straordinaria di Jack the Ripper, la Contessa Batory e via smembrando.
Insomma, quei volti lividi e affilati, quelle marsine con svolazzante jabeau appena chiazzato di rosso, continuano a tirare al massimo dei giri… Oops, dei kanini;

trend #2) vampiri “stylè”: o anche “vampiri Prada”. Difatti: alti ma non eccessivi, belli ma non sbracati, palestrati ma non ipertrofici, eleganti ma non azzimati, seducenti ma non ambigui, insomma dalla loro le hanno proprio tutte, inclusa una millenaria società parallela nemmeno troppo sotterranea rispetto alla strafottuta società umana. Avete presente? Ma sì, sono loro: la gang cromaticamente virata all’azzurrino di “Underworld”. Ipnotico okkione glauco-livido modello Ice 9 (Kurt Vonnegut for President!), magnifici spolverini di cuoio liscio e abbastanza volume di fuoco full-automatic da livellare Manhattan.
Da un punto di vista visuale, quella del vampiro “stylè” è diventata una proposta dalla quale è ormai difficile discostarsi. Sarebbe un po’ come fare vedere astronavi a forma di sigaro con le grandi ali (pure pulp anni ’50) al posto delle maestosamente lente strutture ipercomplesse inaugurate da Stanley Kubruck (2001), portate poi all’estremo da Ridley Scott (Alien).
Dalla orgiastica e sanguinaria proposta botti & spari, sesso & krudeltà della serie “Anita Blake: Vampire Hunter” a firma della dura & pura Laurell Hamilton, passando per i new gothic “Southern Vampire Mysteries” di Sherrilyn Kanyon, fino alla primariamente romantica (addirittura “vegetariana”) ninna-nanna adolescenziale di “Twilight”, con l’abile Stephanie Mayer al timone, il vampiro “stylè” domina ampiamente la scena. Sarà quindi interessante osservare quale sarà la prossima evoluzione di questo trend. Come on, boys & girls, non potremo avere kanini in salsa Dolce&Gabbana e Moccia per sempre… o no?;

trend #3) vampiri “monstre”: qui si fa addirittura un passo evolutivo all’indietro rispetto a Dracula, eterno vate. Il vampiro mostruoso è solamente una belva infame assetata di sangue. Troppi dentoni e troppo poco cervello, brutto come una qualsiasi sessione parlamentare itaGLiana e aggressivo come l’ultimo cretino analfabeta appena espulso dalla casa/casino di “pikkolo fratello scemo”. Il vampiro “mostre” è buono per una sola cosa: essere fatto fuori, se possibile nel modo più orrido & splatter immaginabile.
Decisamente spostati sul “monstre” sono i puzzosi e fetidi vampiri di “Midnight Mass”, non indifferente ritorno letterario del sempre azzannante F. Paul (“The Keep”) Wilson, pubblicato in Italia parimenti da Gargoyle con il titolo di “Messa di mezzanotte”. Nella loro cannibalica invasione del mondo, i vampiri di Wilson sono molto più attirati dai sanguinacci trucidi che non dalle pulzelle. Beh, a opera degli umani che non mollano, mal gliene incoglierà: come get it, sucka!
Piccolo grande trionfo di come si affrontano i vampiri “mostre” rimane “30 days of night”, trasgressivo fumetto ideato da Steve Niles & Nigel Templesmith, diventato poi un inaspettato successo cinematografico da quasi ottanta milioni di dollari d’incassi diretto dall’abile David Slade. L’idea di base è tanto semplice quanto sinistra: Barrow, Alaska, l’ultimo avamposto civilizzato del Nord AmeriKa, è alle soglie di un intero mese di notte artica. Da chissà dove (citazione diretta della nave dei topi di Dracula) arriva un tetro cargo maledetto. Dal cargo maledetto sbarca l’orda dei vampiri “monstre”, a cui frega solamente di aprire carotidi. Welcome to Barrow, suckers! Mai realmente scadendo nel clichè ma dando ampio spazio al mattatoio, il lavoro di Slade è la quintessenza di tutti i claustrofobici film d’assedio, un “Precinct 13” con i sukkiasangue al posto dei gangstar (o degli sbirri marci). Eppure, c’è almeno un passaggio magistrale. Marlowe, un nome una garanzia letale – interpretato da un irriconoscibile Danny Houston, figlio del compianto maestro John Houston – sta per cibarsi dell’ennesima vittima implorante la grazia di dio. Quasi con rassegnata tristezza, Marlowe indica verso in cielo, scuote il capo: “No god”. Dopo di che, slurp! Insomma, finalmente anche all’inferno ci siamo accorti che dio è morto;

trend #4) vampiri “epidemic”: per i quali il vampirismo è generato da un virus (in senso lato). Tante zanne, ecchissenefrega delle ali da pipistrello, potenziale capacità di affrontare la luce solare. In sostanza, il “virus vampirico” muta, distorce e inghiotte l’umano.
Fino a oggi, un unico, straordinario precursore di questa inevitabile variazione sul tema: Richard Matheson con il suo capolavoro della SF apocalittica “I am legend”. Portato in film ben tre volte – “L’ultimo uomo della terra” (1964, diretto da Sidney Salkow) “The Omega Man” (1971, diretto da Boris Sagal), “I am Legend” (2008, diretto da Francis Lawrence) – “I am Legend” affronta con incredibile maestria tutte le paure dell’uomo: solitudine, vuoto, alienazione, distruzione, autodistruzione… Non una sola sfumatura dello spettro emotivo è lasciata fuori da questo prodigioso apologo del lato oscuro. Sono davvero vampiri, le creature di “I am Legend”, o sono forse la prossima evoluzione di una razza già estinta? Nel suo libro, Matheson si limita a suggerire una risposta, lasciando al lettore le scelta interpretativa cruciale.
Meno riusciti i film: troppo datato il primo, troppo patriottico il secondo, troppo incompiuto il terzo. Pur con il valido Will Smith protagonista in un inaspettato ruolo duramente drammatico, pur con una fenomenale prima metà nella New York svuotata e spettrale, il terzo “I am Legend” si affloscia nel finale, anzi nei due finali, area dove più la narrazione discosta dal testo di Matheson.
Per contro, quello dei vampiri “epidemic” è il trend che contende ai vampiri “stylè” la supremazia del genere. In questo senso, un contributo determinante – sia visuale che scritto – viene dal fuoriclasse Guillermo Del Toro, sceneggiatore e regista iberico ormai solidamente trapiantato a Holly-weird. Imbattibile artista delle creature insettiformi – straordinari gli effetti dal crepuscolare “Cronos” (1993) fino all’estetizzante “Il labirinto del fauno” (2006) passando per il feroce “Mimic” (1997) – Del Toro inserisce nel tema vampirico una sua personalissima svolta già in “Blade II” (2002). Sta sorgendo una razza di vampiri “infetti”, meglio sterminarli o… modificarli geneticamente in vista della irresistibile ascesa del prossimo vampire empire?
Temeraria tematica biochimica che Del Toro riprende letterariamente in “The Strain” – “La Progenie”, Mondadori, 2009 – primo volume di ambizioso progetto trilogico scritto a quattro mani con Chuck Hogan. Anche qui, il vampiro è l’untore principe di New York.
Per molti versi, il vampiro “epidemic” potrebbe essere la saldatura di contaminazione – oh, come on, THAT again? – con il genere zombi. Emblematici in questa sanguinaria terra di mezzo i due non indifferenti film “28”, giorni e settimane dopo. Quelle orde assatanate e urlanti sono zombi, sono vampiri, o sono qualcosa d’altro?

Well, qualsiasi cosa siano le creature di cui sopra, qualsiasi validità vogliate dare ai trend di cui sopra, almeno su un punto possiamo concordare. Eh, già, proprio come il rock & roll:

Vampire is here to stay, vampire will never die!

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Post del 1° marzo 2010

vampiroSono molto lieto di poter avviare questo dibattito sulla “letteratura dei vampiri”… [intendendo per letteratura dei vampiri quella che ha (e che ha avuto) come protagonisti il conte Dracula and friends...]
Per discutere di questo tema ho invitato alcuni ospiti speciali:
- Simonetta Santamaria (altresì nota con l’appellativo di Simonoir), scrittrice di romanzi horror, la quale ha di recente pubblicato un sanguigno saggio edito da Gremese e intitolato, appunto, “Vampiri. Da Dracula a Twilight
- Laura Costantini, scrittrice e giornalista, la quale ha dichiarato pubblicamente il suo amore per le storie di Stephanie Meyer
- Flavio Santi, autore del romanzo “L’ eterna notte dei Bosconero” (Rizzoli)
- Danilo Arona (autore, tra gli altri, del romanzo “L’estate di Montebuio”, nonché di un contributo sulla nuova edizione di “Io credo nei vampiri” di Emilio de’ Rossignoli), Gianfranco Manfredi (che – tra le altre cose – ha predisposto la bella antologia “Ultimi vampiri”) e Claudio Vergnani (autore di “Il diciottesimo vampiro”)… tutti e tre della scuderia Gargoyle.
Ho poi esteso l’invito a Paolo De Crescenzo (uno dei massimi conoscitori di cultura horror in Italia, nonché editore della Gargoyle), Franco Pezzini (uno dei più preparati tra gli intellettuali specializzati in “letteratura terrifica”).

Premesso che il dibattito è aperto a tutti… altri ospiti potranno essere “invitati” nel corso della discussione.

Di seguito leggerete: la recensione di Francesco Di Domenico al saggio “Vampiri” di Simonetta Santamaria, un articolo sul caso “Twilight” firmato da Laura Costantini, le schede dei libri di Flavio Santi, Danilo Arona, Gianfranco Manfredi e Claudio Vergnani, Franco Pezzini. Nel corso della discussione avrò modo di fornire ulteriori notizie sui suddetti romanzi e sugli ospiti invitati.

Per favorire la discussione ho pensato di porre le seguenti domande:

- Perché la figura del vampiro è così prepotentemente entrata a far parte nell’immaginario collettivo mondiale?

- Il sentimento suscitato dal vampiro è più vicino alla paura o al fascino? E perché?

- Che scarto esiste tra la figura storica del vampiro e quella “trasfigurata” nella fiction letteraria, cinematografica e fumettistica? L’esistenza di questo scarto (ammesso che ci sia) è nota? È importante che lo sia? Che percezione avete, in proposito?

- Cosa è cambiato nella “letteratura vampirica” (ammesso che qualcosa sia cambiato) da Bram Stoker a oggi?

- La letteratura italiana che si “occupa” dei vampiri è all’altezza di quella espressa in altre parti del mondo (quella anglosassone, per esempio)?

- C’è un pregiudizio, da parte dei lettori italiani, a favore dei romanzi sui vampiri di matrice angloamericana (e a svantaggio di quelli scritti in Italia)?

- Avete mai letto “Le notti di Salem” di Stephen King? Che posizione occupa, questo romanzo di King, nella storia della “letteratura vampirica”?

- A cosa è dovuto il successo planetario della saga Twilight della Meyer?

- Rispetto all’età dei lettori: il successo di Twilight è generalizzato o è più generazionale? Rispetto al sesso dei lettori: è un successo “di genere” o è indistinto? Che percezione avete, in proposito?

- In generale: l’horror può esercitare una funzione “esorcizzante” delle paure legate alla quotidianità e alla vita reale?

Altre domande potrebbero essere formulate nel corso della discussione che sarà più che mai improntata sullo scambio, sull’arricchimento reciproco e sulla interattività.

Massimo Maugeri

(continua…)

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domenica, 13 dicembre 2009

DIBATTITO SUL ROMANZO STORICO

dibattito-sul-romanzo-storicoImmagine 30 StoriaQuesto post, già avviato a partire dall’estate del 2009, si è progressivamente trasformato in un dibattito permanente sul romanzo storico.
Fino a questo momento hanno partecipato alla discussione i seguenti scrittori (li cito in ordine alfabetico): Andrea Ballarini, Rino Cammilleri, Giulio Castelli, Rita Charbonnier, Alfredo Colitto, Nicole Fabre, Andrea Frediani, Giulio Leoni, Giorgia Lepore, Simona Lo Iacono, Leda Melluso, Adriano Petta, Marco Salvador, Cinzia Tani, Jasmina Tešanović, Filippo Tuena.
Altri autori di romanzi storici, nel tempo, saranno invitati a partecipare.
Le domande poste per favorire la discussione sono le seguenti…

1. Quali caratteristiche dovrebbe necessariamente possedere il romanzo storico?

2. Quale dovrebbe essere la sua funzione?

3. Che cosa – viceversa – dovrebbe evitare?

4. Qual è, a vostro giudizio, lo stato di salute del romanzo storico, oggi, in Italia?

5. E nel resto del mondo?

6. Domanda-sondaggio: qual è il più grande romanzo storico di tutti tempi (quello che potrebbe essere eletto come “rappresentativo” del genere)?

La seconda parte del dibattito sul romanzo storico si è svolta in questo post.

Massimo Maugeri
(continua…)

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Letteratitudine: da oltre 15 anni al servizio dei Libri e della Lettura

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OMAGGIO A ZYGMUNT BAUMAN

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OMAGGIO A TULLIO DE MAURO

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RATPUS va in scena ratpus

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Ricordiamo VIRNA LISI con un video che è uno "spot" per la lettura

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"TRINACRIA PARK" a Fahrenheit ...

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